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28 giugno 2022

REPORTAGE SULLA SECCA DEL PO

Per chi è avvezzo a frequentare le sponde del Grande Fiume riconoscere un fattore di seria criticità non è difficile: le spiagge mai viste prima parlano da sole. Gli appelli ad un consumo equilibrato e cosciente dell’acqua per uso civile e le ordinanze comunali per regolamentarne il suo uso sembrano più che mai un’ottima decisione presa per tempo.

Parlano chiaro gli “spiaggioni” enormi, desolati e inusitati che emergono dalla grande secca e ancora deve iniziare il mese di luglio. Sia la sponda emiliana piacentina che quella lombarda sono oramai appena accarezzate dal lentissimo scorrere del Po. Dove il letto del fiume sembra avere una consistente larghezza è solo un fuoco di paglia: lì c’è forse ed appena un metro o facilmente anche meno d’acque. 
 
Solo il letto principale, profondo più di qualche metro, tiene alla vista. Rimane comunque sconsigliato tentare un attraversamento “a piedi” del fiume: infatti proprio perchè rimane il profondo canale principale ben colmo e superabile solo a nuoto non va tentata questa pericolosa impresa.

Se quindi a monte di Piacenza le due anse di Po nel comune di Calendasco si mostrano nella loro schietta e inaspettata spropositata grandezza, ancora di più colpisce la ridotta dimensione del fiume. La piarda del Mezzano davanti a Somaglia è un deserto di fine sabbia bianca che lascia il letto principale del fiume scorrere contro la sponda lombarda recentemente “gigata” con macigni. Sulla spiaggia emergono solo tante e profonde impronte di animali selvatici che vanno ad abbeverarsi nel fiume ridotto di larghezza come non lo si era mai visto nelle estati precedenti.

La drammaticità della secca la si evince anche sulla piarda del Boscone Cusani, davanti a Corte Sant’Andrea il cui approdo è stato letteralmente chiuso all’uso civico dei battelli, resta attivo poco a monte il porticciolo delle Gabbiane. Il corso del fiume tra Corte Sant’Andrea e Calendasco, in sponda lombarda, mostra una piarda immensa: il letto del Po ritirato di almeno un centinaio di metri, il letto del fiume ad un terzo della sua dimensione, circa due chilometri di secca inaspettata calpestabile, inimmaginabile.

Qui di fronte al Boscone c’è la foce del fiume Lambro, anch’esso ridotto ad un misero torrente che mostra inconsuete spiaggie nel suo letto. Il fiume Po “batte” sulla sponda lombarda, ma si è ridotto ormai ad una larghezza di poco più di 50 metri, uno spettacolo desolante se si pensa che stiamo parlando del fiume più grande d’Italia. 

Il Po sulla sponda emiliana del Boscone ha ridotto l’alveo di circa 150 metri anche se il livello delle acque che ricoprirebbero le sabbie sarebbe stato in questi tempi di circa 70 centimetri. Una portata però importante di acqua se la si “spalma” sull’intero suo corso e non per niente stiamo parlando di una secca storica “triplice”, e solo per ora, confrontata con quella del ’62 e che ancora sicuramente non ha mostrato il suo picco.
Camminare per decine di metri dove dovrebbe esserci “una gamba” d’acqua è veramente incredibile, qui davanti a foce Lambro in comune di Calendasco. 

Arrivare al fianco delle acque e constatare di quante decine di metri il letto del fiume si è ritirato  mette sconcerto, il Po è ora ridotto ad una “canalone” largo poche decine di metri che scorre lentissimo, sembra fermo, liscio come una lastra di vetro.

Nessuna battellina di pescatori è ferma sulle rive ne si osa tentare di solcare l’acqua perchè “navigare a vista” diventa molto insidioso per il fatto del fondale ridotto ai minimi termini anche dove il fiume sembra farsi largo. Risalendo compare alla vista un “ramo secco e ormai morto” di Po verso il Veratto di Santimento, impressionante. Nel mezzo, tra il Po vivo e quello ormai desolato, c’è un ballottino boscoso lungo quasi un chilometro, che normalmente è circondato dal fiume su ambo i lati e questo la dice tutta, mentre sabbioni spuntano da ogni dove si metta lo sguardo.

Le spiagge gigantesche parlano da sole: qui nel tratto di fiume piacentino così come a monte in direzione Pavia o scendendo verso il cremonese e la bassa parmigiana di Giovannino Guareschi, appaiono spiagge che l’ultimo secolo mai aveva mostrato, che sorprendono anche “i vecchi” del fiume, che fan intavolare discussioni nelle piccole osterie.

La drammatica “sete” del Po è sotto agli occhi di tutti anche qui nel piacentino e se per ora il problema è circoscritto alle coltivazioni agricole bisognose di acque ad uso irrigatorio, questa estate di certo ci insegnerà un uso e un rispetto maggiore delle falde acquifere e dei corsi d’acqua e questo è il minimo che possiamo fare. 
E intanto l’idrometro al Masero di Calendasco tocca ormai i 2 metri sotto allo zero idrometrico, una follia ipotizzarlo solamente qualche anno fa.

Umberto Battini
 
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25 giugno 2022

ORDINANZA ACQUA 2022

ORDINANZA DEL 24 GIUGNO 2022
CAUSA LA SICCITA' DEL PO



















24 giugno 2022

NEL CALDO TORRIDO

GIORNI DI AFA
Calendasco sotto alla cappa estiva
 
Estate, giugno 2022, il caldo e l'afa sono nella norma più o meno!
Invece non è normale, a dirla così, la grande magra del Po per questo giugno, dove al Masero siamo ormai sotto allo zero idrometrico di almeno 2 metri e ancora deve arrivare luglio con al seguito agosto.
Mesi di precipitazioni solo temporalesche, se va bene.
Vedremo come si evolve giorno dopo giorno.
Intanto il cielo ha preso quel "classico" colore che è segno di umidità alle stelle; il cielo terso, limpido e azzurro e blu, non si riesce a vederlo dalla enorme cappa padana afosa.
 





22 giugno 2022

LA SECCA DEL 1962

PO A PIACENZA
La secca storica dell'anno 1962
scorri la pagina e leggi oppure clicca QUI e leggi da ILPIACENZA.it
 

La “grande secca” del Po del ’62 era poca roba rispetto a quella attuale

Sessant’anni fa i piacentini si allarmarono per una “storica secca”. Oggi si farebbero carte false per mantenerla su quei livelli



Sembrano passati anni luce, quando i quotidiani in quel fine luglio del 1962 titolavano circa “la grande secca storica del Po” e così era l’allerta anche a Piacenza e nella vicina Cremona. Gli agricoltori in allarme per quell’idrometro (anche detto padimetro) posto sulla riva del fiume tra i due ponti davanti alla città: la secca storica segnava 0,35 e pochi giorni dopo uno 0,23 al disotto lo zero idrometrico. 


Si tenevano monitorati, per mezzo della Prefettura, i ponti mobili di barche posti lungo l’alveo, perchè calando le acque si sarebbero potuti adagiare sul fondale sabbioso in modo inclinato e quindi assai pericoloso per il transito dei veicoli. 
 
Anche le magane da carico e le battelline dei pescatori poste nel Po vennero momentaneamente fermate per evitare spiacevoli insabbiamenti: addirittura si segnalava questa secca storica come superiore a quelle piacentine degli anni 1938 e 1949.

Ma un decennio dopo questa micidiale secca d’acque, verso fine luglio del 1973 si titolava circa una insolita piena del Po fuoristagione. A causa di temporali estivi nel Piemonte e in Lombardia, gli affluenti scaricarono nel Po torrenziali piene che portarono il livello qui a Piacenza a toccare i 4,40 metri. Al 20 di luglio questa fu la soglia massima raggiunta su di un limite che poneva ai 6 metri il livello d’allarme.
Nella sua storia recente, il Po qui a Piacenza ci lascia questi ricordi estivi anche così diversi, dove a luglio le acque in modo naturale andavano calando oppure a formare improvvise piene, che sono veramente episodi da segnare tra gli eventi più unici che rari.


Oggi il livello della secca, e siamo ancora in pieno giugno, ha raggiunto una soglia tre volte maggiore di quella del 1962, ed ancora restano da passare due mesi fatidici per scarsità di pioggie. Chissà che impressione farà, vedere il letto del Po ridotto a enormi deserti sabbiosi, su quei piacentini che solo sessant’anni fa si erano allarmati per una “storica secca” per la quale oggi si farebbero carte false per mantenerla su quei livelli.

Umberto Battini

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19 giugno 2022

ARTICOLI NEGLI ANNI

UNA BREVE RASSEGNA
ovviamente mancano i tantissimi in cartaceo che potete leggere ora sui siti dedicati a San Corrado o qui sul mio Blog 
i siti sono  www.araldosancorrado.org  ed anche  araldosancorrado.blogspot cerca su google
 


 

16 giugno 2022

I SANTI INVOCATI PER IL PO

LEGGI L'ARTICOLO APPARSO
SU ILPIACENZA.IT





I SANTI DEL PO

Un mio articolo sui santi invocati
contro le piene del fiume Po qui nel
territorio piacentino dal medioevo
l'articolo lo trovi anche sul quotidiano ILPIACENZA.IT

I SANTI DEL PO
PROTETTORI DALLE ALLUVIONI
MA NON DALLA SICCITA’
 
di Umberto Battini


 
Secoli di convivenza con il Grande Fiume, che decenni fa scorreva libero osteggiato appena appena da modeste arginature, han portato le popolazioni piacentine di città e rivierasche a cercare, richiedere e implorare protezione ai Santi Patroni.
E questo deve aver funzionato se effettivamente da sempre più o meno al ridosso del “serpentone” d’acque si sono sviluppati borghi ben abitati e mai scomparsi, che in certe circostanze di piena venivano circondati e bagnati dal dilagare del Po.

Convivere con il fiume è storicamente accertato, accettato e possibile: quelle piene, invasive ed a volte maledette, erano il prezzo da pagare per vivere in una terra florida, verde e “nostrana” e dal medioevo ne restano anche testimonianze.

Ma le genti piacentine, come del resto quelle viventi lungo tutta l’asta del Po fino alla sua foce, avevano scoperto un altro modo per fermare o ridurre il danno delle fastidiose e vigorose piene autunnali oppure del maggio: l’intercessione di un Santo locale e la Chiesa se ne fece promotrice.

Il primo santo protettore dalle piene del Po qui a Piacenza è un vescovo: San Savino cui è dedicata l’omonima antichissima basilica cittadina; il miracolo è ricordato in una lettera originale del VI secolo di papa San Gregorio Magno che scrive ad Eustochio. Conviene leggere il breve testo così come lo trascrive fra Cavalca nel 1840 con il linguaggio tipico del suo tempo: nella città di Piacenza “fu un vescovo santissimo, che ebbe nome Savino, uomo di grandissima virtù al quale, essendogli un giorno detto dal suo diacono, che il fiume Po era traboccato” andando ad allagare con danno i campi del vescovado e tutto il territorio lungo il fiume con tanti paesi abitati, gli rispose di andare a portare un suo messaggio “al fiume Po”. 

Il diacono si fece beffe del vescovo e ovviamente non obbedì pensando che fosse una cosa assurda, il messaggio recitava “O fiume Po, il vescovo Savino ti comanda che tu ritorni nel tuo letto, alla tua misura”. Saputo dello scherno del diacono infedele, chiamò allora il notaio della curia e gli fece redigere un atto notarile di tutto punto, vi era scritto: “Savino, servo di Gesù Cristo, a te fiume Po, comanda che nel nome di Gesù Cristo che dal tuo letto non debbi più uscire, nè occupare le terre della Chiesa”. Il documento venne quindi portato a Po e lanciato nelle acque impetuose, e qui accadde il miracolo tramandato nei secoli: come il notaio obbediente lo gettò il fiume in modo prodigioso rientrò nel suo letto sotto lo sguardo stupito dei presenti.

Nel periodo della catastrofica piena del 1951, con sommo affidamento, il vescovo di Piacenza mons. Ersilio Menzani verso il mezzogiorno del 13 novembre andò in processione al ponte sul Po con la reliquia di San Savino protettore dalle piene del Grande Fiume, mentre per le centinaia di profughi piacentini furono messi a disposizione decine di alloggi e soccorsi in ogni bisogno.
Un quadro del  XVII secolo che richiama l’antico afflato religioso di fede per la protezione di San Savino è nella chiesa parrocchiale di Fontana Pradosa, paese che non è distante dal fiume, e raffigura il santo vescovo con S. Antonio abate nell’atto di implorare il ritiro delle acque del Po.
 


Un altro santo “da fiume” è S. Cristoforo, del quale il legame antico tra piacentini e fiume Po è visibile nel grandissimo affresco in cattedrale a Piacenza, del XIII secolo: S. Cristoforo porta il Bambin Gesù sulle spalle al di là del Po. Questo santo fin dal medioevo è il protettore di tutti coloro che passano a guado fiumi e torrenti, pellegrini e viaggiatori in genere, che a piedi o su imbarcazioni dovevano traghettare da sponda a sponda e si festeggia il 7 di gennaio. Antichissima a Piacenza e provincia la devozione per Sant’Agnese che proteggeva però non dalle piene del fiume, ma gli stessi barcaroli e pescatori, che ogni giorno dovevan solcarne le acque.

Un altro santo “rivierasco del Po” è S. Corrado Confalonieri, patrono di Calendasco, borgo anch’esso poco discosto dal fiume, e della convivenza con il fiume rimangono fotografie di inizio secolo che mostrano il paese lambito dalle acque ma mai abbandonato dagli abitanti. In chiesa resta la testimonianza documentale di un affresco che mostrava S. Corrado nell’atto di proteggere il paese dalle piene, visibile ancora negli anni ’60, oggi purtroppo finito sotto allo scialbo. 

Ma le genti locali, che da secoli e fino a poche decine di anni fa, qui svolgevano il mestiere di pescatore e battelliere, s’affidavano ampiamente al santo locale. Rimane una bella testimonianza scritta, è una predica tenuta nella festa del 19 febbraio del 1909 dove testualmente mons. Giovan Battista Rossi giunto da Piacenza dice: “Voi poi o signori, che da tempo venerate in Corrado il vostro Patrono, potete rendere testimonianza della sua intercessione... allorquando il fiume Po uscendo rigonfio oltre misura dal proprio letto, inondava spaventosamente le terre vicine, ma risparmiava la vostra, e giunte minacciose le onde ai vostri confini, si arrestavano di un tratto e ne ai campi ne alle vostre case fece danno perchè invocaste fiduciosi il suo nome!”.
 


Erano altri tempi, ma anche non troppo lontani, nel quale il senso religioso conviveva con la vita pratica in modo rispettoso, e l’imponenza del Po la si fronteggiava anche in  questo modo, che agli occhi della gente non appariva assurdo.
 I Santi che proteggono dalle piene fanno parte della storia locale piacentina, resta il dubbio, mai da nessuno messo in pratica perlomeno apertamente, se sia possibile invocarli anche contro questa insidiosa ed ormai storica secca del Grande Fiume.

Umberto Battini
 
se copii cita la fonte è etico 

15 giugno 2022

CAMPANILE RESTAURATO

COTREBBIA NUOVA
IL CAMPANILE DI CAMILLO GUIDOTTI
Restauro e storia della frazione

mentre è in atto il restauro del campanile
un mio articolo sulla frazione di Calendasco: Cotrebbia Nuova
 



12 giugno 2022

IL PO IN SECCA

DOMENICA 12 GIUGNO 2022
Le immagini dal Mezzano di Calendasco

Da giugno ad ottobre, periodo di pochissime piogge, cosa accadrà del Grande Fiume?
Le immagini di Umberto Battini
 

 
 


 
 


 


10 giugno 2022

9 giugno 2022

LA GRANDE SECCA DEL PO

CONTINUA LA LENTA DISCESA DEL PO
Da marzo è inesorabile la mancanza d'acque

Sarà un'estate particolarissima con questa inaspettata "magra" del Po.
Intanto continuano a spuntare immensi sabbioni.
Un fiume così basso non lo si ricordava veramente da decine di anni, nelle memorie storiche risaltano di più i ricordi di quando il Grande Fiume durante l'inverno gelava completamente.
Questa prossima estate ormai alle porte, e di qui fino ad ottobre, ci mostrerà quasi con certezza un Po al suo minimo storico per portata d'acque.