LA CHIESA DI CALENDASCO
PILLOLE STORICHE IN BREVE
a cura di Umberto Battini
divulgatore storico
se copii e ti torna utile il testo cita la fonte, per correttezza!
Dirò della chiesa: la parrocchiale di Santa Maria. E’ di
fondazione longobarda lo dicono le pergamene del Codice Diplomatico
Longobardo. Ce ne sono di scritte a Calendasco e Trevozzo ma anche a Pavia e ci richiamano il presbitero
del momento abitante in Kalendasco. Notarili del 769, 784, 804, 892
etc etc.
La più grandiosa ristrutturazione fu svolta nel 1734. Poi nel
1970-71 ci fu quella di don Federico Peratici per il giusto adeguamento
al Vaticano II (su questa faccenda avrò da rievocare di più a tempo debito).
La chiesa prima del 1734 era “quasi quadrata” – fere quadrata dice una carta del tempo!
Con le capriate e il pavimento di legno: non sorprende! la chiesa è scritto essere costruita su monticello
e quindi ben al riparo dalle piene umidicce e malsane del Po. Era
quindi un luogo elevato quel tanto che bastava a mantenere i piedi
sull’asciutto, paro paro è ancora uguale oggi. C’è anche (ben nascosta ma c’è) una antica finestra in ordine romanico, tra due muri
– uno posticcio ed uno originale, è un rimasuglio coi baffi, un
documento lapideo che vale oro, un testimone muto che urla (tipo Legato
Sancti Conradi!).
Le chiese longobarde non di rado han fattura a pianta quadra,
architettura in uso negli identici anni tra i bizantini che eran
padroni fino a Modena. Sappiamo il nome di due nostri vecchi preti
longobardi: ed ecco apparire Stabelfredus che sopra al conto era anche potente, con proprietà immobili in luoghi ben oltre la terra piacentina. Officiava a Kalendasco con diritto di decima sui poveri rurali del posto. Decima al prete,
così tanto per cambiare. In fin dei conti un piatto di zuppa te lo
concedevano sempre nello xenodochio, quasi a tutte le ore, bastava
bussare. Toc toc toc.
Umberto Battini