L’ospitale longobardo di Calendasco
Nel 1200 ospitio francigeno gestito
da romiti penitenti
di Umberto Battini
Lungo l’asse del Po, a soli 8 km
dalla città di Piacenza al nord-ovest vi è il piccolo borgo padano di
Calendasco (Kalendasco nelle carte longobarde). Oggi in questo luogo da ormai
oltre un decennio vi è il porto francigeno per eccellenza cioè quello indicato
da Sigerico che da qui transpadò verso Corte Sant’Andrea. In antiche carte del
1153 fino ad arrivare al 1184 ed oltre appare citata in capite burgi calendaschi la
strata romea.
Nel piccolo borgo divenuto nei secoli
a passare un luogo contadino si conservano alla nostra vista 4 insigni
monumenti: il piccolo eremitorio-ospitio, il castello del XIII secolo, il più
antico ricetto del sec XII e ovviamente la chiesa della quale possediamo carte
longobarde del VIII sec.
Questa volta presentiamo ai lettori
una breve storia del romitorio perché fu da qui che prese avvio la conversione
di San Corrado Confalonieri che fu penitente terziario poi pellegrino ed
eremita del Terz’Ordine di San Francesco.
Nella parte più antica del conventino
ospedale francigeno conserviamo la parte longobarda con un pozzo a camicia in
cotto.
Nel 1200 era retto da una piccola
comunità di terziari o penitenti quelli per l’appunto nati da S. Francesco e
poi ben regolarizzati con la bolla del 1289 Supra Montem.
Nel 1280 reggeva il luogo il p.
Aristide che qualche documento dà per Beato.
Fu lui che nel 1290 andò a Montefalco
a costruire il convento di quella che divenne S. Chiara di Montefalco! Finito
quel cantiere ritornò in Calendasco (questa storia è attestata addirittura da
un antico storico montefalchese) e di questo noi abitanti del luogo andiamo
fieri.
Ma lo stesso S. Corrado Confalonieri,
nato nel 1290 nel castello del paese del quale la famiglia fu feudataria per
oltre due secoli, è parte storica del piccolo convento-ospedaletto.
Difatti dopo l’incendio che causò nel
1315 fu da p. Aristide qui accolto e ci visse
circa dieci anni partendo poi pellegrino verso Gerusalemme e fermandosi poi a
vivere da eremita in una nuda grotta tra i monti della Valle di Noto in
Sicilia!
Ma questa come detto è un’altra
storia che vi proporrò a tempo debito.
Il romitorio-ospitio di Calendasco
aveva una bella dimensione, se pensiamo che la sala capitolare è tutto sommato
di notevole grandezza.
La piccola primitiva chiesetta
annessa sorge lungo l’asse stradale, una mappa del 1500 conservata in archivio
di Stato a Parma ci mostra il paese con la chiesa, il castello ed il convento-ospitio
fornito di un apprezzabile campanile.
Appena sotto il portico si mostrano
le tante piccole porticine che davano alle varie camere della foresteria mentre
la parte conventuale ha una bella scala in cotto che sale due piani con le
stesse caratteristiche che potete aver notato nei piccoli eremitori francescani
umbri.
Possediamo documenti di vari secoli
dell’edificio che veniva usato nel 1600 quale luogo di aggregazione della
popolazione per riunirvisi previo campana
pulsata.
Molti atti notarili del paese sono
redatti proprio qui, perché il luogo aveva anche un carattere morale, e quindi
il notaio rogava in hospitio dicti loci
calendaschi a volte subtus portichii
altre voltre in camera superiora.
Anche gli storici del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco della Curia
Generalizia di Roma nei secoli hanno scritto di questo posto che dicono essere
uno tra i più importanti, ricordando che nel 1280 proprio a Piacenza si tenne
un Capitolo di Penitenti (fratres de
penitentia nuncupati).
Questo luogo nel 1300 era appellato
“del gorgolare” perché a circa 100 metri vi era un mulino (oggi ancora
esistente ma chiuso) le cui acque del rivo macinatore di Calendasco facendo una
curva a gomito proprio davanti al conventino creavano quindi quel perenne
rumore delle acque detto gorgogliare.
In questi anni recenti il luogo è
stato sapientemente restaurato in ogni parte dal proprietario – devotissimo al
pari mio! Di San Corrado! – e sotto al grande porticato d’ingresso abbiamo
potuto svolgere i primi due (di cinque) convegni di studi nazionali in onore di
S. Corrado, orgoglio di Calendasco! In effetti noi ci vantiamo non solo di
avergli dato i natali fisici nel castello ma anche quelli “spirituali” nel
romitorio dei penitenti.
In breve eccovi dunque una sintesi
storica del nostro monumento insigne che oggi viene custodito con amore e,
posso aggiungere, anche con “venerazione”.
Umberto Battini