LETTURE DEL BLOG N°120.917 A LUGLIO 2025

2 luglio 2025

SANT'ANTONINO MARTIRE

SANT'ANTONINO PATRONO TEBEO
DI PIACENZA
ECCO LA SUA STORIA SCRITTA NEL 1603 DAL CANONICO CAMPI
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articolo storico di Umberto Battini 


E’ nel caldo estivo padano che Piacenza onora il suo Patrono, esattamente il 4 luglio, e per percorrere le vicende del Santo martire Antonino ci atterremo ad una fonte storica autorevole, scritta dal sacerdote Pietro Maria Campi.

Ci serviremo del libro di 88 pagine che diede alle stampe nel 1603, nella stamperia cittadina di Giovanni Bazachi “Vita di Sant’Antonino martire, protettore di Piacenza, uno de’ Santi soldati Thebei”.

Scrive lo storico che “nacque il Santo Martire Antonino, invitto soldato di Christo, e glorioso Protettore di Piacenza, circa gli anni del Signore ducento settanta, nella Città di Apamia”.

E qui il Campi ci informa che di questa città non resta memoria, ma anzi esiste “fra gli scrittori grande contesa” perché c’è addirittura qualcuno – fuorviando – che lo vuole di Statto, in Val Trebbia “castello della Diocesi Piacentina”.

Ma una cosa la mette in chiaro: Antonino ancora giovane entrò “nella bontà della legione dè soldati Thebei, che da Thebe città d’Egitto alla riva del Nilo prese l’origine”.

Ecco che “lasciata la patria, i parenti, gli amici e le cose care” rimasto affascinato dalla Legione Tebea dagli alti valori cristiani, Antonino si arruolò “per soldato Thebeo e tra i primi della legione”.

Era l’epoca dell’imperatore pagano Massimiano, nemico della religione cristiana, mentre Antonino con gli altri soldati, “per molte Città se ne passò in Lombardia, e finalmente si ridusse a Piacenza”.

Qui il Campi scrive che “Era Piacenza all’hora sepolta nell’idolatria”. Parliamo della fine del III secolo dopo Cristo, e quindi Antonino, convertito al cristianesimo iniziò a predicare in questo territorio.

E per alcuni giorni esercitò molto bene tal ufficio… convertendo anime”, fatto è che in città viene preso di mira da chi governava, e come avveniva in quei tempi, gli venne proposto di far atto di adorazione agli idoli pagani, in cambio d’aver vita salva “o si levassero lui gli occhi”.

Fugge al galoppo il Soldato di Cristo ma “venne finalmente intrapreso (catturato), e fermato Antonino nella villa (villaggio) di Trabani, che noi oggi chiamiamo Travi (Travo), discosta dalla Città quindici miglia”.

Ormai siamo al culmine della vicenda: “uno di essi manigoldi il più indiavolato” lo maltratta gravemente dove poi “fu condotto alla riva del fiume Trebia”, e quindi “lo scelerato carnefice troncò il capo all’invitto e magnanimo Guerrier di Christo”.

Il Campi mette l’accento su di un fatto successo sulla sponda del fiume “quivi dicono ed è fama costante, che incontinente scaturì una fonte d’acqua limpidissima” e che, leggiamo nel testo, ancora in quel ‘600 esisteva, fonte miracolosa a guarir malanni.

E ci dà un ulteriore dato storico relativo al martire Antonino: “la cui passione (uccisione) avvenne il quarto giorno di luglio” dell’anno 303 e da quel momento si iniziò a venerarlo quale martire cristiano, esemplare per la terra Piacentina.

Quindi viene sepolto il suo corpo dai cristiani locali, e “le sacre Reliquie” vennero poi messe in custodia “in quella che oggi è detta la Chiesa di S. Maria in Cortina” che però, sempre leggendo dal Campi, venne popolarmente detta “Tempio del S. Martire Antonino”.

Altre vicende, nel corso dei secoli, si avranno circa lo sviluppo del culto verso il legionario e Patrono Tebeo di Piacenza S. Antonino, soprattutto nel medioevo, con il rinvenimento miracoloso della sua antica tomba e sante spoglie.

Ed ovviamente poi traslate in una grande basilica a lui dedicata, quella che ancora oggi ne conserva le venerate Reliquie in una grande urna, Patrono della Città di Piacenza.

Umberto Battini

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