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6 settembre 2011

SANTO IMENTO e l'erba vescovile

1451 l'erba del vicino
non deve essere sempre la migliore


Una lettera del Duca di Milano per l'erba
e l'acqua del vescovo di Piacenza

Secondo quanto ci capisco, dalla letteruzza dello Sforza si evince che siccome il suo segretario era un Amidani e cioè lo stesso fratello di sangue del vescovo di Piacenza, bisognava allontanarsi dai prati di Santo Imento ch'erano vescovili e portare i cavalli altrove.
Insomma il proverbio non andava rispettato: l'erba del vicino non è più verde e cioè "siccome l'Amidani è raccomandato e l'erba in questione è del vescovo suo fratello, e siccome quest'ultimo la vuole tenere per sè, per le sue manze e cavalli" non è erba buona per gli altri!
I cavalli vanno dissetati in altro luogo. mica nel Rivo del Vescovo che passava lì. E' d'impaccio e gravezza per il vescovo tutto ciò.

Il commissario per Piacenza (ch'era di Spoleto) deve allontanare la truppa salariata del Duca che è nel piacentino e nel caso particolare di stazza dalle parte Santimentine, per non cagionare danno all'erbetta rugiadosa (forse dimenticando che ci ricavavano concime gratutio!).
Calendasco per fortuna qui non c'entra, infatti i Confalonieri sono Capitanei e Milites vescovili e della città e buoni feudatari del borgo e non davan danno ad altri ne però ne volevano d'altrui.
Eccovi la letterina del Duca Francesco Sforza:


Umberto Battini