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3 gennaio 2023

IL PRINCIPE AZZURRO

IL DANCING DI CALENDASCO
nel dopoguerra
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Nel dopoguerra non esplodono più bombe (fortunatamente) ma esplodono letteralmente i dancing locali. Non solo a Piacenza, ma in tutta la provincia, in ogni paese e frazione nascono questi primi rustici locali da ballo. Generalmente funzionavano solo nel periodo estivo, durante la bella stagione, perché in questo modo con poca spesa e quasi senza intoppi burocratici, si riusciva a metter in piedi un’area per questo scopo: bastava un cortile e la possibilità di creare una pista da ballo con una semplicissima "gettata" di cemento.

E funzionavano nel periodo delle sagre patronali locali ma con un'eccezione: la Curia piacentina aveva "spronato" i parroci affinché le serate di ballo, nel giorno della festa di un santo patrono, fossero vietate. S'aggirò la delicata faccenda, spostando l'evento nella balera del paese più vicino: fatta la legge trovato l'inganno, come recita il saggio proverbio.

Nella bassa del Po, nel borgo di Calendasco, per iniziativa dei due fratelli Germano e Renzo Bricchi si ballava per tutta l’estate nel Dancing "Principe Azzurro". Erano gli anni ‘50 e ancora oggi nello stesso cortile dell’abitazione del paese si ospita lo stand del gruppo alpini durante l'annuale Fiera del Po, ed anche a raccontarlo sembra una episodio sociale locale difficile da immaginare.

Come un prezioso reperto da museo viene conservata l’insegna con il simbolo del "Principe Azzurro": una grande scimitarra realizzata e dipinta a mano libera, mentre purtroppo la parte con il nome del dancing a caratteri cubitali è andata persa.

Tra "i pezzi storici" di quel tempo si è salvato anche qualche piccolo tavolino destinato agli avventori, addirittura i muri dei locali e del portico che attorniavano il cortile del ballabile stagionale erano stati dipinti d’azzurro.

Dalla testimonianza degli attuali proprietari abbiamo anche così scoperto che per la musica da ballo venivano invitate rinomate orchestre di prestigio, non solo piacentine, e non rara era la partecipazione di famosi artisti del tempo.

Ovviamente era offerto un piccolo servizio di ristoro, dove si trovava l’immancabile frizzantissimo vino rosso e bianco e fresca gazzosa, che era la bibita più in voga e gettonata "alla moda". Nella bassa del Po limitrofa, nel paese di Santimento si ballava nel grande cortile dell'osteria detta “dal Nuto” e in quegli anni gli abitanti di Calendasco andavano lì a ballare "per San Corrado" e la cosa era poi ricambiata, con buona pace dei rispettivi parroci.

Insomma nel dopoguerra ci si rimboccava le maniche, la provincia piacentina offriva in ogni suo paese e frazione, un luogo per far festa, con poco e niente, spostandosi in numerose e rumorose comitive di uomini e donne, a cavalcioni di pesanti biciclette, su strade "bianche" polverose.

Ricordi del secolo scorso, di questa produttiva e ricca terra piacentina, che dalle rive del Po e fino alla collina ed oltre fin alle montagne, custodisce episodi di vita sociale certamente ingegnosa e da ricordare.

Umberto Battini

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