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26 febbraio 2022

LA PUNTAZZA DEL PO

ECCO IL TESTO DELL'ARTICOLO
apparso sul quotidiano ILPIACENZA.IT
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Se è vero che da trent’anni il fiume Po non mostrava un livello delle acque così basso nella stagione invernale, è anche vero che gli spiaggioni di bianchissima sabbia con i rosati raschioni di sassi riemersi, se passati “al setaccio” possono regalarci strani ed inaspettati reperti. Infatti non sono rare le notizie di rinvenimenti di ossa fossili o di qualche buon coccio d’epoca romana che conservano un valore storico simbolico importante, perché testimoniano della vita su queste sponde ben duemila anni fa e oltre. 

Un reperto importante è stato ritrovato, durante una quotidiana passeggiata da due amanti del Grande Fiume, lungo l’immenso sabbione che si trova davanti alla foce del fiume Lambro a Boscone Cusani di Calendasco, tra le località lombarde di Corte Sant’Andrea e poco più a monte Le Gabbiane. Si tratta di un reperto databile perlomeno al tardo 1800, quando proprio davanti alle Gabbiane (località che fu per secoli territorio della mensa vescovile di Piacenza) ancora era attivissimo un traghetto sul Po indicato da mappe, e per questo è ipotizzabile che il manufatto sia stato proprio “mosso” dal letto del fiume in quella zona durante una piena.

Si tratta di un manufatto particolare: una puntazza da palo di ponte di barche detta anche bricola, ancora oggi in uso nel Polesine e nella laguna veneta, ricavata da un unico tronco di rovere della lunghezza di circa un metro e mezzo e del diametro di 70 centimetri con uno spuntone troncato della parte di palo che emergeva. Il curioso legno di forma conica è stato mostrato ai “vecchi” uomini di fiume della Bassa, tra Boretto e Guastalla ed anche del Polesine, i quali hanno individuato immediatamente di che tipo di manufatto si trattasse. 

Queste puntazze si ricavavano da un tronco intero di legno forte perché, anche se piantate nell’acqua, non marcivano ed anzi col tempo si ricoprivano di una patina scura che le rendeva ancor più solide; nel Polesine ne sono state ritrovate anche di antichissime, allo stato fossile e pietrificate. Si vede bene, dal moncone rimasto attaccato, che quello ritrovato oggi è stato strappato dalle piene del Po. Questo pezzo è una testimonianza del lavoro umano legato al fiume. 
Un reperto storico che meriterebbe d’essere recuperato prima che una piena lo porti via, e che andrebbe conservato proprio qui, in questo territorio di Calendasco che nei secoli passati è stato protagonista sul Po con i suoi tanti pescatori e navaroli di professione ben conosciuti e stimati nella vicina Piacenza.
Umberto Battini