Arriva la notte più lunga e attesa dai bambini
SANTA LUCIA E L'ASINELLO
Carico di doni il dorso dell'animale che viaggia con la Santa
di Umberto Battini
Tradizione religiosa e non solo. La notte tra il 12 ed il 13 dicembre, qui al nord e specialmente qui nel piacentino, per i bambini è notte di attesa.
Nella notte buia e nebbiosa con tanto freddo, i bambini cercano di sentire "il campanello" che la Santa suona mentre è in cammino per distribuire giocattoli e anche dolci.
Ai bambini un pò monelli la Santa porta "carbone" ma con il trucco: è carbone di zucchero! Si mangia e molto volentieri si sgranocchia.
Santa Lucia viaggia con un asinello carico di giochi e allora è tradizione lasciare fuori dalla porta o sulla finestra, una ciotola di acqua e qualche bocconcino di pane secco.
La mattina porta meraviglia e gioia: l'asinello ha bevuto e mangiato e la Santa ha lasciato sulla tavola i suoi preziosi pacchetti ben incartati. Ognuno ha scritto per tempo una letterina in cui si chiedeva il dono preferito ma a volte compariva anche a fine letterina un "...oppure vedi tu, portami quello che vuoi!".
La lettera per Santa Lucia è solitamente guarnita di disegni che la ritraggono assieme al fedele asinello.
E' notte, quella del 12 e all'alba del 13, dopo che si è andati a letto presto, molto presto e con l'orecchio teso a scoprire rumori, sarà un risveglio frizzante e assonnatamente felice!
Anche stavolta niente carbone.
Finiva sempre così, e ancora oggi finisce così!
Santa Lucia inoltre ci protegge la vista! A lei furono donati due meravigliosi nuovi occhi azzurri, dopo che un carnefice glieli aveva strappati!
Un miracolo, immenso, per questa giovane Santa Vergine e Martire che amiamo da sempre e che per sempre accompagna il ricordo di noi adulti.
.
7 dicembre 2016
28 novembre 2016
PO E PIENA
NESSUN PERICOLO
LA PIENA DEL PO
IL NOSTRO AMATO FIUME
E' passata senza problemi questa ennesima piena del Grande Fiume
A Calendasco siamo abituati al fiume e alle sue piene, non spaventano nessuno, a parte in storici e quasi rari eventi di piena veramente di grande portata come ad esempio quella che abbiamo avuto nel 2000 e che portò un livello d'acque trattenute dall'argine maestro, di quasi 11 metri!
LA PIENA DEL PO
IL NOSTRO AMATO FIUME
E' passata senza problemi questa ennesima piena del Grande Fiume
A Calendasco siamo abituati al fiume e alle sue piene, non spaventano nessuno, a parte in storici e quasi rari eventi di piena veramente di grande portata come ad esempio quella che abbiamo avuto nel 2000 e che portò un livello d'acque trattenute dall'argine maestro, di quasi 11 metri!
Stavolta, in questo novembre, siamo arrivati a 7,50 metri.Non è stata quindi una piena paurosa come invece poteva sembrare da quel che dicevano alla televisione nei telegiornali.Anche stavolta tutto liscio, sia a Calendasco che in tutto il piacentino ma anche lungo tutta l'asta del Po.Il
Grande Fiume scorre ancora impetuoso ma generoso e nel giro di qualche
giorno tornerà sereno e lento dentro al suo letto e come sempre
continueremo ad ogni modo ad andarlo a vedere godendo della sua
grandiosità.
14 novembre 2016
CADUTI 2016
COMMEMORATI
ONORE E MEMORIA AI CADUTI
DI TUTTE LE GUERRE
Calendasco domenica 13 novembre 2016
I numeri: questi i Caduti di Guerra di Calendasco
- nella 1^ Guerra mondiale abbiamo avuto il tributo di 82 caduti
- nella 2^ Guerra mondiale abbiamo avuto ben 16 caduti e 17 dispersi con 6 civili morti
- nella "Liberazione" abbiamo avuto 3 vittime
Dopo il corteo dal Municipio in chiesa la solenne santa messa. Presenti autorità militari oltre al sindaco.
Finita la cerimonia con un corteo ci si è portati al Sacrario che è nella scuola del paese.
I bambini della scuola hanno intonato l'Inno di Mameli e la canzone del Piave.
Sono seguite le preghiere e cioè quella dei Reduci e Dispersi e quella dell'Alpino.
Il Sindaco ha tenuto un breve discorso.
Quindi don Fabio ha benedetto la corona di alloro che è stata deposta nel sacrario da due alpini del locale gruppo di Calendasco.
Un momento importante che però va detto, potrebbe essere più partecipato dagli abitanti del borgo, visto che la cerimonia serve a ricordare tanti nostri compaesani che han dato la vita per la Patria.
Umberto Battini
5 novembre 2016
CADUTI DELLE GUERRE
LA COMMEMORAZIONE
ANCHE CALENDASCO HA TANTI CADUTI
Domenica 13 novembre di questo 2016 si ricorderanno i Caduti di tutte le guerre
La data risulta diversa da quella ufficiale del 4 novembre inquanto le commemorazioni da parte del Comune e tutte con la santa messa, riguardano anche le località di Cotrebbia Nuova e Boscone Cusani.
Domenica ci ritroveremo alle ore 11.00 in Municipio da dove prenderà avvio il corteo che dirigerà verso la chiesa dove ci sarà la santa messa ed infine, sempre in corteo solennemente, andremo alla scuola del borgo dove c'è il sacrario nell'atrio che ricorda i Caduti di questo nostro amato borgo di Calendasco!
- nella 1^ Guerra mondiale abbiamo avuto il tributo di 82 caduti
- nella 2^ Guerra mondiale abbiamo avuto ben 16 caduti e 17 dispersi con 6 civili morti
- nella "Liberazione" abbiamo avuto 3 vittime
Umberto Battini
27 ottobre 2016
CIAMBELLINE DEI MORTI
Una tradizione piacentina
LA COLLANA DI BUSLANEI
Ogni bimbo e bimba ne aveva una al collo
di Umberto Battini
Andare alla messa dei defunti al cimitero per i bambini non è mai stato il massimo perchè sembrava interminabile e soprattutto per noi che ricordiamo quel periodo, quando l'autunno era davvero autunno e quindi il freddo e la nebbia "di mort" - dei morti, cioè di quel periodo - erano sempre presenti e puntigliosi.
La nebbia la potevi tagliare con una lama, ma incappottati e con dei cuffioni di lana, si resisteva a quella messa, tra adulti e parenti quasi mai visti.
Però alla fine di questa lunga ora -la lunghezza della messa all'aperto dipendeva dal prete che celebrava - avevi un premio: la collana delle ciambelline, che tra l'altro, potevi scegliere: dure o morbide!
Io personalmente adoravo quelle gonfie e dure, che sgranocchiarle era una lotta, ma alla fine si vinceva sempre e la povera ciambellina veniva ingoiata senza riserve.
La collanina di ciambelle la vendeva "al bùslanèr ad Sèrmat", un signore che aveva il dono della moltiplicazione (ma per la verità ero io che ero ingenuo bambinello) perchè lo ritrovavi ad ogni messa dei morti, in qualsiasi paese o frazione ti spostassi. E si, perchè quei giorni erano veramente pesanti per noi bambini, infatti i genitori ci trasportavano mattina e pomeriggio per cimiteri più o meno locali, dove ritrovavamo le radici, i nostri morti, nonni, bisnonni, zii e amici dei genitori, che quasi mai avevamo conosciuto e che ci guardavano da quelle lapidi in marmo scolorito dal tempo in piccole foto in bianco e nero d'una severità che ti metteva sull'attenti! Pareva che il parente defunto da quella foto in posa serissima, ti dicesse: "Ei, silenzio, rispetto, prega e va!".
Ma alla fine il premio era la collanina di ciambelline, che quell'omone messo appena fuori del cancello del cimitero con in mano decine di queste dolci collane, ti metteva la collo.
Dal cimitero di Calendasco mentre si tornava a piedi a casa, lentamente tra gruppi di adulti chiacchieroni, si cominciava a staccare la prima ciambella e la fortuna più grande per un bambino era anche data dal fatto che siccome tutti al collo ne avevamo una, non c'era pericolo di dover dividere la leccornia con fratelli e sorelle o amici vari.
Ognuno era "padrone" della sua ambita e dolce collana!
Ogni tradizione porta con se un racconto, una fatica che alla fine è sempre ripagata, e questo è il mio racconto, vero e vissuto, di qualche (forse già tanti!) anni fa.
LA COLLANA DI BUSLANEI
Ogni bimbo e bimba ne aveva una al collo
di Umberto Battini
Andare alla messa dei defunti al cimitero per i bambini non è mai stato il massimo perchè sembrava interminabile e soprattutto per noi che ricordiamo quel periodo, quando l'autunno era davvero autunno e quindi il freddo e la nebbia "di mort" - dei morti, cioè di quel periodo - erano sempre presenti e puntigliosi.
La nebbia la potevi tagliare con una lama, ma incappottati e con dei cuffioni di lana, si resisteva a quella messa, tra adulti e parenti quasi mai visti.
Però alla fine di questa lunga ora -la lunghezza della messa all'aperto dipendeva dal prete che celebrava - avevi un premio: la collana delle ciambelline, che tra l'altro, potevi scegliere: dure o morbide!
Io personalmente adoravo quelle gonfie e dure, che sgranocchiarle era una lotta, ma alla fine si vinceva sempre e la povera ciambellina veniva ingoiata senza riserve.
La collanina di ciambelle la vendeva "al bùslanèr ad Sèrmat", un signore che aveva il dono della moltiplicazione (ma per la verità ero io che ero ingenuo bambinello) perchè lo ritrovavi ad ogni messa dei morti, in qualsiasi paese o frazione ti spostassi. E si, perchè quei giorni erano veramente pesanti per noi bambini, infatti i genitori ci trasportavano mattina e pomeriggio per cimiteri più o meno locali, dove ritrovavamo le radici, i nostri morti, nonni, bisnonni, zii e amici dei genitori, che quasi mai avevamo conosciuto e che ci guardavano da quelle lapidi in marmo scolorito dal tempo in piccole foto in bianco e nero d'una severità che ti metteva sull'attenti! Pareva che il parente defunto da quella foto in posa serissima, ti dicesse: "Ei, silenzio, rispetto, prega e va!".
Ma alla fine il premio era la collanina di ciambelline, che quell'omone messo appena fuori del cancello del cimitero con in mano decine di queste dolci collane, ti metteva la collo.
Dal cimitero di Calendasco mentre si tornava a piedi a casa, lentamente tra gruppi di adulti chiacchieroni, si cominciava a staccare la prima ciambella e la fortuna più grande per un bambino era anche data dal fatto che siccome tutti al collo ne avevamo una, non c'era pericolo di dover dividere la leccornia con fratelli e sorelle o amici vari.
Ognuno era "padrone" della sua ambita e dolce collana!
Ogni tradizione porta con se un racconto, una fatica che alla fine è sempre ripagata, e questo è il mio racconto, vero e vissuto, di qualche (forse già tanti!) anni fa.
Umberto Battini
18 ottobre 2016
PROCESSIONE
BAMBINELLO DI PRAGA
COME OGNI ANNO ALL'APERTURA DELL'ANNO
CATECHISTICO
LA PROCESSIONE SOLENNE
A Calendasco domenica 16 ottobre, in una bella mattinata di sole, si è svolta la processione dalla scuola fino in chiesa a seguire la santa messa.
La vara con il Bambinello di Praga è stata portata da bambini e bambine del catechismo.
Questa ottima devozione è stata introdotta anni fa e questo prezioso Bambin Gesù è stato donato da un calendaschese doc il signor Marino Civardi e dalla sua famiglia, e tutto alla memoria della giovane figlia che anni fa è salita al Paradiso causa una grave malattia; il Marino - conosciutissimo e cattolicissimo uomo d'altri tempi! - e la moglie Marisa han così fatto alla chiesa questo dono prezioso e importantissimo.
La santa messa era affollata di gente e infine, nel cortile di fianco alla chiesa, sono state distribuite e vendute le castagne cotte sulla legna, buonissime caldarroste!
Ma anche un ottimo rinfresco aperto a tutti i parrocchiani ha accolto chi per un attimo, prima del pranzo, ha voluto fare due chiacchiere in compagnia, tra noi, gente di Calendasco, gente del Po, gente affabile.
COME OGNI ANNO ALL'APERTURA DELL'ANNO
CATECHISTICO
LA PROCESSIONE SOLENNE
A Calendasco domenica 16 ottobre, in una bella mattinata di sole, si è svolta la processione dalla scuola fino in chiesa a seguire la santa messa.
La vara con il Bambinello di Praga è stata portata da bambini e bambine del catechismo.
Questa ottima devozione è stata introdotta anni fa e questo prezioso Bambin Gesù è stato donato da un calendaschese doc il signor Marino Civardi e dalla sua famiglia, e tutto alla memoria della giovane figlia che anni fa è salita al Paradiso causa una grave malattia; il Marino - conosciutissimo e cattolicissimo uomo d'altri tempi! - e la moglie Marisa han così fatto alla chiesa questo dono prezioso e importantissimo.
La santa messa era affollata di gente e infine, nel cortile di fianco alla chiesa, sono state distribuite e vendute le castagne cotte sulla legna, buonissime caldarroste!
Ma anche un ottimo rinfresco aperto a tutti i parrocchiani ha accolto chi per un attimo, prima del pranzo, ha voluto fare due chiacchiere in compagnia, tra noi, gente di Calendasco, gente del Po, gente affabile.
Umberto Battini
30 settembre 2016
PO CALENDASCO 1898
Una pillola storica
SALVATAGGIO DALLE ACQUE
Durante una piena autunnale
di Umberto Battini
Ritrovo in una vecchia "Gazzetta" la notizia di un ammirevole salvataggio.
La nostra gente di fiume, da sempre legata a questo serpentone d'acqua chiamato Po, ha sempre avuto una attrazione per cui anche le piene erano ed ancora lo sono, motivo di curiosità.
E così un bambino, spintosi troppo appresso al fiume che stava lentamente crescendo per una piena, si trovò letteralmente sommerso dalle acque.
Riuscì a salvarsi arrampicandosi su di un albero ma restò in balia della corrente e dell'acqua che continuava a crescere minacciosa. Fortuna volle che qualcuno si avvide del piccolo e delle sue urla.
Due coraggiosi uomini di Calendasco, con una battellina, raggiunsero nella corrente il piccolo e riuscirono a salvarlo con grande pericolo anche per se stessi!
I due buoni salvatori, due calendaschesi da premiare, si chiamavano Emilio Barbieri pescatore di professione e Agostino Bianchi contadino.
Il fattaccio del salvataggio del fanciullo avvenne sul fiume Po a Calendasco il 17 ottobre 1898.
SALVATAGGIO DALLE ACQUE
Durante una piena autunnale
di Umberto Battini
Ritrovo in una vecchia "Gazzetta" la notizia di un ammirevole salvataggio.
La nostra gente di fiume, da sempre legata a questo serpentone d'acqua chiamato Po, ha sempre avuto una attrazione per cui anche le piene erano ed ancora lo sono, motivo di curiosità.
E così un bambino, spintosi troppo appresso al fiume che stava lentamente crescendo per una piena, si trovò letteralmente sommerso dalle acque.
Riuscì a salvarsi arrampicandosi su di un albero ma restò in balia della corrente e dell'acqua che continuava a crescere minacciosa. Fortuna volle che qualcuno si avvide del piccolo e delle sue urla.
Due coraggiosi uomini di Calendasco, con una battellina, raggiunsero nella corrente il piccolo e riuscirono a salvarlo con grande pericolo anche per se stessi!
I due buoni salvatori, due calendaschesi da premiare, si chiamavano Emilio Barbieri pescatore di professione e Agostino Bianchi contadino.
Il fattaccio del salvataggio del fanciullo avvenne sul fiume Po a Calendasco il 17 ottobre 1898.
Umberto Battini
28 settembre 2016
FRANCIGENA
INAUGURAZIONE
LA NUOVA BARCA PER PELLEGRINI
AL GUADO DI SIGERICO
Venerdì pomeriggio (orario purtroppo lavorativo e questo penalizza) si inaugura la nuova imbarcazione.
La Via Francigena a Calendasco è un bene culturale importantissimo.
LA NUOVA BARCA PER PELLEGRINI
AL GUADO DI SIGERICO
Venerdì pomeriggio (orario purtroppo lavorativo e questo penalizza) si inaugura la nuova imbarcazione.
La Via Francigena a Calendasco è un bene culturale importantissimo.
19 settembre 2016
CORTEO IN CITTA'
Città blindata
PASSA IL CORTEO DEL SINDACATO USB
Tutto si è svolto in modo corretto
di Umberto Battini
Sabato pomeriggio del 17 settembre, Piacenza si blinda e diventa un deserto.
Negozi chiusi, mercato ridotto e smantellato in anticipo.
Alle ore 13 già tutto in centro era "chiuso" e non si vedeva in giro anima viva a parte i primi gruppi di polizia antisommossa.
Le camionette della Celere posizionati nei luoghi strategici a bloccare alcune strade del centro.
Il corteo dell'USB che protestava per il fatto tragico del povero operaio rimasto schiacciato sotto ad un tir al polo logistico, aveva la partenza dalla piazza della stazione e dopo aver attraversato il centro città ha avuto la sua parte finale ai giardini di fronte alla stessa stazione.
Dopo circa due ore (partenza prevista ore 14) il corteo arrivava in centro composto da circa 1500 persone e uno sventolare un pò "malinconico" di bandiere rosse alcune con la "famosa" falce e martello gialla.
Urla di slogan, qualche fumogeno, ma infine niente fuori le righe perchè effettivamente il pericolo che qualche "sbandato" potesse creare problemi e qualche danno a cose e vetrine era nell'aria ma per fortuna è stato tutto sotto controllo.
Per chi ha assistito al passaggio di questo curioso corteo "rosso" la sensazione è stata di rivedere un vecchio filmato del '68, ma resta il fatto che la protesta è lecita quando si mantiene nella legalità.
Ho seguito il corteo solo nel suo passaggio nel cuore della città, piazza Cavalli, dove un buon numero di piacentini curiosi, da sotto i portici guardava e commentava.
Propongo alcune immagini di questa "insolita" giornata piacentina conclusa sotto ad una pioggia battente.
PASSA IL CORTEO DEL SINDACATO USB
Tutto si è svolto in modo corretto
di Umberto Battini
città deserta, mercato smantellato, dehors tolti già da mezzogiorno |
Sabato pomeriggio del 17 settembre, Piacenza si blinda e diventa un deserto.
Negozi chiusi, mercato ridotto e smantellato in anticipo.
Alle ore 13 già tutto in centro era "chiuso" e non si vedeva in giro anima viva a parte i primi gruppi di polizia antisommossa.
Le camionette della Celere posizionati nei luoghi strategici a bloccare alcune strade del centro.
Il corteo dell'USB che protestava per il fatto tragico del povero operaio rimasto schiacciato sotto ad un tir al polo logistico, aveva la partenza dalla piazza della stazione e dopo aver attraversato il centro città ha avuto la sua parte finale ai giardini di fronte alla stessa stazione.
Dopo circa due ore (partenza prevista ore 14) il corteo arrivava in centro composto da circa 1500 persone e uno sventolare un pò "malinconico" di bandiere rosse alcune con la "famosa" falce e martello gialla.
Urla di slogan, qualche fumogeno, ma infine niente fuori le righe perchè effettivamente il pericolo che qualche "sbandato" potesse creare problemi e qualche danno a cose e vetrine era nell'aria ma per fortuna è stato tutto sotto controllo.
Per chi ha assistito al passaggio di questo curioso corteo "rosso" la sensazione è stata di rivedere un vecchio filmato del '68, ma resta il fatto che la protesta è lecita quando si mantiene nella legalità.
Ho seguito il corteo solo nel suo passaggio nel cuore della città, piazza Cavalli, dove un buon numero di piacentini curiosi, da sotto i portici guardava e commentava.
Propongo alcune immagini di questa "insolita" giornata piacentina conclusa sotto ad una pioggia battente.
16 settembre 2016
OPERA PARROCCHIALE 1894
IL CONSIGLIO DELLA PARROCCHIA
NE FACEVANO PARTE I NOBILI
NE FACEVANO PARTE I NOBILI
La Fabbrica della Parrocchia, cioè il gruppo di persone che dovevano deliberare circa le spese della chiesa di Calendasco, era composto dai nobili del paese.
Sorprende leggere quanti essi fossero ad abitare in questa terra piacentina.
L'avvocato Lancillotto Anguissola era il Presidente (sappiamo il bene che la nobil donna Maria Vittoria Anguissola ha fatto a Calendasco donando immensi beni mobili e immobili).
Ne faceva poi parte il dottor Giacomo Antonini, proprietario della "Villa" che fu dei Dal Verme, il conte Francesco Falconi, e poi Luigi Briola e Ferdinando Tirelli con il parroco don Egidio Agazini.
Dai Registri dei vari secoli, scopriamo che ad esempio anche il conte Perletti ne fece parte, leggiamo che il consiglio deliberava non solo circa le spese per il mantenimento della chiesa e della casa canonica ma decideva anche circa l'acquisto dei paramenti sacri e degli oggetti liturgici.
Interessanti le delibere per lavori alla chiesa, per l'organo e per le pitture.
Di queste sedute del consiglio veniva mantenuta una memoria scritta molto scrupolosa e chiara che ci consente di capire come e quando vennero apportate modifiche importanti e come erano organizzate le varie celebrazioni solenni quando ad esempio richiedevano un intervento economico per la miglior riuscita ad esempio della solennità patronale di San Corrado.
Umberto Battini
5 settembre 2016
FESTA PRO SLA
PIAZZALE DELLA PISCINA GREMITO
UNA FESTA NELLA FESTA
PER UN'OPERA MERITORIA
di Umberto Battini
Sabato 3 agosto, una notte estiva caldissima! Sulla piazza di fronte alla piscina di Calendasco, si è svolta la 2^ Festa della Speranza pro SLA.
La raccolta di fondi da destinare alla ricerca su questa malattia molto invalidante è stata un successo pieno.
Centinaia di persone sedute ai tavoli a mangiare e bere ottimo cibo piacentino.
Altre decine di persone dislocate davanti alla balera dove per primi si sono esibiti a titolo gratuito ben sei artisti e comici di Colorado Cafè quelli della trasmissione di Italia1.
Personalmente ho potuto prestare la mia opera volontaria facendo servizio staff in cucina.
Complimenti a Cristian Dalmiglio e moglie che hanno organizzato questa manifestazione e a loro va tutto il merito di questa iniziativa benefica.
La maglietta con il motto ideata da Cristian per tutti noi volontari.
In effetti la festa ha avuto una connotazione "Mariana" molto forte, anche perchè Cristian è legato effettivamente/affettivamente in modo implacabile con Mediugorje.
UNA FESTA NELLA FESTA
PER UN'OPERA MERITORIA
di Umberto Battini
Sabato 3 agosto, una notte estiva caldissima! Sulla piazza di fronte alla piscina di Calendasco, si è svolta la 2^ Festa della Speranza pro SLA.
La raccolta di fondi da destinare alla ricerca su questa malattia molto invalidante è stata un successo pieno.
Centinaia di persone sedute ai tavoli a mangiare e bere ottimo cibo piacentino.
Altre decine di persone dislocate davanti alla balera dove per primi si sono esibiti a titolo gratuito ben sei artisti e comici di Colorado Cafè quelli della trasmissione di Italia1.
Personalmente ho potuto prestare la mia opera volontaria facendo servizio staff in cucina.
Complimenti a Cristian Dalmiglio e moglie che hanno organizzato questa manifestazione e a loro va tutto il merito di questa iniziativa benefica.
La maglietta con il motto ideata da Cristian per tutti noi volontari.
In effetti la festa ha avuto una connotazione "Mariana" molto forte, anche perchè Cristian è legato effettivamente/affettivamente in modo implacabile con Mediugorje.
1 settembre 2016
NOTO NEL CUORE
ESTATE 2016
XXIV TRASLAZIONE
E TRADIZIONALI FESTEGGIAMENTI
XXIV TRASLAZIONE
E TRADIZIONALI FESTEGGIAMENTI
Per me lo sapete bene, parlare di SAN CORRADO significa puntare su NOTO e CALENDASCO.
E così anche in questa estate l'UOMO SANTO nato a Calendasco nel 1290 - S. Corrado Confalonieri il francescano! - è stato solennemente e con una marea di fedeli, festeggiato! Noto lo ha coccolato per ben 4 volte in questo anno 2016.
Le due grandiose processioni della Traslazione del Santo Corpo dalla cattedrale fino al Santuario che rinchiude la grotta dei Miracoli! a circa 7 km dalla città! E poi quella del ritorno.
Quindi le due tradizionali processioni agostane di fine agosto.
E' stato un tripudio di fedeli e devoti. A Noto per San Corrado stravedono tutti, ma tutti, proprio tutti.
Io dal mio piccolo paesello di Calendasco partecipo come posso (oltre ad esser andato a Noto ovvio!).
Comunque io resto in unione spirituale e umana con Noto e tanti miei "fratelli" devoti.
E quindi durante le due feste di fine agosto partecipo dalla terra natale di San Corrado mettendomi addosso la domenica mattina, alla santa messa, la mia bella amata maglia di Portatore di Cilio!
20 agosto 2016
NOTO 2016
CON SAN CORRADO
NELLA GROTTA
Da Calendasco a Noto
alcuni AMICI DEVOTI - io tra la Corrada e la Veronica e Corrado (a Noto ho letteralmente centinaia di AMICI) |
E' stata come sempre una emozione enorme, molto grande, da spaccare il cuore!
Una emozione che toglie il fiato!
Vedere San Corrado, l'Uomo di Calendasco, lì nella grotta dei Miracoli, coccolato da migliaia di devoti netini, che per la maggior parte oltre a donargli preghiere e canti dell'Inno, piangono lacrime commosse!
Ed io ero là, accanto a lui come faccio ormai da anni, anche io "coccolato" dai netini e non eagero!
Ti amo immensamente Corrado Santo Patrono di Noto e Calendasco, che mi hai dato e mi dai ininterrotte grazie e mi converti tenendomi con i piedi per terra umanamente e tenendomi innalzato al desiderio del Cielo con l'anima! Mio amato Patrono!
Umbe Battini
in questa ARCA d'argento è il CORPO SANTO di SAN CORRADO |
il PARADISO di SAN CORRADO |
veglia al portone del SANTUARIO durante la S. Messa (io c'ero in divisa Portatore di Cilio) |
veglia d'onore all'ARCA nella GROTTA durante la S. Messa (Corrado e la Veronica) |
10 agosto 2016
AGOSTO A NOTO
AGOSTO CORRADIANO
NELLA CITTA' CHE LO ACCOLSE
NOTO FEDELE A SAN CORRADO
di Umberto Battini
E' arrivato circa nel 1343 a Noto.
Giungeva da Palazzolo, poco più a nord e a qualche chilometro dalla città.
Lì lo avevano fatto fuggire inseguito da cani, non immaginavano che quell'uomo in saio grigio, un pò malandato e barbuto era un Santo!
Era già Santo quando giunge a Noto!
Lo sostengo da sempre. Ed il perchè è presto detto: quando comincia a vivere a Noto da tranquillo fraticello eremita, alla prima occasione di far del bene si mostra per quel che era divenuto: un Uomo in Grazia di Dio, Amato da Dio! Infatti quando il suo povero amico calzolaio gli mostra il piccolo figlio malato d'una fastidiosa e deformante ernia inguinale, Corrado il Santo! gli fa un semplice segno di croce su quella gonfia carne ricoperta di umili stracci. Poi si allontana, torna al suo nascondimento. Intanto il piccolo, per prodigio, perde il gonfiore, il dolore svanisce e l'ernia è vinta! Non c'è più! Da lì i nuticiani s'accorgono di quell'Uomo speciale. Non vuole niente da nessuno ma a tutti dà! Altri miracoli si sussegguono.
Nella grotta santa dei Tre Pizzoni appare con facilità del pane caldo, che il Santo dona a chi è affamato.
Mai e poi mai mostrerà un vanto, una parola di elogio per se stesso, mai! Nemmeno quando lo prenderanno a bastonate, nemmeno quando il Vescovo di Siracusa gli fa una visita inquisitiva, insomma mai!
Noto e la gente di questa terra sicula lo hanno non amato, ma stra-amato da subito, da quel 1343 e fino ad oggi senza interruzione e così sarà per sempre, potete starne certi.
Potrei continuare ancora per molto a scrivere della potente e benedetta devozione fedele verso San Corrado Confalonieri da parte della gente di Noto, da secoli, da tanti secoli! Calendasco è altrettanto legata al Santo Incendiario, certamente in una forma meno sanguigna ma da quello che sappiamo dalla storia locale, il Patrono in questo luogo piacentino è stato molto amato e grazie a Dio ora rivalutato sebbene sempre a passo lento. Forse questo è dato dal fatto che siamo gente di PO che scorre lento ma inesorabile, senza sosta e forse anche la devozione è stata così, non troppo gridata ma sempre portata avanti e da ben ormai 400 anni come Patronato del borgo.
Quest'anno speciale, dedicato alla Misericordia dal Papa, ci ha regalato la 24^ Traslazione dell'arca che contiene il corpo di S. Corrado dalla cattedrale di Noto fino al Santuario che ingloba la grotta!
Così in questo agosto 2016 le processioni con il Corpo del Santo saranno ben quattro!
Quanto sono intimamente innamorato di Noto per via di San Corrado ormai lo sanno tutti.
Ormai a Noto ho così tanti amici che posso senza dubbio dire di essere mezzo netino e queste amicizie me le ha donate San Corrado, dalla prima all'ultima!
Spero di diventare un uomo migliore, col tempo, con pazienza seguendo l'Amato Corrado santo eremita francescano, intanto posso ammettere che se provo amore per il Tabernacolo e per la Madonna una buona fetta di conversione me l'ha donata, miracolata, proprio lui Corrado Confalonieri. Grazie.
NELLA CITTA' CHE LO ACCOLSE
NOTO FEDELE A SAN CORRADO
di Umberto Battini
E' arrivato circa nel 1343 a Noto.
Giungeva da Palazzolo, poco più a nord e a qualche chilometro dalla città.
Lì lo avevano fatto fuggire inseguito da cani, non immaginavano che quell'uomo in saio grigio, un pò malandato e barbuto era un Santo!
Era già Santo quando giunge a Noto!
Lo sostengo da sempre. Ed il perchè è presto detto: quando comincia a vivere a Noto da tranquillo fraticello eremita, alla prima occasione di far del bene si mostra per quel che era divenuto: un Uomo in Grazia di Dio, Amato da Dio! Infatti quando il suo povero amico calzolaio gli mostra il piccolo figlio malato d'una fastidiosa e deformante ernia inguinale, Corrado il Santo! gli fa un semplice segno di croce su quella gonfia carne ricoperta di umili stracci. Poi si allontana, torna al suo nascondimento. Intanto il piccolo, per prodigio, perde il gonfiore, il dolore svanisce e l'ernia è vinta! Non c'è più! Da lì i nuticiani s'accorgono di quell'Uomo speciale. Non vuole niente da nessuno ma a tutti dà! Altri miracoli si sussegguono.
Nella grotta santa dei Tre Pizzoni appare con facilità del pane caldo, che il Santo dona a chi è affamato.
Mai e poi mai mostrerà un vanto, una parola di elogio per se stesso, mai! Nemmeno quando lo prenderanno a bastonate, nemmeno quando il Vescovo di Siracusa gli fa una visita inquisitiva, insomma mai!
Noto e la gente di questa terra sicula lo hanno non amato, ma stra-amato da subito, da quel 1343 e fino ad oggi senza interruzione e così sarà per sempre, potete starne certi.
Potrei continuare ancora per molto a scrivere della potente e benedetta devozione fedele verso San Corrado Confalonieri da parte della gente di Noto, da secoli, da tanti secoli! Calendasco è altrettanto legata al Santo Incendiario, certamente in una forma meno sanguigna ma da quello che sappiamo dalla storia locale, il Patrono in questo luogo piacentino è stato molto amato e grazie a Dio ora rivalutato sebbene sempre a passo lento. Forse questo è dato dal fatto che siamo gente di PO che scorre lento ma inesorabile, senza sosta e forse anche la devozione è stata così, non troppo gridata ma sempre portata avanti e da ben ormai 400 anni come Patronato del borgo.
Quest'anno speciale, dedicato alla Misericordia dal Papa, ci ha regalato la 24^ Traslazione dell'arca che contiene il corpo di S. Corrado dalla cattedrale di Noto fino al Santuario che ingloba la grotta!
Così in questo agosto 2016 le processioni con il Corpo del Santo saranno ben quattro!
Quanto sono intimamente innamorato di Noto per via di San Corrado ormai lo sanno tutti.
Ormai a Noto ho così tanti amici che posso senza dubbio dire di essere mezzo netino e queste amicizie me le ha donate San Corrado, dalla prima all'ultima!
Spero di diventare un uomo migliore, col tempo, con pazienza seguendo l'Amato Corrado santo eremita francescano, intanto posso ammettere che se provo amore per il Tabernacolo e per la Madonna una buona fetta di conversione me l'ha donata, miracolata, proprio lui Corrado Confalonieri. Grazie.
Umberto Battini
5 agosto 2016
SAN ROCCO FRATE TERZIARIO
DA SECOLI SEGNATO NEL CATALOGO
DEI SANTI DEL TERZO ORDINE FRANCESCANO
SAN ROCCO FRATELLO DI SAN CORRADO
VESTIVANO LO STESSO ABITO PENITENZIALE
E' stata una sopresa anche per me, quando anni fa, venni a conoscenza del fatto che S. Rocco sia un penitente terziario francescano.
Come usava storicamente per i terziari, l'attività cui si dedicavano principalmente era la cura dei malati negli ospedali.
San Rocco è stato un "infermiere" pellegrino di ospitio in ospitio. Anche S. Corrado dè Confalonieri è stato frate nell'ospedale francigeno di Calendasco ove era il passaggio del fiume Po.
Calendasco vanta un secolare ospitio-conventino di frati terziari di S. Francesco che già dal 1280 era governato da frate Aristide.
A Calendasco, nella località a 1 km dal borgo detta Arena, esisteva già dal 1400 un oratorio dedicato a San Rocco.
Lo testimonia una carta della visita pastorale del vescovo di Piacenza del XVI secolo.
San Rocco venerato contro la peste anche in Calendasco dove sappiamo che furono storicamente aperti dei lazzaretti per coloro che erano colpiti da questo morbo, la testimonianza più recente è quella del 1800 quando il territorio piacentino venne colpito dal colera. In un mio articolo del 2012 pubblicato sul quotidiano di Piacenza, ipotizzai anche che S. Rocco e S. Corrado abbiano potuto lavorare insieme forse nell'ospitio di Calendasco.
Stando ad alcuni dati storici - io mi attengo agli studi del 1400 del Diedo - le date possono coincidere con la sosta di San Rocco in terra piacentina e specialmente a Sarmato, ma se teniamo vivo il fatto che S. Rocco era terziario, (Piacenza era terra di tantissimi di questi uomini, basta ricordare il Capitolo tenuto in città nel 1280) non escludiamo possa anche esser passato per l'ospedale dei frati sotto la guida del beato Aristide.
Certamente in Sarmato e a Piacenza nello stupendo oratorio dedicato al Santo della Peste si venera profondamente e farne memoria è importantissimo.
Viva quindi i due "frati terziari" pellegrini: Rocco e Corrado!
DEI SANTI DEL TERZO ORDINE FRANCESCANO
SAN ROCCO FRATELLO DI SAN CORRADO
VESTIVANO LO STESSO ABITO PENITENZIALE
E' stata una sopresa anche per me, quando anni fa, venni a conoscenza del fatto che S. Rocco sia un penitente terziario francescano.
Come usava storicamente per i terziari, l'attività cui si dedicavano principalmente era la cura dei malati negli ospedali.
San Rocco è stato un "infermiere" pellegrino di ospitio in ospitio. Anche S. Corrado dè Confalonieri è stato frate nell'ospedale francigeno di Calendasco ove era il passaggio del fiume Po.
Calendasco vanta un secolare ospitio-conventino di frati terziari di S. Francesco che già dal 1280 era governato da frate Aristide.
A Calendasco, nella località a 1 km dal borgo detta Arena, esisteva già dal 1400 un oratorio dedicato a San Rocco.
Lo testimonia una carta della visita pastorale del vescovo di Piacenza del XVI secolo.
San Rocco venerato contro la peste anche in Calendasco dove sappiamo che furono storicamente aperti dei lazzaretti per coloro che erano colpiti da questo morbo, la testimonianza più recente è quella del 1800 quando il territorio piacentino venne colpito dal colera. In un mio articolo del 2012 pubblicato sul quotidiano di Piacenza, ipotizzai anche che S. Rocco e S. Corrado abbiano potuto lavorare insieme forse nell'ospitio di Calendasco.
Stando ad alcuni dati storici - io mi attengo agli studi del 1400 del Diedo - le date possono coincidere con la sosta di San Rocco in terra piacentina e specialmente a Sarmato, ma se teniamo vivo il fatto che S. Rocco era terziario, (Piacenza era terra di tantissimi di questi uomini, basta ricordare il Capitolo tenuto in città nel 1280) non escludiamo possa anche esser passato per l'ospedale dei frati sotto la guida del beato Aristide.
Certamente in Sarmato e a Piacenza nello stupendo oratorio dedicato al Santo della Peste si venera profondamente e farne memoria è importantissimo.
Viva quindi i due "frati terziari" pellegrini: Rocco e Corrado!
Umberto Battini
1 agosto 2016
VIDEO CANALE YOUTUBE
COMUNICAZIONE
di
Umberto Battini
E' possibile vedere i VIDEO su YOU TUBE del mio canale personale, di cultura e devozione, Calendasco e S. Corrado e tanto altro.
Sempre nuovi video saranno messi, un modo facile e semplice per restare "collegati" con Calendasco e scoprire questi luoghi!
CLICCA QUI e VEDI
di
Umberto Battini
E' possibile vedere i VIDEO su YOU TUBE del mio canale personale, di cultura e devozione, Calendasco e S. Corrado e tanto altro.
Sempre nuovi video saranno messi, un modo facile e semplice per restare "collegati" con Calendasco e scoprire questi luoghi!
CLICCA QUI e VEDI
la pagina dei Video di UMBE |
28 luglio 2016
LONGOBARDI A KALENDASCO
Circa il Codice Diplomatico Longobardo
IL PAESE SUL PO E' NEI DOCUMENTI
La documentazione è ricca e importante
di Umberto Battini
Un paese fondato dai Longobardi poteva non trovarsi citato nei documenti più antichi?
Scritto con la Kappa o con la "ci" il paese che ha dato la nascita a San Corrado Confalonieri nel 1290 ha il grande onore e l'onere di essere citato nel famoso Codice Diplomatico del quale la raccolta più copiosa è quella di uno storico di grandezza speciale cioè Carlo Troya.
Lo studio di questi Regesti è particolarmente arduo ma vi assicuro che alla fine il risultato è gratificante!
E così ritrovare Kalendasco quale paese vivo già 1300 anni fa è motivo di orgoglio per questa nostra terra prettamente e da sempre dedita all'agricoltura.
IL PAESE SUL PO E' NEI DOCUMENTI
La documentazione è ricca e importante
di Umberto Battini
particolare di uno dei volumi |
Scritto con la Kappa o con la "ci" il paese che ha dato la nascita a San Corrado Confalonieri nel 1290 ha il grande onore e l'onere di essere citato nel famoso Codice Diplomatico del quale la raccolta più copiosa è quella di uno storico di grandezza speciale cioè Carlo Troya.
Lo studio di questi Regesti è particolarmente arduo ma vi assicuro che alla fine il risultato è gratificante!
E così ritrovare Kalendasco quale paese vivo già 1300 anni fa è motivo di orgoglio per questa nostra terra prettamente e da sempre dedita all'agricoltura.
25 luglio 2016
A NOTO AGOSTO CORRADIANO
INIZIA L'AGOSTO DI SAN CORRADO
NOTO IN FESTA
PER OLTRE UN MESE ONORE E DEVOZIONE AL PATRONO
di Umberto Battini
NOTO IN FESTA
PER OLTRE UN MESE ONORE E DEVOZIONE AL PATRONO
di Umberto Battini
Iniziano lunedi 25 luglio i solenni festeggiamenti in onore del Patrono San Corrado Confalonieri nella città sicula di Noto.
Alle ore 18 tra un tripudio di fedeli, di Cilii e emozione l'Urna che contiene il corpo del Santo sarà calato dalla Cappella ove è custodito e collocato sull'altare maggiore.
Sabato notte alle ore 24, entrando quindi nella domenica, ci sarà la processione notturna fino al Santuario ove l'Urna sarà esposta nella grotta ove S. Corrado visse e morì in santità fino al 20 di agosto!
Questa è la XXIV Traslazione storica!
uno degli articoli sul quotidiano dei Netini a Calendasco - questo è del 21 febbraio 2015 |
Volevo quindi fare un gemellaggio spirituale in unione con i netini ricordando quando un anno e mezzo fa - febbraio 2015! - Noto si portò a Calendasco perchè fu donato dai Portatori dei Cilii un enorme e decorato Cilio al Patrono del borgo sul fiume Po.
Con grande festa accogliemmo i netini a Calendasco e per una intera settimana il quotidiano di Piacenza Libertà ci dedicò ogni giorno un grande articolo!
Questa giornata del 25 luglio 2015 la festeggiamo in unione con i netini, nostri fratelli maggiori della devozione!
Viva sempre San Currau!
U. B.
20 luglio 2016
COME ME PIU' DI ME
SCORRENDO TRA LE CARTE DEVOZIONALI
I MIEI COMPAESANI CENT'ANNI FA
AMAVANO SAN CORRADO
SENZA RISERVE
Li prendo ad esempio e non mollo!
di Umberto Battini
Io che "frugo" la Vita del Patrono da ormai vent'anni mi sono accorto che la gente di Calendasco, e in prima fila c'era sempre l'arciprete parroco del tempo, molto si sono distinti in devozione sfegatata verso San Corrado il Patrono!
Lo testimoniano decine di carte dell'archivio, verbali e memorie, firmate e controfirmate. Infatti il Patronato ha 400 anni, per cui nei secoli questa affezione al Santo Corrado è sempre più cresciuta.
Ce ne sarebbe da dire, ad esempio han fatto fare affreschi corradiani, oggi coperti dallo scialbo ma ancora "vivi" lì sotto, la statua, le due reliquie richieste a Noto e avute direttamente da là con tanto di sigillo vescovile! La campana dedicata al Patrono etc etc...
Ora mi voglio soffermare su una carta scritta di pugno nel 1926 dal parroco don Giovanni Caprara che oltre ad aver chiesto una delle due reliquie al vescovo di Noto e la ottenne, era devotissimo!
Scrive questa lettera ai discendenti dei Confalonieri di Piacenza.
Dice che S. Corrado salvò Noto dalla peste e Calendasco dalla piena del fiume Po e da altre calamità naturali.
Chiede un aiuto economico per far fare un grandioso affresco sopra al portone interno della chiesa, che rappresenta San Corrado che protegge il paese di Calendasco dalla piena del Po e altri danni.
Dice di avere tanta gratitudine verso il Patrono e che anche gli abitanti del borgo han già fornito una somma per pagare parte dell'affresco.
E infatti questa pittura fu poi eseguita ed ancora si trova sotto lo scialbo, sarebbe interessante "rivederla" così come le altre pitture nella volta.
Fatto sta che don Caprara mi ha dato un bell'esempio di devozione e fedeltà al patrono, in prima persona il parroco si spendeva per far sì che l'amore al Santo rimanesse vivo come lo era già da secoli!
Quindi niente di nuovo sotto al sole, che ci sia stato un "don Caprara" oppure oggi ci sia "un Battini" a spingere sulla devozione nulla cambia! Non mi vergogno assolutamente di amare profondamente S. Corrado Confalonieri che è nato nel paese ove anche io sono nato e battezzato, e ringrazio don Federico Peratici che mi ha cresciuto a "pane e San Corrado" da bambino!
Sò molto bene che al paese della mia devozione qualcuno ride sotto i baffi, qualcuno mi ride alle spalle e qualcuno, i più intelligenti, mi fanno della buona e sana ironia e mi comprendono e anzi mi incoraggiano e loro stessi "s'avvicinano" al Patrono!
San Corrado mi ha fatto avvicinare meglio e più seriamente alla Madonna e a Gesù e al Tabernacolo Santo!
Non potevo chiedere di meglio!
E sono tremendamente innamorato di Noto e specialmente del Corpo Santo di Corrado Confalonieri e di quella grotta santa che è custodita nel Santuario!
Viva Calendasco e viva Noto con la sua e "mia" gente!
voster
Umberto Battini
19 luglio 2016
ORGANO E CANTORIA
IL PRIMO STRUMENTO FU PRESO NEL 1893
L'ORGANO E LA CANTORIA
NELLA CHIESA DI CALENDASCO
di Umberto Battini
Dai Registri parrocchiali scopriamo che prima del 1893 la chiesa non possedeva un organo per cui deduciamo che i canti fino ad allora furono principalmente gregoriani.
Sappiamo anche che però, non ostante l'organo fosse presente, nei primi decenni del 1900 la festa patronale di San Corrado veniva solennizzata facendo arrivare da Piacenza una piccola orchestra di archi.
Svariate volte l'organo ed il mantice furono restaurati nel corso del tempo.
In quel 1893 fu acquistato un vecchio organo dismesso ma nel 1903 ne fu costruito uno completamente nuovo.
L'organo attuale della chiesa è appunto di questa data, la differenza è stata che nel 1971 la cantoria sospesa venne eliminata e l'organo abbassato al livello del presbiterio. Tutto questo ad opera dell'arciprete don Federico Peratici che appunto nei primi anni '70 fece gli adeguamenti voluti con il Concilio Vaticano II.
Nell'immagine che vedete datata 1966 si nota l'organo sospeso con la cantoria e sono visibili gli affreschi fatti nei primi anni del 1900 dal pittore Alberico Bossi.
particolare estratto da immagine del 1966 - foto proprietà Corini/Molinari |
Grazie per l'immagine alla fam. Corini/Molinari
Umberto Battini
18 luglio 2016
ACCADDE NEL 1890
Un episodio sacrilego
IL FURTO IN CHIESA
Accadde nell'agosto del 1890
di Umberto Battini
IL FURTO IN CHIESA
Accadde nell'agosto del 1890
di Umberto Battini
particolare della memoria del 1890 lasciataci dal parroco del tempo don Egidio Agazzini |
Nella notte tra il 20 ed il 21 agosto del 1890 (126 anni fa ndr) si verificò un increscioso episodio. Dal tabernacolo dell'altare maggiore in chiesa a Calendasco furono rubati la pisside e l'ostensorio entrambi d'argento.
Ovviamente la pisside era piena delle Sacre Specie per cui l'episodio risultò ancor più sgradevole.
Oltre agli atti riparatori con riti la popolazione del borgo si mobilitò immediatamente e furono riacquistati un nuovo ostensorio con custodia ed una pisside con coppa d'argento per richiuderla.
L'episodio sacrilego è riportato accuratamente in un registro della parrocchia, scritto di pugno, arciprete e parroco era don Egidio Agazzini.
Come scopriamo nulla di nuovo sotto il sole! Episodi che sempre si sono verificati e che ancora ai nostri tempi capitano.
Quello che incuriosisce è sapere quale fine avran fatto quelle ostie consacrate contenute nella pisside, probabilmente a quei giorni, non poca era l'indigenza e si può ipotizzare che qualche furfante, non necessariamente del luogo, abbia forzato quel tabernacolo per impossessarsi di quegli oggetti di culto in argento e di un certo valore.
Umberto Battini
17 luglio 2016
19 febbraio 2016
SICILIA 19 FEBBRAIO
un articolo del quotidiano nazionale
LA SICILIA
del 19 febbraio 2016 venerdì PATRONALE di SAN CORRADO
a firma del grande giornalista di Noto Ottavio Gintoli
Legame a distanza nel nome di San Corrado. Mentre oggi Noto si veste a festa per una giornata interamente dedicata agli appuntamenti religiosi con il suo santo patrono, a Calendasco, piccolo comune in provincia di Piacenza dove San Corrado nacque, viene esposta una statua in gesso, restaurata e ripristinata dopo quasi 4 decenni. Tutto grazie all’impegno di due devoti di San Corrado: Veronica Rizza, netina trasferita al nord, e Umberto Battini, che invece vive a Piacenza, studioso e agiografo di San Corrado. La statua sarà esposta nella piccola chiesa di Santa Maria Assunta di Calendasco, chiesa dove da oltre 4 secoli si venera San Corrado Confalonieri, santo patrono anche del piccolo comune in provincia di Piacenza. Quello di Veronica Rizza e Umberto Battini è stato un gesto di devozione nei confronti del santo ma soprattutto di condivisione con gli altri fedeli. Si sono impegnati lavorando compatibilmente con i propri impegni per restituire il colore alla statua, usurata dal tempo e che per la comunità di Calendasco ha una certa rilevanza storica dato che secondo fonti storiche attendibili proprio in quest’anno compie un secolo di vita. La statua raffigura San Corrado nel solito atteggiamento di pace e tranquillità, con lo sguardo rasserenante e col vangelo in mano, oltre al consueto abito da penitente e ai piedi il teschio simbolo degli eremiti. Fu commissionata nel 1915 per i festeggiamenti del IV centenario della beatificazione di San Corrado e negli anni successivi era usata durante le processioni tra le caratteristiche strade del piccolo borgo piacentino. E’ alta circa 180 centimetri e per la cerimonia di inaugurazione erano presenti anche i discendenti della famiglia Confalonieri, oltre al vescovo di Piacenza di allora. I 2 devoti a San Corrado hanno impugnato i pennelli per rimuovere la polvere, dato che per molti anni la statua è stata inutilizzata, e poi hanno definito qualche dettaglio di colore dovuto al passare degli anni. Ripristinata in tempo per la festa di oggi, resterà esposta nella chiesa di Santa Maria Assunta per qualche settimana ma non sarebbe una sorpresa se restasse anche per qualche giorno in più. Nonostante la distanza geografica, tra Calendasco e Noto si è creato una sorta di gemellaggio religioso. Le due città sono accomunate dallo stesso santo patrono, appunto San Corrado Confalonieri, il quale nacque a Calendasco nel 1290 e morì a Noto il 19 febbraio del 1351. Nel 2015 una delegazione netina giunse nel piccolo borgo per una giornata interamente dedicata al culto di San Corrado, organizzata all’interno dei festeggiamenti del V centenario della beatificazione.
Ottavio Gintoli
11 febbraio 2016
STUDI CORRADIANI
Dalla
nobiltà alla polvere fino
alla santità
di S. Corrado piacentino
di S. Corrado piacentino
di Umberto Battini
Una figura di religioso
significativa: il nobile cacciatore poi incendiario, il penitente che si fà
pellegrino, il taumaturgo che letteralmente “fa comparire” pane angelico, come
richiamo alla manna del deserto – la sua vita nel deserto simbolizzato
dall’isolamento nella grotta presso Noto ove muore il 19 febbraio 1351.
Sulla origine del santo dalla nobile
casata dei Confalonieri non lascian dubbi nemmeno gli stessi Giurati della
città di Noto, che nella triplice lettera inviata nel 1610 agli Anziani e
Priori di Piacenza, al Vescovo Conte mons. Rangoni ed al Farnese scrivono: “si
ben fiorì di virtù Eremita et oggi reluce fra beati, già nel secolo fu
cavaliero della famiglia Confaloniera e segnalatissimo nella patria per aver
lasciata in un monasterio di quella la moglie e distribuito li beni fra quali
s’è fatta coniectura d’alcuni curiosi esserci stato il Castello Calendasco…”.
E la risposta dei Giurati
piacentini non tardò, con la lettera del 14 maggio 1611 inviata a Noto essi li
informarono dell’esito delle ricerche negli archivi allegando alla stessa una
lunga relazione ove si legge che “il più vecchio della stirpe Confalloniera”
ha il privilegio “d’accompagnare il nuovo Vescovo quando entra
Pontificalmente la prima volta”, ma più clamorosamente questa relazione
rivela che nel monastero di S. Chiara di Piacenza “per molta diligenza usata
da persone autorevoli, altro non si è trovato che la notizia d’una suora
Gioanina Confalloniera, che specialmente viveva nel 1340 et anco nel 1356.
Detta qual suora si dice che, rispetto al tempo, non ci sarebbe difficoltà che
non potesse essere la moglie di Santo Corrado.”.
Il luogo della nascita fisica di
San Corrado ci viene presentato in forma ufficiale nel Legato Sancti Conradi
del 1617, che il Vescovo di Piacenza anch’egli spronato dai Giurati netini,
“tutte le predette cose approvò confermò e lodò, e approva conferma e loda”.
E’ un documento redatto nel Palazzo
del Vescovo, alla sua stessa presenza ed è reso pubblico dal notaio e
cancelliere episcopale Giovan Francesco de’ Parma. Il Legato voluto dallo
Zanardi-Landi feudario succeduto ai Confalonieri, esplicita: “qui quidam S.tus
Conradus, ut perhibetur fuit oriundus de praedecta Civitate ex admodum Ill.ma
famiglia D.D. Confanoneriorum abitatores Dominorum Loci Calendaschi loci, et
Villa Ducatus Placentini ultra trebiam…” .
Vi è contenuta pure la frase ut
in eius vita pubblica tipis mandata videre est , valida conferma che le
indagini sul santo erano concluse ed avevano portato a poter fare delle
dichiarazioni certe grazie a ciò che si era rintracciato dei trascorsi civili:
le affermazioni sicure che sono punti saldi che vanno a fortificare la
narrazione esposta nel documento, sono: 1 – San Corrado è un piacentino, 2 –
discende dalla Nobile Famiglia dei Confalonieri, 3 – è nato fisicamente in
Calendasco.
Il Legato contiene questa
importantissima affermazione: “certamente quella maggiore devozione è da
promuovere e deve essere stimolata nella predetta Chiesa del luogo di
Calendasco, il medesimo luogo dal quale codesto Santo, avendo tratto la sua
origine terrena come si riporta, avrebbe assistito veramente gli abitanti del
medesimo luogo, devoti del suo nome, per le grazie ed intercessione presso Dio
Ottimo Massimo”.
Senza equivoco leggiamo che San
Corrado è nato fisicamente a Calendasco ed il Vescovo di Piacenza, i Testimoni
presenti, il parroco Rettore di Calendasco, il Conte Zanardi Landi e lo stesso
notaio e cancelliere della Curia Episcopale ritengono quindi fuori di ogni
dubbio la autenticità della affermazione e mai nessuno si contrappose, est
probatio probata.
La causa che spinge il nobile
Corrado alla conversione è collegata ad un incendio che provocò durante una
battuta di caccia verso l’anno 1315. Siccome fu incolpato del danno un
innocente contadino, Corrado lo fa liberare ammettendo la colpa: lui è il
colpevole e lui è l’uomo da punire. Una nuova ipotesi sull’incendio causato dal
giovane san Corrado è emersa dagli archivi, il fatto eccezionale è dato da una
pergamena dell’11 gennaio 1589: è una investitura di un fondo terriero di 200
pertiche fatta dai monaci di Quartazzola.
La pergamena rinvenuta all’Archivio
di Stato di Parma riporta che le terre sono poste nel territorio di Calendasco,
in direzione di San Nicolò e nel luogo detto “alla Bruciata. A diritto questo
grande spazio rurale fatto di campi coltivabili e di bosco può essere ritenuto
il luogo dell’incendio di san Corrado Confalonieri, una ipotesi da prender sul
serio, data dalla ragionevolezza che una così vasta possessione terriera sia
ricordata nel ‘500 con il nome ‘Bruciata’, sintomo che lì vi fu nei tempi
andati un possente incendio che ancora segnava la toponomastica e la memoria
della gente.
Dalla sua nascita all’età matura,
ad esempio san Corrado celebra tra i Confalonieri, come risulta dagli atti dei
notai di Piacenza, Agnesina badessa nel 1292 in S. Maria di Galilea, mentre nel
1296 in S. Maria di Nazareth c’è suor Richelda e nel 1315, quando Corrado ha la
brutta avventura dell’incendio causa della sua conversione, nel monastero di S.
Siro ci sono Sibillina ed Ermellina, e la Sibillina è ancora una soror vivente
nel 1340, anni della partenza di S. Corrado dal romitorio di Calendasco.
Non di poco conto il frate minore
Pietro Confalonieri, come trovato in pergamene dal 1324 al 1333, risulta essere
il ‘curatore’ delle terziarie francescane di S. Maria Maddalena, dette
volgarmente “le repentite.
Questo breve sunto di nomi e date
per dire che S. Corrado non a caso si rifugia nella religione dopo gli
accadimenti, e a ragion veduta egli non può farsi monaco tot court in quanto
laico sposato ed allora è destinato all’abito francescano di terziario, fra gli
umili penitenti del piccolo hospitale per romiti di Calendasco.
Il superiore frà Aristide figura
viva e concreta come lo stesso Corrado è ricordato essere stato chiamato a
Montefalco dalla stessa santa Chiara per presiedere alla costruzione del nuovo
convento terziario.
I penitenti terziari che vivevano
nell’hospitio in dicto loco Calendascho sulla strada diretta al passo del Po
sulla Via Francigena erano assieme ad altri della realtà piacentina molto ben
voluti, tanto che un Capitolo di questi frati giunti da tutto il nord Italia si
tenne nel 1280 proprio a Piacenza.
Se ora Piacenza si giova di studi
inediti pubblicati in questi anni, un buon testo rimane “S. Corrado
Confalonieri Patrono di Noto” pubblicato nel 1961 da Giovanni Parisi che fu
Ministro Generale del Terzo Ordine Francescano.
Sulla antichità del culto al
Patrono Corrado in Calendasco scrive infatti il Parisi “La devozione infatti
a S. Corrado in Calendasco, e un pò anche nelle borgate vicine, è profondamente
radicata e anche antichissima. Nel 1617, a cura del Conte Zanardi-Landi,
discendente della famiglia Confalonieri, venne fondato nella chiesa
parrocchiale del paese, che si vede adorna di non poche pitture del Santo, un
legato di S. Corrado, e prima ancora di tale data lo stesso Conte vi aveva
fatto costruire in suo onore una cappella e un altare, cose queste che non
spiegano ma confermano l’antichità del culto. Tutto questo ci porta
naturalmente a pensare che assai grande dovette essere la fama di santità
sollevata in Calendasco e nei dintorni dal nostro Corrado e per conseguenza
anche molto lunga la sua permanenza in quel devoto romitorio francescano”.
Un uomo di questa terra che dalla
nobiltà si ritrova improvvisamente nella polvere e nel fango ma che si riscatta
ampiamente mostrando il carattere unico e deciso dei piacentini che ancora oggi
possono farne orgogliosa memoria.
Umberto
Battini
Agiografo e
studioso di S. Corrado
Vedi anche www.araldosancorrado.org
Iscriviti a:
Post (Atom)