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28 aprile 2021

TERZIARIO FRANCESCANO

SAN CORRADO CONFALONIERI
Pillole storiche 
 
 
La figura storica di questo Santo piacentino passa attraverso la contestualizzazione con il territorio, non ultima quella che oggi è la Via Francigena.  Difatti il nostro Santo Eremita inizia la sua avventura spirituale da quel piccolo borgo che è Calendasco: il castello e l’hospitio-romitorio. 

Ai nostri giorni abbiamo proprio qui sul Po, il passo francigeno detto “di Sigerico”. Il romitorio già verso il 1280 era retto da frà Aristide, maestro spirituale di s. Corrado e superiore del piccolo ospedale, proprio frà Aristide nel 1290 andò a Montefalco per presiedere alla costruzione del convento di s. Chiara e poi tornò a reggere la sua Comunità piacentina di fraticelli della penitenza o del terz’ordine francescano. 

Nel 1315 circa vi è l’incendio devastante causato dal Confalonieri durante la caccia, e se fino a qualche anno fa la storiografia lo indicava essere nei pressi di Celleri, basandosi solo su una tradizione, ora abbiamo il sostegno di una pergamena che ribalta e corrobora la storia. L’abbiamo rintracciata in Archivio di Stato a Parma nel fondo del monastero di Quartazzola, è una pergamena in scrittura corsiva latina datata 11 gennaio 1589. Questa investitura di un fondo terriero di 200 pertiche piacentine (circa 45 campi da calcio) ci dice che le terre in direzione di S. Nicolò a Trebbia e che coinvolgono anche il territorio di Calendasco sono chiamate “alla Brugiata”. Questo grande spazio rurale fatto di campi coltivabili, boschi  e viti con ragione possiamo intenderlo come la prova che lì un tempo vi fu un grande incendio, indicato appunto dalla toponomastica che chiama tutto quell’appezzamento “Bruciata” nonostante fosse stato terreno fertile e coltivo. 

 D’altra parte anche le “case bruciate” di Celleri sono una indicazione toponomastica così come il “molino bruciato” di Calendasco. Gli Statuti piacentini più antichi, quelli del feroce Galeazzo Visconti (1322 – 1336) prevedevano per l’incendio doloso varie pene a seconda della gravità ed entità dello stesso, ma il reo poteva pagare il danno al Comune con una grande somma pari a 200 lire oppure era libero – tra virgolette - di fare una volontaria cessione di tutti i beni. Senza addentrarci nella questione, possiamo credere fosse appunto questa la pena dovuta per l’incendio del nostro santo come già la storia secolare tramanda e ancor più quella del XV e XVI secolo scritta nella lontana Noto.

 Lo sviluppo del culto al Santo Penitente ha una svolta in Piacenza nel 1611, quando giunge la lettera del 1610 scritta dai Giurati da Noto, bellissima città sicula nella quale da ormai sette secoli si conserva con somma venerazione il corpo del Confalonieri. Nella lettera si chiede di far ricerche negli archivi piacentini per scoprire quello che il santo frate “habbia molto più occultato per humiltà di quello che s’é investigato”.

 La risposta è in parte nella lettera spedita da Piacenza nel 1611 che vede gli Anziani e Priori comunicare quanto avevan potuto sapere. Allegano alla missiva una “Informatione circa l’Illustre Famiglia Confaloniera” dalla quale leggiamo testualmente che nel Monastero francescano di S. Chiara, ancor oggi visibile sullo Stradone Farnese, tra le tante cose avevan “trovato notitia di una suor Gioannina Confalloniera che specialmente viveva  nel 1340 et anco nel 1356” e che poteva essere la moglie del Santo Corrado al tempo della sua vita piacentina. Come detto, in questi primi decenni del 1600 assistiamo a Piacenza un rincorrersi di espressione di devozione e di propaganda del culto molto significativa a s. Corrado Confalonieri. 

parte di testo estratto da un articolo pubblicato sul quotidiano di Piacenza Libertà nel 2013 da Umberto Battini

26 aprile 2021

PELLEGRIN CHE VAI A ROMA

IL COVID FERMA IL PELLEGRINAGGIO
ANCHE IN QUESTO 2021
Forse l'estate ridarà piede al percorso francigeno
 
Estata calda e bella portaci la libertà di movimento, con ogni precauzione ma lascia che il pellegrin che va a Roma possa indossare i suoi scarponi da viaggio e camminar felice e pellegrino.
Ogni anno i viandanti della Via Francigena o Strada Romea, passano lenti e rilassati sulle strade di Calendasco dopo aver fatto il Guado di Sigerico che si collega da Corte Sant'Andrea in terra lombarda.
Passano più o meno fitti, a seconda delle stagioni ma il covid li ha bloccati.
Camminano questi francigeni, se ne vanno pellegrinando per le strade che una volta eran state dell'Impero Romano.
Va il pellegrino lento e a passi più o meno lunghi, un tempo si andava per penitenza (pochi, ma molto pochi anzi forse nessuno oggi!), e un tempo si cercava sicurezza viaggiando in gruppo, mentre negli ospizi c'era sostentamento. Infatti i pietosi hospitales che eran gestiti da religiosi o laici volenterosi, si ritrovavan su tutte le strade che portavano a Roma, in rapporto alle tappe giornaliere dei romei.
Chissà se con la prossima bella stagione i moderni pellegrini avran il fiato e la forza di ricominciare a camminare sulla Francigena, dopo questo stop forzato che la pandemia ha causato, e sempre che il giallo lo permetta e non solo il giallo dei campi di girasole o di frumento maturo.
Aspettiamo fiduciosi di veder transitare ancora sulle strade di Calendasco questi uomini e donne inzainati e volenterosamente decisi a peregrinar.

 

23 aprile 2021

SABBIE DI PO

CON LA SECCA
IL PO MOSTRA I SUOI SABBIONI
Le spiagge locali di un tempo 
 
di Umberto Battini 
 
il porticciolo del Masero a Calendasco


Sono sempre belli e fascinosi i grandi sabbioni che stanno emergendo dal Po. Quando arriva la secca, solitamente in estate, il Po mostra le sue bellezze nascoste: spiagge enormi di sabbia bianca.
Un tempo, mica tanto tempo fa, erano le spiagge locali, per chi non andava in villeggiatura: c'è chi andava al Trebbia e chi al Po, era normale e usuale.
Andrebbe riproposto. Un cambiamento c'è e forte: a quei tempi (anche i miei) si faceva il bagno nel Po, adesso andarsi a "pucciare" in quell'acqua non è molto sano, per il dato dell'inquinamento abbondante e per il fatto che ora, quando il Nostro Po va in magra, diventa di un colore mai visto, scuro e indecente.
Addirittura i "vecchi" ricordano quando - negli anni '30 o '40 - l'acqua del Pado si beveva! Non certamente in modo continuato, ma solo quando si era assetati là, in quella campagna lungo le assolate rive, ma si poteva fidarsi a berne qualche sorsata.
Adesso ci si accontenterebbe di "prendere il sole" sugli spiaggioni, molti vanno al Trebbia, pochissimi invece alle bianche sabbie del Po.
Chissà forse, causa covid, riprenderemo possesso degli spiaggioni per prendere tanto sole lungo quelle rive amiche e silenziosamente belle e immerse nell'orizzonte. 
 
 
Lo spiaggione a Soprarivo di Calendasco, al quale si accede a piedi

 

22 aprile 2021

COLONNE DEL PO

AL GUADO DI SIGERICO
SPONDA EMILIANA E LOMBARDA
Sulla Via Francigena

Sono visibili presso il fiume PO al guado della Via Francigena ufficiale e sono ovviamente una sulla riva dell'Emilia, presso la località Soprarivo in comune di Calendasco ed una in riva lombarda, presso Corte Sant'Andrea in comune di Senna Lodigiana.
 

Ideate dalla Associazione culturale "Compagnia di Sigerico" e "Compagnia di Sigerico Laudense". La colonna di Soprarivo di Calendasco è stata finanziata e progettata appunto dalla Compagnia di Sigerico che da qualche anno ha sede presso il convento-ospitale francigeno medievale di Calendasco, luogo anche del ritiro di San Corrado Confalonieri.
 
La colonna di Calendasco è stata inaugurata ufficialmente domenica 6 aprile del 1997 con una santa messa all'aperto, lì accanto al Fiume Po ed una festicciola locale.
I Soci Fondatori della associazione Compagnia di Sigerico di Calendasco hanno lavorato a questo progetto del Guado di Sigerico e della colonna segno distintivo, che ormai da tanti anni è avviato e se ne occupa nel portarlo avanti il Comune di Calendasco che è membro e socio Ufficiale della Associazione Europea della Via Francigena.
 

15 aprile 2021

UN ARTICOLO DEL 2019

PER IL PREMIO PROSERPINA
ME LO DEDICO' CARMELO SCIASCIA
Un articolo dello scrittore siciliano
 
Quel 2019 è stato generoso con me: non ostante un cancro da iniziare a curare col Premio Proserpina ho ricevuto affetto da tanti cari Amici!
E anche Carmelo Sciascia, scrittore siciliano, che fortunatamente vanto tra i mie più cari Amici (maiuscolo!) mi ha dedicato un bell'articolo che apparve su ILPIACENZA il 17 aprile del 2019.
Ve lo ripropongo qui al link che vedete segnalato sotto
 

 

ERA IL 2019

RICONOSCIMENTO
UN PREMIO ACCETTATO COL CUORE
IL PROSERPINA 
 
Nell'aprile del 2019 nella Città di Caravaggio venni onorato con il Premio Proserpina.
Lo ho accettato con il cuore: mi veniva consegnato da "I Siciliani nel Mondo" per il mio lavoro di ricerca, studio e amore per la Terra di Sicilia e soprattutto di San Corrado Confalonieri che in quella terra benedetta visse amatissimo in quella grotta tra i monti dei Tre Pizzoni a Noto.
 
 
Da poco tempo avevo iniziato certi e particolari esami clinici: un cancro era colui col quale avrei ingaggiato la mia lotta, e questo Premio arrivava inaspettato come però un dolce presagio del Cielo perchè alla fin dei conti questo era un premio legato per me, in primis, a San Corrado e al fatto di maggiormente far parlare di Lui e farlo conoscere ancora una volta!
E lo conservo tra le mie cose più care con doppio affetto proprio perchè arrivato in un momento molto ma molto particolare della mia vita.

 
 
 
 
 


 
 

13 aprile 2021

CENTENARI SACRI

RICORRONO NEL 2022
CATTEDRALE E BASILICA S. MARIA DI CAMPAGNA
Piacenza si prepara ai due eventi 
 
Abbiamo appreso che si terranno nel 2022 i festeggiamenti sacri e culturali circa la fondazione di due monumenti piacentini.
Ricorreranno infatti i 900 anni della prima pietra della Cattedrale ed i 500 anni della prima pietra della Basilica Santuario di S. Maria di Campagna a Piacenza.
Sicuramente vivremo alcuni momenti importanti sia dal punto di vista religioso che da quello celebrativo culturale e sarà un buon anno per Piacenza, almeno da questo punto di vista.
 
 
 
 
 
 
 
 immagini dal web dal sito della Cattedrale di Piacenza e da quello della Basilica di Santa Maria di Campagna
 
Notizie storiche ed altro sono ricavabili da www.santamariadicampagna.com e da www.cattedralepiacenza.it
 
 

12 aprile 2021

RESTAURO OTTIMO

C A L E N D A S C O
IL CASTELLO IN RESTAURO
Un articolo su ILPIACENZA spiega l'avvio dei lavori



 
LEGGETE UN BELL'ARTICOLO DA ILPIACENZA
CIRCA IL RESTAURO 
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il commento di umbe
Iniziati circa un mese fa i lavori per il restauro architettonico del castello di San Corrado.
E' una soddisfazione: per me grandissima, perchè ho il bel regalo d'aver trovato e pubblicato i documenti d'archivio di Stato di Piacenza circa il castello e le sue due "caminate magne", quella "superiore e quella inferiore" e che torneranno a splendere. Le "caminate" sono i grandi saloni con grande camino dei castelli o delle grandi dimore medievali soprattutto fortificate.
I documenti medievali che ho ritrovati eran inediti e sconosciuti e han dato forza a quello che già vediamo: un poderoso castello affiancato da un recetto che però, ed anche questo è mio merito, veniva anche in ottimi libri, confuso col castello ma le carte - tante! - che ho portato in luce mostrano appunto l'esistenza del recetto e del castello! Recetto del XI sec. e castello che sorge tra XII e XIII sec. UB
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11 aprile 2021

ESTRATTI DEL 1547

IOHANNE ALOYSI CONFALONIERO
Il congiurato piacentino del PLAC
 
di Umberto Battini
 
Il 10 settembre 1547 il figlio del papa Paolo III cioè Pier Luigi Farnese duca di Parma e Piacenza è ucciso in una congiura nobiliare. Accade a Piacenza nel palazzo della cittadella (quello antico che ancora ne resta una parte perchè Palazzo Farnese non era ancora stato costruito come lo vedete oggi).
Congiurano i nobili piacentini Pallavicino, Landi, Anguissola e Confalonieri: PLAC così viene ricordato dagli storici già a quel tempo dalle iniziali dei loro cognomi ed il fattaccio avviene a tarda mattina.
Ovviamente era un fatto anche politico: i congiurati eran in accordo col Ferrante Gonzaga di Mantova e tramavano pro Carlo V (l'Imperatore dei Due Mondi).
Il ducato era quindi fino a quel momento Stato Pontificio e creato ad hoc dal papa Paolo III Farnese per il proprio figlio, insomma proprio una cosina da niente!
Buone notizie ricaviamo dal libro edito dalla Banca di Piacenza nel 2007 " Gli Atti del procedimento in morte di Pier luigi Farnese - Un'istruttoria non chiusa" a cura di Aldo G. Ricci.
Dagli originali preziosamente dati alle stampe in questo ottimo libro leggiamo alcuni stralci degli interrogatori dell'inchiesta pontificia che riguardano quindi anche il nostro Confalonieri che era feudatario abitante in Calendasco.
Testimonianza del 7 luglio 1549 rilasciata a Roma da due testimoni diretti:
"...et intrai in camera dove il duca fu morto et lì trovai il Zopo di Scipione e Loisi Confalonier, li quali facevano rompere li forzieri del duca cum una zappa che ei portava quando il duca andava a casa per spianar li fossi..." [libro citato pag. 111].
Testimonianza fatta a Roma il 20 maggio 1548:
"...quelli che l'avevano amazato e assasinato, tradito et robato erano stati ditto conte Agostino Lando et il conte Giovanni Anguisola et li signori Alexandro da Scipione et li fratelli et Alvise Confalonero, tutti cittadini piacentini e feudatari de la Chiesa e famigliari et stipendiari de sua eccellentia..." [libro citato pag. 98].
Nonostante il papa volesse i congiurati morti (lo disse chiaramente) si prese anche la briga di far da Papa (usando del suo potere)  un "breve" datato 20 maggio 1549 per punire gli assassini che però non ebbe mai nessun effetto, basti pensare alla trafila durata quasi 40 anni per fare il sequestro dei beni dei congiurati che poi confisca non fu anche se porta nel nome degli originali tal verbo: infatti i Farnese ad esempio pagarono fior di moneta per aver quei beni del Confalonieri di Calendasco che poi prese il Landi e quel gruzzolo andò al Confalonieri andatosi a stabilire felicemente a Milano.

10 aprile 2021

BURGI CALENDASCHI

MEDIOEVO
ESSERE UN BORGO
Un fatto acclarato per Calendasco
 
di Umberto Battini
    studioso di storia locale 

Veduta del borgo di Calendasco lato nord
Nell'area padana tra XII e XIII sec.   iniziano a crescere in modo forte i "borghi"; in Emilia vengono ad essere degni del nome di borgo alcuni di essi posti sulla Via Francigena, è un dato certo che viene spesso citato dagli studiosi e questo accade perchè ci sono fior fiore di documenti medievali a dirlo.
Tra i più importanti preesistenti borghi raggiungono dignità di borgo Fontanafredda e Borgo S. Donnino (Fidenza) con Fiorenzuola d'Arda e Calendasco ad ovest di Piacenza.
Infatti Calendasco è sulla "strata romea" come ben ho messo in luce in un libro dopo che avevo rintracciato proprio la pergamena notarile del 1140 che attesta la strada romea passare proprio accanto al borgo.
I borghi crescono e si sviluppano lungo le strade principali e attorno a castelli: difatti Calendasco ha tutte e due queste caratteristiche oltre al fatto della possibilità di avere tante terre coltivabili che è un altro dato da prendere in considerazione.
Col fatto della strada romea e del grande movimento umano che transita ecco che il luogo di Calendasco si ingrandisce non poco, proprio nel medioevo che è anche quel tempo di San Corrado e dell'ospitale che lo accoglie in piena attività.
Purtroppo col sopravvenire della fine del 1300 la strada più usata diviene quella in direzione di Castel San Giovanni dove anche lì era ovviamente un transito sul fiume Po e Calendasco pur mantenendo il grado di borgo, come ho comprovato dai documenti del 1500 ed oltre che ho dato alle stampe e che ho ritrovato in Archivio di Stato a Piacenza, si ritrova su una arteria per certi versi non più in primo piano pur mantenendo il passaggio del Po con ancora alcuni porti quali Soprarivo, il Bosco eil Mezzano oltre che alla Raganella ed a Cotrebbia (vecchia).


9 aprile 2021

PO E NATURA

SPECIE ANIMALI
UN ELENCO DELLE SPECIE
Tratte dalla relazione AIPO ufficiale
 
Leggendo le varie relazioni pubbliche circa l'innalzamento dell'argine maestro da Boscone Cusani alla chiavica Casati (circa 600 metri prima del Masero per intenderci) si ritrovano delle belle notizie di carattere vario per inquadrare l'ambiente nel quale si andrà ad operare.
Ripropongo qui in forma breve la parte della fauna che gravita in zona Po.
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Numerosissima l'avifauna, acquatica e non, di interesse comunitario. Tra i nidificanti sono presenti: Airone rosso, Garzetta, Tarabusino, Nitticora, Occhione, Falco di palude, Voltolino, Fraticello, Sterna comune, Succiacapre, Martin pescatore, Calandro, Calandrella, Ortolano, Averla piccola.

Durante le migrazioni, il periodo post-riproduttivo o di svernamento sono regolarmente presenti Ciconiformi (Airone bianco maggiore, Sgarza ciuffetto, Tarabuso, Cicogna bianca, Mignattaio), Accipitriformi (Falco pecchiaiolo, Falco pescatore, Pellegrino, Albanella reale, Albanella minore), Caradriformi (Avocetta, Cavaliere d'Italia, Piro piro boschereccio, Combattente, Piviere dorato, Pernice di mare) e Gaviformi (Strolaga mezzana, Strolaga minore).

Gli ambienti sono ancora adatti alla frequentazione da parte di Moretta tabaccata, Gufo di palude, Forapaglie castagnolo, Ghiandaia marina.

L'elevata eterogeneità ambientale favorisce la presenza di una ricca avifauna migratoria, in maggioranza nidificante entro il sito (Acrocefalini di canneto, Silvidi e Turdidi degli ambienti di macchia e siepe, Torcicollo, Tortora, Upupa) o nell'immediato intorno (varie specie antropofile come ad esempio Rondine, Balestruccio e Rondone che si alimentano nei pressi del fiume). 

La presenza di ambienti umidi fa del sito una delle aree più importanti per anfibi e rettili in regione. Come già ricordato si tratta di uno dei tre siti conosciuti in Emilia Romagna per la riproduzione di Rana di Lataste (Rana latastei); inoltre si trovano consistenti popolazioni di Testuggine palustre (Emys orbiculatis) e Tritone crestato (Triturus camifex), infine è segnalata la Natrice viperina (Natrix maura), qui al margine del suo areale distributivo.

La popolazione di pesci annovera numerose specie di interesse comunitario: Storione del Naccari (Acipenser naccarh) e Storione comune (Acipenser sturio), prioritari, specie oggi interessate dal progetto di dispositivo di risalita, previsto come compensazione alla realizzazione della nuova conca di Isola Serafini; poi Cheppia (Alosa fallax), Barbo (Barbus plebejus), Lasca (Chondrostoma genet), Savetta (Chondrostoma soetta), Cobite comune (Cobitis taenia), Pigo (Rutilus pigus), Cobite mascherato (Sabanejewia tentata).

La ricca fauna ittica comprende altre specie di interesse conservazionistico, quali: Luccio (Esox lucius) scomparso da interi bacini idrografici e indicatore di buone condizioi ecologiche; Gobione (Gobio gobio) specie fortemente rarefatta negli ultimi decenni in Italia e Tinca (T. tinca), specie anch'essa in declino.

 

7 aprile 2021

MEDIOEVO LE PAROLE

SIGNIFICATI
Le parole antiche
 
In quali particolari parole ci imbattiamo leggendo le carte antiche? E' curioso e interessante scoprirlo.
Parliamo di termini "latini" che si trascinano da secoli e che anche nei documenti notarili di epoca longobarda si possono leggere.
Il puteo = il pozzo _ la curtis = la corte prettamente grande ed agricola _ il sedimen = lo spazio abitativo a disposizione degli uomini _ le scandolae = scandole cioè le tavole di legno per il tetto _ domus, mansio, sala = le case e solitamente a due piani _ la silva = selva, bosco _ buscalia = la boscaglia che viene riferita a bosco di sponda lungo i fiumi _ villa = villaggio.
 

6 aprile 2021

PILLOLE TEMPLARI

I TEMPLARI
Curiosità piacentine

   Una pergamena del 5 luglio 1311 scritta in Placentie in palatio domini episcopi riguarda esami e giustificazioni dei templari piacentini processati a Ravenna tempo prima e i frati templari Giacomo e Raimondo Fontana ed anche Mauro da Pigazzano si dicono ancora assolutamente senza alcuna colpa  dalle infamie cui erano accusati i Templari e sono suffragati da autorevolissimi testimoni sia nobili che chierici e religiosi.
 
   Circa l'ospedale di Sant'Egidio della Misericordia (oggi rimane la chiesa che è quella di S. Giuseppe all'ospedale in via Campagna) iniziano a gestirlo i frati templari intorno all'anno 1280.
 
   Nel 1304 il piacentino Giacomo Fontana che era maestro templare di Lombardia, portava a termine la cessione del complesso di S. Maria del Tempio ai Domenicani e senza richieder nulla in cambio. Lasciano i beni alla limitrofa chiesa di S. Giovanni in Canale e cedono oltre alla chiesa di S. Maria con le sue funzioni parrocchiali, il chiostro, alcune case ed il mulino con diritti d’acqua sul vicino rivo. Comunque mantengono i Templari solo i loro diritti su alcuni beni sempre posti lì vicino. La chiesa del frati domenicani è quella di San Giovanni in Canale oggi in via Beverora e della chiesa templare di Santa Maria rimane ormai solo una colonna esterna e parte minima del chiostro.
 
   Il 24 agosto del 1308 dopo le bolle inquisitorie di papa Clemente V del 12 agosto 1308 l'inquisitore fra Guglielmo Cigala da Genova arriva a Piacenza (solo 12 giorni dopo l'atto papale!) e inizia a censire i beni dei templari e va quindi oltre Trebbia: il notaio che era con lui fece nota delle cose che a Cotrebbia eran nella casa templare e l'inquisitore prese anche possesso delle terre che eran davvero tante e di ben dodici mansi, cioè fattorie quale appunto anche quella in località Il Tempio nel territorio di Calendasco.
 

2 aprile 2021

ARGINE MAESTRO DEL PO

INNALZAMENTO ARGINE
UN'OPERA IMPORTANTE E UTILE
Grandi opere lungo l'asta di Po a Calendasco 
 
di Umberto Battini 
 
Solamente una trentina di anni fa il via-via lavorativo di grandi camion e mezzi avrebbe attirato l'attenzione ed il commento degli abitanti del borgo di Calendasco: infatti sono in atto i lavori di rifacimento della chiavica nella frazione di Soprarivo e l'inizio dei lavori di alzamento dell'argine maestro di Po.
I lavori sono ben segnalati lungo il Grande Fiume e dalle tabelle si apprende che il lavoro di alzamento è stato assegnato alla Impresa Cogni S.p.A. di Piacenza, eccellentissima in grandi opere; i lavori erano stati assegnati il 22 giugno 2020 con termine il 27 gennaio 2021 ma causa la pandemia covid tutto è stato posticipato, i giorni di consegna dell'opera sono 220.
Un grande movimento di grandissimi camion è iniziato da qualche giorno che passano sull'argine carichi di buona quantità di terreno prelevato dalla zona prescelta, cioè lungo l'alveo del Po tra la località Cà della Volpe e Raganella.
Certamente questa opera voluta da AIPO cioè Agenzia Interregionale per il fiume Po è davvero importante per la salvaguardia di questo territorio in caso di piena come appunto fu quella dell'anno 2000 che portò il Grande Fiume a toccare gli argini maestro qui a Calendasco con quasi un'altezza delle acque vicina agli 11 metri!