.

.


22 febbraio 2021

STORIA E FATTI DEL 1600

San Corrado Confalonieri

e il legame storico fra Piacenza e Noto

Le lettere conoscitive inviate dai Giurati di Noto nel 1610

di Umberto Battini 

Dal lontano medioevo del XIV secolo, una linea ininterrotta corre tra la terra di Piacenza e quella sicula: il nobile milite S. Corrado Confalonieri smette le vesti e lo sfarzo ed indossata una grigia tunica s’avvia alla santità nella terra che più l’ha amato in vita e in morte, l’Ingegnosa Noto. Ma i rapporti tra la terra natia e quella d’adozione, circa la storia e la valorizzazione umana e poi spirituale del Santo Eremita, hanno avuto uno sviluppo nei secoli attinente allo svolgersi degli accadimenti che proprio da Noto portarono ad elevare agli altari questo virtuoso uomo di fede.

In effetti, in base agli attuali riscontri storici, la vera e propria riscoperta piacentina di questo insigne santo la dobbiamo collocare nei primi anni del 1600, quando per mano degli Anziani della città di Noto, si avvisò la città di Piacenza inviando tre lettere arrivate il 28 aprile 1611, una diretta alla persona del Duca Farnese, una al Vescovo e altra lettera agli Anziani che avevano il governo della città, nella missiva si chiedeva espressamente di far ricerche d’archivio sul Santo Corrado. 

Addirittura gli stessi Anziani netini segnalano in queste lettere alcuni dati storici già in loro possesso, quali il fatto che fosse stato maritato con una nobile lodigiana di nome Eufrosina divenuta poi monaca clarissa e che fosse stato feudatario del castello piacentino di Calendasco.

Ma è questa ultima affermazione fatta dai Giurati netini che assume un valore importantissimo per la storiografia corradiana, in effetti la casata dei Confalonieri fu per alcuni secoli feudataria di Calendasco, esercitando dal poderoso maniero il dominio su questa ricca terra attaccata al fiume Po, al nord-ovest di Piacenza. E che la casata Confalonieri fosse tra le preminenti della città, pur mantenendo questa prerogativa feudale dal borgo, lo testimonia il fatto che uno dei quattro congiurati che nel 1547 uccideranno il Duca Pier Luigi Farnese, figlio di papa Paolo III, sia stato proprio Giovanluigi Confalonieri feudatario abitante a Calendasco come mostrano gli atti delle confisca farnesiana conclusa nel 1586. 

Questi accadimenti sicuramente non aiutarono a far sì che le gesta del Santo Eremita, amatissimo a Noto ma anche ormai in tutta la Sicilia e meridione, si divulgassero nella sua terra natale, proprio per il fatto che un suo lontano pronipote partecipò a questo tremendo fatto del quale si occuparono tutti i maggiori storici e politici di quel tempo. Prova ne è che solo sessant’anni dopo ed a confisca conclusa, con l’espulsione del reo costretto a trasferirsi a Milano, si ufficializza e valorizza finalmente anche in Piacenza il Santo piacentino, siamo appunto all’inizio del 1600. 

Una delegazione venne da Noto a Piacenza nel 1612 per perorare ancor più queste ricerche, ed è proprio in quegli anni che a Piacenza in cattedrale gli si erige una cappella con affreschi della vita del Santo Corrado e l’anno seguente il canonico e storico piacentino Pier Maria Campi pubblica una agiografia che però, come scrive lo stesso autore, si rifà completamente a quella inviata da Noto nel 1610 scritta dal canonico netino Girolamo Pugliese, quindi di scarno valore storico oltre al già conosciuto: lo stesso prete Campi ammette che dovrà scrivere ancora e meglio del Santo. 

Intanto il vescovo della città di Piacenza mons. Claudio Rangoni avvia le indagini storiche richieste da Noto che terminano nel 1617 con il prezioso documento conosciuto come Legato Sancti Conradi, redatto dal cancelliere episcopale della curia che era anche notaio pubblico.

L’atto diplomatico cioè il Legato si conserva nel fondo notarile in Archivio di Stato a Piacenza ed anche in quello della parrocchia di Calendasco; questo atto entra a pieno titolo nella vicenda corradiana perché si scopre che in quello stesso borgo San Corrado era nato fisicamente e quindi si procedeva ad erigere una suntuosa cappella nella stessa chiesa, elevandolo a Patrono della comunità anche perchè, viene testimoniato e scritto, già da tempo gli abitanti del borgo erano al santo eremita fedelissimi devoti.

Il Legato subito nelle prime righe afferma che San Corrado è un membro della Illustrissima famiglia dei Confalonieri che furono Signori Feudatari nel luogo di Calendasco che abitavano il territorio vivendo nel maestoso castello, territorio e paese nella parte del Ducato di Piacenza che è situata oltre il Trebbia. 

Viene messo apertamente in evidenza che senza ombra di dubbio, e non possediamo nessuna prova contraria ed opposta dell’epoca, il santo sia un Confalonieri ed abbiamo prove scritte che tale Famiglia abitando questo feudo abbia sempre mantenuto un legame fortissimo con il paese, e mai ebbe uno screzio con il presbitero del borgo nel corso dei tre secoli che vissero nel castello.

Umberto Battini

se copi qualcosa cita autore e fonte - usa l'etica se sai cos'è - 

da un mio articolo apparso sul quotidano a Piacenza - estratto -