REPORTAGE NELLA SECCA
DI LUGLIO DEL PO
La solita plastica la fa da padrona
nell'alveo in calo estivo
testo e foto di Umberto Battini area di Po piacentina a luglio 2025
Il primo colpo d’occhio cade inevitabile sull’alveo: l’acqua del Grande Fiume appare torbida, tendente ad un ocra scuro, diversamente dagli altri anni.
E sotto ad un sole estivo che cade a picco, in questa metà di luglio, con il Po che segna all’idrometro del Masero di Calendasco, un metro sotto allo zero idrometrico, era inevitabile un’ispezione all’alveo.
Dopo la grande piena che ha toccato quasi gli otto metri nel periodo d’aprile, ora il fiume è nella classica secca estiva e quello che lascia ritrovare sulle sue sponde non è sempre segnale di rispetto della natura.
La nostra camminata su di un immenso sabbione raggiungibile solo in barca, ci ha messo sotto agli occhi quello che purtroppo sembra inevitabile: tanta plastica, d’ogni genere, rilasciata dall’incuria umana nell’alveo del Po.
Addirittura, impigliato tra gli alberi dalla piena pasquale, rimane un grande bidone plastico, bianco e lucente, ad oltre sei metri d’altezza, sospeso come un’opera d’arte “pop” innaturale.
Sulla rive del Po, dove grandi gruppi di gabbiani svolazzano sotto al sole, rimangono i segni del degrado dell’uomo, molta plastica, che per decenni rilascierà la tanto famigerata micro-plastica, a danno delle falde acquifere.
Questi sabbioni che negli anni ‘70 furono la spiaggia di centinaia di piacentini, oggi languono desolati, dove la mano dell’uomo ha lasciato un segno negativo.
Rimane la bellezza di questi luoghi ameni, dimenticati, battuti solo da qualche airone grigio e da un sole abbagliante, riflesso su questa sabbia bianca.