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25 settembre 2022

FOSSILE DI MEGACERO

RITROVATO NEL PO
HA OLTRE 100MILA ANNI
UN FOSSILE DEL QUATERNARIO
 
La Grande Secca del Po dell'estate dell'anno 2022 ha regalato un ritrovamento da Museo Geologico: una mandibola di Cervo Gigante ovvero un Megacero.
Ora il fossile è nel Museo Geologico di Castell'Arquato in provincia di Piacenza esposto in bella vista ai visitatori tra altre centinaia di reperti.
Ritrovato da Umberto Battini e da Carlo Alberto Buttò su di un tratto di alveo del Po riemerso con la magra d'acque, nella zona di Calendasco.
Il prezioso reperto ha oltre 100mila anni ed è dell'epoca del quaternario!
Qui sotto le immagini del fossile che è nel Museo Geologico di Castell'Arquato.
Potete anche leggere l'articolo del giornale ILPIACENZA cliccando QUI
le foto qui sono di Umberto Battini

24 settembre 2022

18 settembre 2022

MEDIOEVO PIACENTINO 1326

STORIA DI UN ORRIBILE SUPPLIZIO
NELLA PIACENZA MEDIEVALE

di Umberto Battini
 
E' interessante andare a rileggere episodi di storia locale, che ci mostrano come l’uomo in particolari momenti delle sue vicende, possa diventare vendicativo e violento. Ed un efferato fatto è legato alla Rocca d’Olgisio di Pianello, accaduto in pieno medioevo nell’anno 1326.
La cronaca succinta ma scrupolosa viene da due importanti antichi storici il Ripalta ed il Musso che riportano l’accaduto e che abbiamo riletto nella “Storia di Piacenza” di Francesco Giarelli del 1889.

Piacenza era da pochissimo ritornata di parte guelfa, sotto il dominio della Chiesa, e Galeazzo Visconti aveva nel territorio il figlio Azzo con un notevole numero di uomini. D’accordo con i “fuorusciti piacentini” cioè i ghibellini cacciati, posero danno al territorio e decisero di attaccare il castello d’Olgisio tenuto dai fratelli Paolo e Dazio Dalla Rocca avamposto della Chiesa. 
 
Due soldati delle truppe papali fecero nascostamente patti con gli attaccanti ghibellini dietro la promessa di aver salva la vita e ovviamente una ricompensa: avrebbero patteggiato la resa senza colpo ferire, un tradimento vero e proprio.

Fatto sta che la storia racconta che gli ufficiali papali a Piacenza furono per vie traverse informati dell’imminente attacco e tradimento. Inviarono a difesa della Rocca d’Olgisio ben “settecento uomini d’arme ed altre soldatesche della città e del contado”. E con grande battaglia “non longe a dicto castro” fermarono gli attaccanti con “grande strage” e obbligandoli alla fuga, al chè il racconto assume quasi un quadro da cinematografo, sembra di rivedere scene del grande cinema d’armi ma invece è il fedele racconto d’un fatto storico.

I guelfi fan ben trecento prigionieri dei fuorusciti avversi e tra questi i due soldati traditori della Chiesa: per loro non ci sarà nessuna pietà, la condanna fu grave e piena di tormenti e la cronaca del tempo ci lascia i loro nomi, Carcagno e Rodolfo.
E qui il racconto si fa più crudo, preciso e cruento: a Piacenza i due traditori sono prima di tutto dati in mano al boia per esser torturati con il supplizio della tenaglia “tenaliati fuerunt”. Stiamo parlando di forme di tortura in uso in quei tempi medievali, diffuse e terribili, che anche dalle nostre parti erano messe in pratica senza scampo. 

I “tenagliati” si vedevano staccare brandelli di carne per mezzo di una grande tenaglia arroventata sul fuoco, i due malcapitati erano accusati di tradimento e per giunta l’aver tentato di cedere al nemico una fortezza possente e importante per tutta quella vallata.

Ma il bello doveva ancora venire: “deinde adhuc viventes plantati fuerunt cum capitibus in quatuor profundis foveis” (e quindi ancora viventi, furono piantati a testa in giù in quattro profonde fosse”. Un tipo di supplizio anche questo in auge, tanto che anche Dante Alighieri nell’Inferno incontra i simoniaci “piantati a gambe all’aria”. 

Del malcapitato si lasciavano fuori solo le gambe e la fossa che conteneva il busto si poteva anche riempirla con sterco, la morte era ad ogni modo per soffocamento.

Il fatto della “propagginazione” (così si chiama questo tipo di pena medievale) venne fatto ai malcapitati, ai margini della città “in campo Feriae” (al campo della Fiera) che in quel tempo era grosso modo presso la zona del monastero di S. Sisto.

Un episodio di storia piacentina, letto nel dettaglio, che ci testimonia come le vicende umane e storiche siano anche cariche di episodi aspri e cruenti, trasmessi con precisione e fredda lucidità ai futuri lettori dei nostri tempi.

Umberto Battini


4 settembre 2022

OTTAVA DI NOTO 2022

OTTAVA DI SAN CORRADO 2022
NOTO
Domenica 4 settembre Ottava di San Corrado Confalonieri.
Nella mattinata al Santuario processione, Omaggio floreale e santa messa solenne in Santuario.
Al pomeriggio processione a Noto per chiudere la Festa al Patrono estiva !