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17 aprile 2020

UN TESTO IMPORTANTE

dal libro San Corrado Confalonieri Patrono di Noto, edito a Noto 1983, di p. Giovanni Parisi TOR
e prima edizione edita a Torino nel 1960 


San Corrado 
il romitorio e hospitale del 'gorgolare' e il superiore frà Aristide
di Calendasco


A non molta distanza da Piacenza, e precisamente nel luogo ove sorge l'attuale borgo di Calendasco, molti anni prima dei fatti del nostro Corrado era in gran fama un convento di eremiti del Terz'Ordine, dove, appartate dal mondo tra le preghiere, la penitenza e il lavoro manuale, anime assetate di evangelica perfezione vivevano nell'esercizio delle più eroiche virtù.
Il luogo veniva detto dagli antichi storici, del «Gorgolare» e doveva trovarsi, con tutta probabilità, proprio all'inizio del moderno abitato.

[Infatti il molino posto poco discosto dal luogo dei Penitenti, aveva il canale delle acque che davanti all’hospito piegava a gomito verso destra, in direzione del borgo; le acque che facevano girare la grande pala creavano ovviamente un salto imponente che andava a creare quel rumore caratteristico che nel linguaggio comune chiamiamo gorgoglio e da qui la derivazione antica che indicava il luogo presso al Gorgolare. ndr]
 Entrando, infatti, per la via principale si scorge a sinistra una costruzione assai antica, la quale, per quanto rimaneggiata, ritiene ancora caratteristiche sia di antichità che di convento. A fianco dell'ingresso, in avanti, col prospetto sulla pubblica via, un ambiente, adibito ora ad uso profano, mostra evidente la sagoma di una chiesetta, che gli abitanti indicano come il luogo ove il Santo vestì l'abito religioso.


L'esistenza di questo romitorio si può storicamente far risalire al 1280-1290. Era a capo della religiosa comunità, in tale periodo, Fra Aristide, al quale qualche documento dell'epoca dà il titolo di Beato, ma che certamente era uomo di grande prudenza e di singolari virtù. Verso il 1290 come abbiamo altrove detto, venne invitato da S. Chiara a recarsi in Montefalco, in Umbria, per essere da lui spiritualmente diretta e per essere nel contempo istruita intorno alla pratica della professione dei tre voti monastici, già in uso in quella sua comunità del piacentino.


 Sollecitato dalla generosità dei signori Bennati, costruì in Montefalco il convento di S. Rocco, che divenne uno dei più rinomati dell'Ordine, poiché vi fu celebrato nel 1448 il primo Capitolo Generale. Cosicché sappiamo con certezza che la comunità religiosa del Gorgolare di Calendasco, della quale era a capo Fra Aristide, esisteva almeno fin dal 1290.
Ora fu appunto a questo antico e solitario romitorio del nostro Terz'Ordine che nel 1315, dopo avere atteso per un paio d'anni alla definitiva sistemazione dei suoi molti beni e delle gravi pendenze, scaturite dal fatto dell'incendio, che Corrado venne umilmente a bussare per essere accolto tra gli umili eremiti del Poverello d'Assisi.
Il perché egli si sia precisamente diretto a questo convento del Terz'Ordine e non ad altro luogo più remoto da Piacenza, ove avrebbe potuto vivere in maggior nascondimento, non sapremmo propriamente dirlo. Forse fu la grande fama di santità o la personale conoscenza di Fra Aristide ad attirarvelo, come pure poté essere il fatto che il romitorio gli era già familiare trovandosi vicino al suo castello se non addirittura nell'ambito delle sue stesse possessioni calendaschesi.

dal libro San Corrado Confalonieri Patrono di Noto, edito a Noto 1984, di p. Giovanni Parisi TOR

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16 aprile 2020

ALONE DEL SOLE

ARCO DI GHIACCIO

Visibile nella tarda mattinata di giovedì 16 aprile 2020

Nella foto, naturale come è sta scattata dal cellulare, si nota l'arco di ghiaccio che forma un anello perfetto di 22 gradi. Un fenomeno atmosferico particolare.

Foto scattata alle ore 14.04 da Calendasco (Piacenza)


14 aprile 2020

L'OSPITALE FRANCIGENO


IN HOSPITIO DICTI LOCI CALENDASCHI
ANTICHISSIMO MONUMENTO

Si è già scritto tanto ma non è mai abbastanza; questo luogo, che possiamo e dobbiamo considerare un monumento al pari del castello e della chiesa di Calendasco, ha le radici molto antiche ed è stato pure primo riparo in corpo e spirito del convertito S. Corrado Confalonieri.
Sorto come ospitale nel VIII secolo per dar riparo ai viaggiatori che transitavano sulla strada diretta al passo del fiume Po, divenne anche ospedale in epoca medievale.
Certamente esistente al tempo longobardo, anche perchè siamo sulla strada romana Piacenza-Pavia cioè la Placentia-Ticinum (antico nome di Pavia che sorge per l'appunto sul fiume Ticino).
Al giorno d'oggi è più usuale conoscere il luogo come indicativo della Via Francigena.
L'antico ospitale longobardo è con la volte in cotto ed è visibile un'antico forno ed un pozzo anch'esso tutto in laterizio, lievi rimaneggiamenti sono stati apportati nel tempo, quale la colonna quadra che si può vedere e che probabilmente ricalca una più antica colonna.
Ancora nel 1600 a Calendasco gli atti pubblici notarili erano compilati proprio in questo luogo dal grande valore morale: leggiamo che eran scritti "subtus portichus" oppure nelle camere interne ed anche i Bilanci annuali del comune venivano scritti ufficialmente nell'hospitio dicti loci Calendaschi.
Testimonianze reali sono anche vari reperti, quali parti di vasellame in ceramica dipinta qui rinvenuti; ma l'imponenza del luogo la possiamo anche vedere nella grande sala capitolare e nell'arco maestoso che ce la indica nella prima stanza in cui si entra appena varcata la soglia.
Il portico ha ancora visibili, sebbene murate, alcune porticciole che davano accesso alle stanze di alloggio e le dimensione dell'ospitale e della sua chiesa particolare sono abbastanza notevoli.
Calendasco, leggiamo che è un borgo sulla strata romea, cioè la francigena, la via per Roma.
Il bel romitorio-convento medievale ci mostra nella sua parte più bassa questa perla d'origine antichissima e da qui si è poi sviluppato tutto l'edificio soprastante, oggi magistralmente restaurato ad arte per conservarne intatta tutta l'anima e farci ripiombare nella dolce e spirituale accoglienza che l'uomo medievale sapeva donare al viaggiatore.

Umberto Battini
storico locale

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10 aprile 2020

PASQUA 2020

SENSO RELIGIOSO
E QUARANTENA

Probabilmente sarà una Pasqua Santa particolarissima: e con tanti sclerati, nella mente e purtroppo anche nel cuore.
Per tanti - lo si "nasuppia" bellamente - una Pasqua pro-forma. Parole, balletti di parole.
Fortunatamente da quella Croce, è stato deposto il Risorto!
Meno male.

Buona Pasqua Anima mia!
 

8 aprile 2020

I PORTI SUL PO

A CALENDASCO: I PORTI SUL PO
Secondo le indicazioni dei documenti


Sulla strada romana Piacenza-Pavia quella che in latino è la via chiamata Placentia-Ticinum, sono transitati tanti uomini, merci e soldati in marcia.
Calendasco in epoca romana era a quel tempo chiamato Ad padum, cioè letteralmente Al Po, cioè presso il guado del fiume della strada.
Ma ci preme anche far chiarezza sui porti e attracchi del grande fiume Po, proprio qui nel territorio che abbraccia il comune di Calendasco.
Infatti le carte, tante e precise, che abbiamo potuto vedere ci indicano una continua presenza di luoghi per attracco e passaggio del fiume.

I PORTI ELENCATI
NEI DOCUMENTI

Ad esempio nei secoli, cioè dal periodo romano e post-romano e fino ad almeno il 1800 abbiamo senza dubbio ritrovati elencati i seguenti luoghi quali posto di passaggio o attracco sul fiume: e parliamo di Soprarivo, a circa un 2 km nord-ovest del borgo, e poi il passaggio del Bosco, e l'altro al Mezzano dinanzi al territorio di Somaglia e quello di Cotrebbia (vecchia), tutte località non molto distanti da Calendasco.
Insomma una terra sulla quale molto influiva il fiume fin dall'antichità e così per tanti secoli e senza scordarci dei diversi molini posti proprio sul fiume e che sfruttavano per la macina la forza della corrente del Po che con forza girava la poderosa ruota collegata agli ingranaggi interni della molitura.
Attualmente abbiamo due possibilità: il porticciolo di Soprarivo della Via Francigena e poco più a valle dirimpetto al paese l'attracco della Società Canottieri, in località detta Masero.


5 aprile 2020

CALENDASCO COVID


APRILE 
Il tempo del covid19 al paesello

Solo i fiori ci salveranno. E' una metafora, cerchiamo di capirla, aprite non solo le finestre ma anche le meningi, ovviamente che può e chi ce la fa.

E' primavera. La settimana santa incombe.

Non si muove foglia che Dio non voglia.