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L'EREMITA E L'APPELLO
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26 novembre 2020
LETTERA APERTA 2020
L’APPELLO DELL’EREMITA DEL PO
A FAVORE DEI PICCOLI PAESI DI CAMPAGNA E DI MONTAGNA
“Siamo brava gente, abituati a rimboccarci le maniche, sempre e comunque: anche quando il Grande fiume decide di farci visita, direttamente nelle nostre case s’intende. Da queste parti gli assembramenti non sono mai stati di moda; della movida molti non conoscono nemmeno il significato. Forse siamo rimasti un po’ indietro, ma stiamo bene lo stesso”
di Umberto Battini
una foto dell'Eremita del PO (parmigiano)
Ha scritto una Lettera Aperta molto toccante, un mix di Peppone e don Camillo, con tutto l’affetto e la malinconia che solo le genti della Bassa, la bassa padana prossima al Po sà aver dentro fin dalla nascita. La Bassa è bassa, sia che tocchi l’area piacentina che quella parmense e così via fino alla foce.
L’Eremita del Po, così si è firmato, ha lanciato il suo appello da facebOok e lui è veramente un eremita del Grande Fiume: il motivo è che lo conosco molto bene (è un ottimo giornalista e Zibello e la bassa parmense sono nel suo dna) e per certi versi condiviamo questo amore della pianura senza orizzonte del Po ed inoltre quello che scrive in questa lettera al primo Ministro Giuseppe Conte è piena di verità di chi vive in questi piccoli borghi nebbiosi e afosi sulle rive del fiume.
Tutto sommato noi piacentini un Eremita del Po lo abbiamo, c’era secoli fa infatti, vivente nella terra di Calendasco, anch’essa terra di fiume, l’incendiario e santo Corrado dei Confalonieri che avrà anch’egli senza dubbio amato questi spazi padani con il fiume che ne faceva da collana al suo feudo.
Scrive il moderno Eremita del Po “Spesso parlo da solo, oppure con i pioppi o le poiane, ultimamente anche con un picchio rosso e un pettirosso. Non creo contagi né situazioni di rischio, proprio perché mi muovo da solo”.
Insomma una lettera scritta da uno che ha compreso l’anima dei luoghi e ne sa rispettare e riconoscere il valore e ne esprime con toni molto umani valori, desideri e speranze.
" LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E AL MINISTRO DELLA SALUTE
Egregio Signor Presidente ed Illustre Signor Ministro,
sono consapevole del fatto che queste mie righe, con ogni probabilità, mai saranno degne di lettura né men che meno di considerazione. Chi vi scrive è il classico “signor nessuno”, non rappresento nulla se non me stesso, non appartengo a movimenti politici, né a partiti, e me ne guardo bene. Ho imparato, da tempo, a diffidare della politica e dei suoi rappresentanti, dell’una e dell’altra parte. Sono nato, cresciuto e tuttora vivo un piccolo paese di campagna: un gruppo di case attorno a un campanile, il classico borgo abitato da “quattro gatti” come si dice da queste parti. Qualche anno fa sono pure riusciti a fonderci col Comune vicino, così almeno siamo arrivati a contare tremila abitanti: compresi, così sembra, cani, gatti e maiali. Siamo bagnati dal più importante fiume italiano e famosi per la produzione di un salume il cui nome, ad alcuni, potrebbe sembrare irriverente, ma alla fine tutti ne riconoscono la bontà.
D’estate abbiamo l’afa e le zanzare a farci compagnia; d’inverno ci pensano invece il gelo e la nebbia. Quest’ultima abbiamo anche imparato ad utilizzarla per la migliore qualità del nostro prodotto. Siamo un paese di gente laboriosa e tenace, spesso sanguigna. Del resto, da queste parti, Giovannino Guareschi si è ispirato per narrarci le vicende di Don Camillo e Peppone. Anche lo scrittore italiano più tradotto al mondo, nato proprio, guarda caso, da queste parti (dove ora riposa) si è lasciato affascinare dalla capacità che hanno, le persone di villaggi lambiti dal fiume, di sapersi adoperare concretamente, sempre coi fatti (e ben poco con le parole) per il bene comune, anche quando le idee sono opposte.
Siamo brava gente, abituati a rimboccarci le maniche, sempre e comunque: anche quando il Grande fiume decide di farci visita, direttamente nelle nostre case s’intende. Da queste parti gli assembramenti non sono mai stati di moda; della movida molti non conoscono nemmeno il significato. Forse siamo rimasti un po’ indietro, ma stiamo bene lo stesso. Da sempre, d’inverno, quando cala il sole e si fanno largo la nebbia e il gelo, il “coprifuoco” (che brutta parola, che rimanda a tempi cupi della nostra storia) inizia molto prima delle 22: non abbiamo bisogno di governi, o di scienziati, che ce lo dicano.
Non so dove siete nati e cresciuti, so che basterebbe una breve ricerca sul web per saperlo, ma non è importante. Sono certo del fatto che la vita di campagna non la conoscete e non sareste nemmeno in grado di sopportarla per un giorno. Per molti non è facile vivere qui, in mezzo a quattro gatti, e dove secondo molti non c’è nulla. Io, qui, invece ho il mio tutto e non lo cambierei per niente e nessuno al mondo.
La pandemia che ci ha colpiti è una tragedia immane, un fatto storico gravissimo: chissà come e quando ne usciremo. Senza offesa, e senza polemica, mi fa un po’ specie che si pensi di affrontare una pandemia a suon di monopattini, banchi a rotelle, bonus bicicletta e bonus vacanze (salvo poi accusare i vostri connazionali di essere stati degli irresponsabili per essere andati in vacanza).
Avete mai pensato al fatto che, un modesto beneficio, sarebbe potuto arrivare proprio dai borghi di campagna e di montagna? Vi chiederete come. Ad esempio sollecitando i proprietari di case sfitte e isolate (ovviamente abitabili, in buono stato generale e dotate di servizi) a mettere a disposizione le loro stesse proprietà, gratuitamente, per un tempo di sei mesi a favore di coloro che vivono in città e che intendono momentaneamente allontanarsi dai luoghi in cui i contagi, per ovvi motivi, sono maggiori. Trascorsi i sei mesi, a loro discrezione, avrebbero potuto poi eventualmente esercitare un diritto di prelazione sull’acquisto del luogo. Certo non sarebbe stata una trovata risolutiva, ma avrebbe potuto fare la sua parte: più dei monopattini e più dei banchi con le rotelle.
Avete mai pensato al fatto che, in piccoli borghi come questi, non ha senso applicare le stesse regole dei grandi centri? Per le località con meno di 5mila abitanti sarebbe bastata, e basterebbe tuttora, una piccola deroga sulle aperture di bar, osterie e ristoranti, per mantenere quel minimo di ossigeno e preservare qualche posto di lavoro. Roba da poco, lo so, ma tutto aiuta.
Di questo passo i piccoli centri non avranno un futuro, saranno i primi a morire e tante serrande, oggi abbassate, non si alzeranno più. Bastava davvero poco, bastava pensare, sarebbe stata sufficiente un po’ di buona volontà e più capacità d’ascolto: proprio come sapevano fare Don Camillo e Peppone.
Io mi definisco un camminatore solitario, un eremita del Po, Mi basta muovermi all’ombra dei nostri pioppeti, a fianco del nostro fiume. Lo faccio da solo, sempre, perché sono un matto che ama fermarsi di fronte alle case coloniche abbandonate, ai vecchi muri sgretolati o alle finestre sgangherate pensando alla nostra gente, a coloro che con tanto sudore e sforzo hanno costruito il nostro presente e il nostro futuro. Spesso parlo da solo, oppure con i pioppi o le poiane, ultimamente anche con un picchio rosso e un pettirosso. Non creo contagi né situazioni di rischio, proprio perché mi muovo da solo. Continuerò a camminare, se Dio vorrà, che ci sia il sole o la nebbia, l’afa o il gelo, valicando, certo, anche i confini comunali, provinciali e regionali, perché da solo non commetto colpa alcuna: almeno questo, accanto al mio fiume, mi sia concesso.
Cordialmente
L’Eremita del Po.
Parole che si commentano da sole e che ci immergono ancora più dentro al sapore nostrano che la terra e la gente cresciuta nella Bassa piacentina ha dentro al proprio essere e che l’Eremita del Po ci ha messo lì in bella mostra, a elogio della vita quieta e sobria che la campagna ci dona.
foto fatte dall'Eremita del PO (parmigiano) |
19 ottobre 2020
PORTO DI PO
9 ottobre 2020
DOPO LA PIENA DEL PO
5 ottobre 2020
PIENA DEL PO IL VIDEO
PO 2020
30 settembre 2020
YOU TUBE I VIDEO STORICI
SUL CANALE YOUTUBE
I VIDEO STORICI DELLE MINI-CONFERENZE
di Umberto Battini studioso di S. Corrado e storico locale
clicca il link qui sotto
https://www.youtube.com/channel/UC3s77AxnWtBX3ndWpMJ9h6g
24 settembre 2020
FRANCIGENA
TANTA BLA BLA BLA
E IL SODO DOVE E'?
Ormai 20 anni dal 2000 eppure sebbene qualcosa si è mosso, molto ma molto rimane in mano al burocratese, alla sola finzione politica, al rifiuto del vero del buono e del bello, del vero soprattutto, se parliamo del nostro luogo, del borgo sul Po.
Tanta retorica stantita, tanto rifiuto del vero: per fortuna tutto è scritto nella memoria dei fatti e quando sarà nero su bianco in un nuovo volume, allora si riscoprirà da dove e come tutto ebbe inizio! Già! E questo è incancellabilmente storia del vero!
Contra factum non valet argumentum!
Contro la prova dei fatti non c'è balla che tenga.
19 settembre 2020
LUPO LUPO DELLE MIE BRAME
Dormite tranquilli, il lupo cattivo è solo nelle favole, quello che scorrazza libero nella campagna - sono ormai decine - è innocuo.
Almeno fino al giorno che non lo incontri, in branco, sulla tua strada campagnola mentre allegramente ti sollazzi della natura.
Tutto a posto.
13 settembre 2020
SCOMUNICATI
RIBADITA NEL 1985
VIVA IL SILLABO DEL BEATO PAPA PIO IX
Una certezza che rinfranca
La Chiesa Apostolica Cattolica Romana HA RIBADITO NEL 1985 TUTTE LE LEGGI CANONICHE CONTRO LA MASSONERIA ED I SUOI ADERENTI COMPRESA LA SCOMUNICA!
Basta esserne parte che si è scomunicati Laetae Sententiae cioè ipso facto e solo il Papa e la Chiesa la può togliere: quindi il massone NON PUO' fare la santa comunione fa SACRILEGIO ! E non è possibile confessare i suoi peccati NON HA ASSOLUZIONE ! Il resto sono sono balle. Questi i fatti per la Santa Chiesa sulla massoneria.
VIVA IL BEATO PAPA PIO IX
VIVA IL SILLABO
il 20 settembre andate a rileggerlo!
25 agosto 2020
AREA DI FIUME
UNA SINTETICA MAPPA
Ricostruzione su base storica
Secondo gli antichi atti d'archivio sappiamo con certezza delle costruzioni esistenti nel Burgi Loci Calendaschi nel medioevo.
Secondo la documentazione quindi pubblicata in questi anni da Umberto Battini sappiamo che a Calendasco esiste una chiesa già dal VIII secolo e verso l'anno 1000 addirittura sorge il ricetto vescovile che nel 1200 è affiancato dal possente castello.
Qui carte d'archivio ci testimoniano che i Confalonieri che erano Capitani Vescovili e loro Militi furono feudatari fino al 1586! Prova è ad esempio il cassonato ligneo del castello che è completamente ricoperto dello stemma della casata Confalonieri.
Il porto Lambrum et Placentia anche poi detto del Soprarivo per la località è posto qui in questo territorio, ma non era il solo luogo atto al passo del fiume Po.
Calendasco vanta ancor oggi alcui indiscutibili monumenti storici:
- chiesa di S. Maria attestata già nel secolo ottavo e rimaneggiata nel 1735
- ricetto con levatoio attestato già dal secolo undecimo di proprietà vescovile
- castello del 1200 di proprietà vescovile infeudato ai Confalonieri
- ospedale longobardo e romitorio francescano
- luogo del molino del gorgolare sulla strata levata
Non scordiamo che il Burgi Calendaschi è sulla strata romea o francigena che dirige al porticciolo del fiume Po, attestato già nell'anno 715 e oltre nel tempo.
A Calendasco è nato nel castello, nell'anno 1290 il santo Corrado Confalonieri, penitente terziario all'ospizio del luogo e poi pellegrino a Noto dove visse da eremita in una grotta della Valle e morì in santità il 19 febbraio 1351. Santo guelfo così come il castello mostra chiaramente.
Per maggiore informativa vedi www.araldosancorrado.org
Vedi anche il sito araldosancorrado.blogspot.it
se per caso copi qualcosa ricorda di citare la fonte ! attenzione ai dati !
23 agosto 2020
LOCUS VENERABILIS
Xenodochium id est locus venerabilis, in quo peregrini suscipiuntur.
Luogo di accoglienza venerabile (sacro) nel quale i pellegrini vengono accolti.
Così indica e obbliga il Corpus Iuris Iustinianeo che dal VI sec. e per diversi secoli è usato come base del Diritto medievale e moderno, con aggiustamenti.
E neanche era permesso vendere tali luoghi, ne le loro terre, orti e pozzi e nemmeno le loro rovine, caso mai fossero stati abbandonati.
16 agosto 2020
ARTICOLO 16 AGOSTO 2020
Potete leggere l'articolo sul quotidiano ILPIACENZA al link sottosegnalato
https://www.ilpiacenza.it/cultura/l-incontro-in-terra-piacentina-tra-san-rocco-e-san-corrado.html
SAN ROCCO E SAN CORRADO
INCONTRO IN TERRA PIACENTINA
Una ipotesi basata su antichi studi
di Umberto Battini
studioso di storia locale
Già il fatto che San Rocco sia inscritto nel Calendario e Ufficio Liturgico del Terzo Ordine Francescano - oppure Regolare (TOR) che dir si voglia - era stata per me una scoperta importante: così infatti è riportato negli antichi Registri Sanctorum di alcuni secoli fa e con approvazione vaticana e papale!
Infatti questo santo, veneratissimo nel Piacentino, secondo la Tradizione è appena successivo nei suoi accadimenti di vita, a San Corrado, ed anzi per certi anni, la loro vita si intreccia nel piacentino: intendo quando il nostro santo Corrado già era ritirato nel romitorio di Calendasco del 'gorgolare' (appresso al mulino), con la comunità retta dal superiore frate Aristide verso l’anno 1315.
E' storicamente certo che i Terziari ospedalieri - quali in Calendasco - di cui anche s. Rocco è un 'infermiere itinerante' (così lo definiscono gli storici per
il fatto che itinera da ospizio in ospizio proprio al servizio degli infermi), sono con quelli viventi nei romitori, i primi 'congregati' per una risoluzione
alla Regolarità dei Terziari, e il "romitorio" di Calendasco è annoverato addirittura tra i 'fondanti'.
Dicevo di San Rocco: ebbene scopro che Studi eminenti, quali quello di mons. Fusaro, ci donano riferimenti storico-critici molto interessanti, in sintesi:
-lo storico Diedo dice s. Rocco nato nel 1295 e morto nel 1327
-un altro studio ci informa che fino ad argomenti più decisivi le date cui attenersi circa la vira rocchiana sono quelli forniti dal Diedo e non il 1345-1377 come alcuni ipotizzano.
-il Maurino propende per le date ultime mentre p. Filippo da Bergamo e il domenicano Maldura sono per la data prima
-monsignor Ceroni Professore del Pontifico Seminario Vaticano sostiene le date tradizionali 1295-1327.
Se le date prime fossero confermate (ne le prime ne le ultime lo sono con certezza ma aperte a studio e ipotesi) vediamo una coincidenza piena con l'epoca del piacentino San Corrado:
tra il 1315 e il 1325 possono aver avuto un incontro.
Ovvio che l'incertezza sulle date del santo Rocco non ci spinge oltre, di storico rimane la permanenza nel piacentino, presso il territorio di Sarmato, e che era
penitente terziario, anche se questo aspetto viene raramente messo in luce non ostante sia bianco su nero e nell’immaginario comune San Rocco rimane un anonimo laico che visse cristianamente: così non è,
aveva un ideale che lo spronava, molto diffuso in quegli anni come documentano le Fonti, ed era appunto l’ideale terziario penitenziale francescano.
Oltre al fatto quindi che erano entrambi penitenti terziari francescani, e che svolsero opera di carità in ospizi per malati e poveri pellegrini, anche un elemento curioso li accomuna cioè il pane: S. Corrado nella grotta di Noto aveva la grazia di veder comparire pagnotte calde, portate dagli angeli e S. Rocco ebbe proprio qui in territorio di Piacenza, il fatto del cane che ogni giorno gli portava un grande pezzo di pane!
Stando alle date di vita di San Rocco fornite dagli studi del Diedo è logico e probabile pensare anche 'storicamente' che ci sia stato un incontro tra i due santi citati proprio qui nel territorio piacentino e quindi nel piccolo ospedale e conventino dei penitenti di Calendasco.
Rimane una ipotesi basata su studi antichi ma che se fossero un giorno confermati, possono ben dar luogo a questo fatto dell’incontro, e Calendasco era sulla via Francigena come ben sappiamo con certezza e quindi luogo principe di passaggio dei pellegrini diretti al passaggio del fiume Po.
Scrive il p. Fredegando da Anversa autorevole storico francescano:
"... A misura che crescevano la vita spirituale e l'operosità pubblica dei Terziari aumentava anche il loro attaccamento reciproco e si moltiplicavano le loro adunanze (vedi il grandioso Capitolo di Piacenza del 1280). In molti luoghi essi aprirono degli ospedali e degli ospizi per i poveri e pellegrini, dove necessariamente alcuni fratelli dovevano
prendere dimora...".
Comunque il fatto notevole è che i due Santi hanno lo stesso ordine terziario: san Rocco come pellegrino-infermiere e san Corrado Confalonieri penitente-romita.
Nelle piccole curiosità storiche a volte si nascondono grandi illuminazioni, San Rocco e S. Corrado alla fine li scopriamo degnamente riscoperti e venerati in tutta la terra piacentina.
Umberto Battini
14 agosto 2020
730 ANNI
LA NASCITA
730 ANNI FA NEL CASTELLO
Calendasco terra di San Corrado
Ricorre in questo anno la splendida memoria della nascita del Patrono di Calendasco: S. Corrado Confalonieri.
Se per causa covid non potremo farne memoria pubblica in qualche forma culturale almeno ne facciamo ricordo scritto.
Passata poi questa temperie vedremo come farne memoria in modo utile e concreto.
Intanto sappiamo che S. Corrado festeggia in questo 2020 il suo 730° compleanno: infatti nel 1290 in questo maestoso castello di proprietà dei Confalonieri, ha tratto la sua origine terrena e lo ricorda anche il Vescovo di Piacenza nel 1617 nel famoso Legato Sancto Conradi redatto in curia dal notaio e cancelliere vescovile.
Contro i fatti non c'è argomento che tenga ed è molto bello poter intanto fare memoria di questo fatto storico. San Corrado vive per certi versi anche per mezzo dei luoghi e dei monumenti che ne han visto la sua opera in vita.
Ricordiamo appunto il castello di Calendasco con il romitorio ospedale dei penitenti che lo accolsero nel 1315 e poi la grotta santa nella Valle dei Pizzoni a Noto dove visse da eremita. Grotta che ora è ben conservata nel Santuario a Lui dedicato e luogo principe della vita di San Corrado!
11 agosto 2020
CALDO E PO SECCO
PAROLE
PO...VERETTO
Il fiume in magra, l'acqua che è veramente sporca: colpa del Ticino e del Lambro?
Può essere ma non basta dirla così.
Intanto ogni tanto fanno dei tavoli sul Fiume cioè consessi per decidere sul futuro del Po ma effettivamente da annorum mai succede nulla! Ne ho visti e sentiti di tavoli per salvare il Po così tanti che negli anni che mi fan ridere quando si sente che adesso salveranno il Po.
Caro Po non prendertela passa tutto. Anche i tavoli.
7 agosto 2020
LUPO
ANCORA ALL'ATTACCO
UN BRANCO DI LUPI
Tornano alla carica i lupi!
La notizia fresca d'agosto: lupi dilaniano capre in quel d'una azienda agricola nel comune di Alseno.
Pochi mesi fa un attacco di lupi a Calendasco e a morire una vacca di una grande stalla locale.
Forse, come dicono già esperti, si aspetta che i lupi attacchino magari qualche ignaro camminatore a passeggiare in campagna.
Intervenire forse è l'ora!
3 agosto 2020
C'ERA UNA VOLTA IL BOA
piena del 2019 Masero di Calendasco - foto Umbe Battini |
30 luglio 2020
MAPPA 1587
28 luglio 2020
PO ANTICO
27 luglio 2020
SAN CORRADO
Il Corpo di S. Corrado nella ricognizione del 1990 |
25 luglio 2020
NOTO 2020
19 luglio 2020
L'AREA DI FIUME
9 luglio 2020
IL PO 2020
SIGERICO ANNO 990
6 luglio 2020
ABSIDE E SANTI
4 luglio 2020
PORTI SUL PO
1 luglio 2020
LUGLIO 2020
E' arrivato luglio! Quello bello caldo e afoso, quello che quando vedi i campi mietuti capisci che ci siamo: luglio è l'estate per davvero!
29 giugno 2020
FUOCO AL GRANO
VIDEO SHUTTLE SUL PO 2020
27 giugno 2020
PEDALI SUL PO
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