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15 giugno 2013

1152 ACCADDE CHE...




PIACENZA 1152 addì 13 luglio
IL BOLIDE

di Umberto Battini
 
Le possenti mura cittadine erano una benedizione per i piacentini, in special modo quelle poste d’intorno alla città dal lato del nord-ovest ovvero ove è la strada che giunge da Calendasco ai prati di campagna. Lì è la prima propaggine cittadina e c’è in bella mostra la chiesa di S. Maria di Campagna e non lungi quella di Santa Vittoria.
Luglio è un mese particolarmente afoso e caldo da queste parti. Anche la notte è tremendamente cocente e l’umidità non ti dà tregua se non in sul far dell’alba ma proprio per poche ore.
Il Po scorre a poco meno d’un chilometro da quel luogo e forse è anche per questo che c’è chi crede che la forte umidità e le zanzare a nugoli siano anche colpa del fiume.
Appena dopo il pranzo il sole è al picco ed il calore diventa insopportabile, così i poveri contadini non han da trovar rifugio che al ridosso di quelle grandi mura di mattone al cospetto di una livida ombra refrigerante per quel che può.
Ma ecco che dal cielo appare all’improvviso alla loro vista una colonna di fuoco, che abbassatasi verso terra e raggiratesi intorno a quelle mura della città, consumò tutto quanto le si parava dinnanzi, andando a far rovina della torre di S. Maria di Campagna e poi il tetto della chiesa di Santa Vittoria ed anche qualche casupola.
Dopo questo vorticoso danno andò finalmente con veloce e tortuoso giro a perdersi nelle acque del Po.
Ammutoliti assistono gli uomini proni a quell’ombra e quasi increduli s’alzano e fuggono attorno e si dan da fare per aiutare del riparare quei danni.
Siamo nel 1152 e a Piacenza c’è ben altro cui prestar orecchio, infatti con la morte di Corrado III era succeduto al regno di Germania il Barbarossa che con possente esercito se ne partì per l’Italia. Per i piacentini sono tempi di rivolta e di guerra, una colonna di fuoco non è che mesto presagio ed ancora una volta è il poderoso fiume a smorzare quel turbine pestifero. “Siano benedette le acque del Po!” vocifera la gente mentre la calura non dà tregua a nessuno.
Il fenomeno delle palle di fuoco già nell’800 lo classificavano nella classe dei Bolidi ed è dovuto a scariche elettriche.

Umberto Battini
Racconto ideato su di una reale notizia storica piacentina