LETTURE DEL BLOG N°123.330 A AGOSTO 2025

30 luglio 2025

PONTE DI PONTENURE

QUESTO ARTICOLO
LO TROVI ANCHE SUL QUOTIDIANO ILPIACENZA.IT
CERCALO CON GOOGLE O SCORRI QUI E LEGGILO


LA MANUTENZIONE DEL PONTE
SUL NURE A PONTENURE
NEL MEDIOEVO 
DI UMBERTO BATTINI 

E’ una città di fiume Piacenza e di fiumi tutto il suo territorio, e nel medioevo questi corsi d’acque affluenti del Po, si potevan passare su ponti in legno, massicci abbastanza da potere reggere carri stracarichi di prodotti ma però pur sempre da mantenere efficienti.

E’ il caso del ponte sul fiume Nure tra Montale e Pontenure: una fitta documentazione ce ne traccia una storia del tempo notevole, in pieno medioevo.

Abbiamo preso questi dati “di prima mano” dal “Registrum Magnum” del Comune di Piacenza, ed è la documentazione originale delle deposizioni testimoniali rese tra il primo ed il venti novembre del 1294, un carteggio in latino notevole.

Intanto si afferma che il “pontis Nurie” collocato “supra Nuriam” è “super stractam Romeam” e conduce “ad locum Pontisnurii” e alle altre località circostanti ed ai luoghi e castelli del distretto di Piacenza (villas circonstantes et loca et castra districtus Placencie).

La manutenzione spettava a chi confinava con il ponte: i proprietari a destra e sinistra della strada verso la città e ugualmente quelli dalla parte che portava verso il paese di Pontenure, così da dividere equamente le spese degli operai e del legname.

Il podestà di Piacenza in persona “Rufinus de Guaschis” autorizza ed ordina al massaro del comune “Iacobo de Medicis” di raccogliere le testimonianze circa i proprietari di terre nei dintorni del ponte perchè è a questi che spetta per obbligo la manutenzione del ponte.

Dal massiccio carteggio compaiono i nomi dei testi locali interrogati, che descrivono terre, case e cose nelle vicinanze del ponte bisognoso di essere rimesso a nuovo, sistemato e manutenuto (et reaptari et conzari et manuteneri...). Non compare mai citato il ponte romano, probabilmente andato completamente in macerie secoli prima ed il ponte medievale è in legno, così come quello sul fiume Trebbia a S. Antonio o Case di Rocco.

Il primo teste è un certo “Marchixius Giruynus iuravit, tactis scriptursi corporaliter” che giura sulla sacra scrittura poggiando la mano su di essa, quindi segue una deposizione vera e propria, passibile però di severe pene nel caso di falso.

Afferma che il ponte era abitudine (consueverat) fosse mantenuto in parte dalla “ecclesia Sancti Bernabovis” e i preti ne curavano la parte del ponte che era “versus civitatem, desuper stractam Romeam”, ma ora la chiesa era diroccata e abbandonata.

Anche Gugliemo dei Rizzoli “de Pontenurio” fa presente che “est vox et fama pubblica” (si dice ed è da tutti ben risaputo) che le terre attorno al ponte sono della “ecclesie Sancti Brrnabovis” e dei suoi sacerdoti, ma anche la “domus de Montali tenet pro ipso ponte...” cioè anche la Casa del Montale ha qui attorno al ponte tante terre coltive. Infatti la deposizione di “Obertus Dezunus beccarius” (macellaio) ammette che molte terre qui attorno al ponte sono della Casa di Montale retta da “frate Iacobo de Valentia” ed aiutato anche nella gestione da “frate Ianone converso”.

Incredibilmente scopriamo che la Società dei Calzolai di Piacenza qui aveva presso il ponte “unum hospitale in terra dicti pontis”, esisteva un “boschum de ponte” e la chiesa di San Bernabò, sulla via Romea, era ormai “fracta et rupta, destructa”.

Insomma tutte le pertinenze scopriamo che eran pure in parte attribuite alla Casa di San Lazzaro (l’ospitale del lebbrosi), e “Guido de Burlanza de Pontenurio” posto sotto giuramento dice che vi era anche un ospizio per pellegrini “quod vocabatur Coxadoche”.

Sempre sul fiume Nure esisteva una fornace andata distrutta sulla via Romea “in qua est fornacis quedam derupta”: la cosa certa è che una fornace per mattoni e una antica chiesa sono ormai “derupte”, un ammasso di detriti, lungo la Francigena, ma si cita anche un mulino su un vicino rivo.

Nelle altre deposizioni emerge chiaro che ormai è “derupta” la chiesa di San Bernabove e questi luoghi erano passati all’ospitale del Montale piacentino “ipsa terras tenet domus de Montali; et dicitur semper...” cioè sempre era stata di questo ospedale, mantenuto dal paratico dei calzolai e perciò per il lavoro di restauro “dicti hospitalis debet dictum pontem reaptare et conzare et manutenere”.

Il lungo testo è in un ottimo latino, con relazioni dettagliate e precise, meritevoli d’esser studiate, sono trascritte dal notaio di Piacenza Pietro degli Adami, che tutto queste testimonianze ha redatto in forma legale per conto “domini potestati et dicti massarii”.

Della fornace e della chiesa sulla strata Romea vicino al ponte sul Nure non rimane traccia storica, a parte queste citazioni che abbiamo ripreso; una scarna riga tratta dallo storico Campi, ci informa di “una chiesa di San Bernabò posta non lungi dal fiume Nura”. Altra citazione sono le Barnabite cioè Monache di San Bernabò di Piacenza che nel 1373 furon tolte da “San Bartolomeo vecchio” e messe in una domus presso il canale della Fodesta, più o meno nel quartiere piacentino di Sant’Agnese.

In quei secoli, su tutto il distretto piacentino la cura dei ponti in legno sui fiumi era per legge affibbiata a chi aveva terre confinanti, con non poche proteste, ma i ponti sulle strade erano cruciali per permettere il transito a tutti, e ancor di più quando si trattava della trafficatissima “stractam Romeam”.

Umberto Battini

articolo da ILPIACENZA.it quotidiano

SE COPII QUALCOSA CITA LA FONTE !

 

28 luglio 2025

LA TABULA

ANTICA MAPPA
CON IL TRACCIATO PIACENTINO
scorri la pagina web qui e leggi l'articolo
che è stato pubblicato sul quotidiano
piacentino ILPIACENZA.it il 2 giugno 2024
  


E’ una mappa storica d’importanza cruciale, antica e che nel suo originale la si data almeno alla metà del IV secolo, mentre quella esposta in Austria è derivata da quella antica e riprodotta nel medioevo. Anzi già gli studiosi accreditano la copia medievale ad un'altra di età carolingia, insomma dall’epoca romana venne “tramandata” e ricopiata per via delle informazioni topografiche che riportava.

Basta dire che l’Unesco l’ha messa nel “Registro della Memoria del mondo”, una carta geografica che contiene tutto “l’orbe” conosciuto in quei secoli, pensate che è una delle fonti più importanti al mondo per identificare toponimi antichi e qualcosa di piacentino c'è.

Ed ovviamente è riprodotta una porzione del nostro territorio con le strade e la distanza delle “mansio” (stazioni di sosta e cambio cavalli) per la direzione Parma, Milano, Pavia e ovviamente ben oltre.

Il disegno del territorio piacentino costeggia quindi il “flumine Padus” anche se, con errore, è stato posto tutto sulla sponda sinistra, mentre siamo saldamente su quella destra, un errore che non inficia il risultato dei toponimi.

E’ suddivisa “in blocchi” cioè in varie mappe, e interessante è quella appunto relativa alla nostra zona, dove compaiono le località di “tappa” giornaliera lungo l'antica via romana cioè le "mansio".

Intanto si nota bene la città di “Placentia” con la strada che porta verso Lodi “Laude Pompeia” e quindi su fino a “Mediolanum”, proseguendo invece verso est si arriva a “Florentia” che è Fiorenzuola d’Arda.

Dalla città verso ovest si punta su “Ad Padum” che significa “Al Po” che è identificato dagli studiosi come l'area vicina a Calendasco, luogo di passo del Grande Fiume sulla strada romana diretta a Pavia. Non per nulla restò luogo di traghetto per secoli, per diventare snodo cruciale della Via Francigena tra Lombardia ed Emilia.

L'itinerario della "Tabula" prosegue e passa il fiume Lambro dove si approda a “Quadrata” segue poi la località “Lambrum” per poi arrivare alla città di Pavia “Ticeno”, nome che richiama appunto il fiume Ticino su cui sorge. Circa la distanza che è segnata fra “Placentia” e “Ad Padum” (area di Calendasco), gli studiosi indicano che vada letto in IV (4) miglia e non XX (20), come effettivamente appare ancora oggi, circa sei chilometri.

Eravamo parte della Gallia Cispadana e basti ricordare che la Via Emilia venne iniziata nel 189 a.C. e terminata circa tre anni dopo, ebbene nella “Tabula” questa via romana che collegava Piacenza a Rimini, non è ancora segnalata, quindi il segmento che ci riguarda venne disegnato anni prima.

La città di Piacenza venne edificata nel 218 a.C. su di un terrazzo alluvionale del Po, e controllava l’area ovest verso “Clastidium” cioè Casteggio e Stradella ed era in simbiosi con Cremona sull'itinerario romano della via Postumia.

Dobbiamo l'aver rintracciato e conservato questo reperto al grande antichista tedesco Konrad Peutinger e da qui appunto il "nome" della preziosa mappa.

A Vienna l'originale è conservato nella Biblioteca Nazionale Austriaca, ma una copia, grandissima, la possiamo vedere da vicino a Brescia nel Museo di Santa Giulia.

Ad ogni modo la mappa è una solida testimonianza della posizione strategica, sotto vari punti di vista, di Piacenza e relativi luoghi principali, già cruciali oltre duemila anni fa.

testo di Umberto Battini

se copii cita Autore e web ! 


 

26 luglio 2025

NOTO E CALENDASCO

IN UNIONE DEVOZIONALE
CON NOTO
Domenica 27 luglio 2025 dalla Cattedrale di Noto parte alle ore 2 del mattino la processione che porterà l'Arca con il corpo di S. Corrado, fino al Santuario nella Valle dei Tre Pizzoni.
L'Arca resterà per diversi gioni dentro alla Grotta dove visse e morì l'Amato Patrono.
In unione spirituale con tutti i Fedeli netini, il ricordo fraterno dalla terra di Calendasco, dove ancora svettano i luoghi originali della Vita natia di San Corrado Confalonieri.
In chiesa si conserva il Cilio donato dai Portatori dei Cilii di Noto e dai devoti netini nell'anno 2015. 
 

 Calendasco terra corradiana, da oltre 400 anni S. Corrado è il Patrono del paese 

SAN CORRADO

LA PATRONALE DEL FEBBRAIO 2024
UN RICORDO FOTOGRAFICO
Nel borgo sul Po di Calendasco è Patrono da oltre 400 anni
San Corrado, figlio del feudatario Confalonieri.
Ancora è magnificamente visibile il maestoso castello
feudale di questa Casata di Militi vescovili guelfa.
Nel paese oltre al castello dei Confalonieri, alla chiesa
molto antica, d'origine longobarda, dove sicuramente venne battezzato,
resta anche l'antico Romitorio hospitale che accolse
il Santo quando si convertì nel 1315. 
Del medievale Romitorio ancora è visibile una parte
dello xenodochio longobardo. 

 
Festa Patronale di S. Corrado Confalonieri del febbraio 2024 a Calendasco (Piacenza)
borgo natio del Santo Eremita fotografie di Umberto Battini  

24 luglio 2025

INGLESE E SPAGNOLO

IL QUADRO DI S. CORRADO
SPIEGATO IN INGLESE
E "LA VITA" IN SPAGNOLO 

 

TESTI IN INGLESE

IL CASTELLO E IL ROMITORIO
CHE E' HOSPITALE FRANCIGENO DI CALENDASCO
Testo in inglese 

 

23 luglio 2025

IL LIBRO DEL 2024

UN LIBRO IMPORTANTE
DECINE DI CARTE MAI PRIMA
RESE PUBBLICHE
Riguardano il culto Patronale a S. Corrado
Tra i libri pubblicati da Umberto Battini spicca anche questo ultimo che va a colmare un vuoto storico. Infatti sono emersi documenti che testimoniano del culto antico e molto sentito, a Calendasco verso il Patrono.
Ed anche del rapporto diretto tra la chiesa di Calendasco e Noto, proprio al riguardo di San Corrado.
  

 

22 luglio 2025

PLASTICA NEL PO

NELLE SPONDE IN SECCA
I RESIDUI LASCIATI DALL'UOMO
CHE PER CENTINAIA DI ANNI
RILASCERANNO MICROPLASTICA
Un piccolo esempio di quello che si trova
nelle spiaggie assolate estive del Po 

 

21 luglio 2025

SAN CORRADO 1610

GIA' NEL 1610 A ROMA
DAL VATICANO S'APPROVO'
L'UFFICO PROPRIO DI S. CORRADO 
Si tratta dei Salmi e responsi 

 

20 luglio 2025

DIARIO FRANCIGENO

SERVIVA A INDICARE IL VIAGGIO
AI TANTI PELLEGRINI
articolo dal quotidiano ILPIACENZA.it 

 

BRACCIO RELIQUIARIO DI NOTO

IN QUESTO ANNO 2025
SONO BEN 75 ANNI CHE VENNE REALIZZATO E DONATO DAI FEDELI DI NOTO 
Già nel 2020 uscì questo piccolo studio storico di ricerca qui ben riassunto nella fotografia, dove si legge al fondo del Braccio Reliquiario di San Corrado Confalonieri, la scritta
dedicatoria e il punzone dell'argentiere che lo realizzò
nell'anno 1950, in argento, a Milano. 
foto e ricerca di Umberto Battini studioso di S. Corrado 



 

19 luglio 2025

PO REPORTAGE

ECCO COME SI PRESENTA IL PO
NELLA SECCA ESTIVA
da ILPIACENZA.it quotidiano
articolo del 18 luglio 2025 di Umberto Battini

 

18 luglio 2025

LA MOSTRA DEL 2023

ERA IL FEBBRAIO 2023
NELLA SETTIMANA DELLA PATRONALE
In quella grande Mostra dedicata a San Corrado Confalonieri
furono esposti i documenti originali in anastatico relativi
all'antico culto tra Calendasco e Noto
 
La Mostra è stata curata da Umberto Battini - storico di S. Corrado
in un luogo Principe del culto, infatti in questo posto nel 1315 il Santo
venne accolto da frate Aristide, superiore del Romitorio ospitale,
gestito dai frati laici penitenti terziari francescani 

 

17 luglio 2025

PO ESTIVO

ANTROPOCENE
NEL PO IN CALO ESTIVO
RIAFFIORANO OGGETTI
TRA I PIU' IMPROBABILI 

 

16 luglio 2025

PO ESTIVO

IL GRANDE FIUME
NELL'AFA ESTIVA
CON LE SUE SECCHE 

 

SECCA DEL PO 2025

REPORTAGE NELLA SECCA

DI LUGLIO DEL PO

La solita plastica la fa da padrona

nell'alveo in calo estivo 

testo e foto di Umberto Battini area di Po piacentina a luglio 2025  



Il primo colpo d’occhio cade inevitabile sull’alveo: l’acqua del Grande Fiume appare torbida, tendente ad un ocra scuro, diversamente dagli altri anni.

E sotto ad un sole estivo che cade a picco, in questa metà di luglio, con il Po che segna all’idrometro del Masero di Calendasco, un metro sotto allo zero idrometrico, era inevitabile un’ispezione all’alveo.

Dopo la grande piena che ha toccato quasi gli otto metri nel periodo d’aprile, ora il fiume è nella classica secca estiva e quello che lascia ritrovare sulle sue sponde non è sempre segnale di rispetto della natura.

La nostra camminata su di un immenso sabbione raggiungibile solo in barca, ci ha messo sotto agli occhi quello che purtroppo sembra inevitabile: tanta plastica, d’ogni genere, rilasciata dall’incuria umana nell’alveo del Po.

Addirittura, impigliato tra gli alberi dalla piena pasquale, rimane un grande bidone plastico, bianco e lucente, ad oltre sei metri d’altezza, sospeso come un’opera d’arte “pop” innaturale.

Sulla rive del Po, dove grandi gruppi di gabbiani svolazzano sotto al sole, rimangono i segni del degrado dell’uomo, molta plastica, che per decenni rilascierà la tanto famigerata micro-plastica, a danno delle falde acquifere.

Questi sabbioni che negli anni ‘70 furono la spiaggia di centinaia di piacentini, oggi languono desolati, dove la mano dell’uomo ha lasciato un segno negativo.

Rimane la bellezza di questi luoghi ameni, dimenticati, battuti solo da qualche airone grigio e da un sole abbagliante, riflesso su questa sabbia bianca.


se copii cita la fonte web e Autore !!!

PO PLASTICA LUGLIO

PO
LUGLIO 2025
Ecco la situazione "antropocene" e plastica
nel Po dell'area piacentina  

14 luglio 2025

PORTO DEL BOTTO

TRA LA SPONDA EMILIANA
E QUELLA LOMBARDA DEL PO
Un porto antico, che venne utilizzato fino agli anni '50
e detto "Porto del Botto"
In area piacentina era in comune di Calendasco
ed era in località Bosco
La località Botto era composta da alcune decine di case con un'osteria  
nella foto un particolare da una mappa del 1847 

 

13 luglio 2025

L'INCENDIO NEI DUE LUOGHI PRINCIPE DEL CULTO

NOTO E CALENDASCO
LA STORIA RACCONTATA
PER IMMAGINI
Il grandioso portone della cattedrale di Noto in bronzo, raccoglie tutta la Vita di San Corrado, con l'episodio della conversione: l'incendio per cacciare e il castello del Confalonieri, suo feudo in Calendasco.
Ed è magistralmente ripreso nel quadri in Calendasco del '600, dove la scena dell'incendio causato dal Patrono mostra anche la cattura dell'innocente contadino. E nel luogo scorre il rivo del "gorgolare". 

 se copii cita fonte web !

12 luglio 2025

I PORTI SUL PO NEL 1820

ECCO QUALI ERANO
leggilo in questo articolo da ILPIACENZA.it
quotidiano piacentino del 12 luglio 2025 di Umberto Battini

 

11 luglio 2025

IL BARBAROSSA A GRAGNANO

UN GRANDE EVENTO STORICO
POCO CONOSCIUTO
scorri e leggi il testo dell'articolo storico
articolo da ILPIACENZA.it quotidiano piacentino - del 8 giugno 2025 di Umberto Battini
  


E’ molto probabile che il fatto del quale stiamo trattando, sia per nulla o molto poco conosciuto dai più, eppure è certo storicamente e con tanto di documentazione originale. L’imperatore Federico I detto il Barbarossa, finiti i colossali incontri detti “Dieta” tenuti nel 1158 nella piana ai “prata Roncaliae” in area lombarda, oggi di Somaglia, e dirimpetto al “loco qui Medianus Iniquitatis dicit” nell’ansa di Calendasco, passato il Po riprese la strada per il Piemonte.

Stiamo parlando di migliaia di persone al suo seguito alloggiate nel “tentoria” (accampamento), carovana che si muoveva con una certa celerità ma fino ad un certo punto, come è ben ovvio: c’erano i carri delle tende d’alloggio, i carri dei pali, i carri con le gli attrezzi dei maniscalchi e falegnami, le cucine, derrate alimentari, animali alla corda e tanto altro.

La grandiosa comitiva al seguito del Barbarossa, con personalità rappresentative del potere di quel tempo, si mosse passando sul solido ponte di barche nell’area di Cotrebbia oggi detta Vecchia e da lì puntò verso San Nicolò a Trebbia e ben più oltre fino a Gragnano trebbiense.

Nella nostra cronaca storica, ci atterremo ai punti cruciali dell’episodio in questione, e questo per ovvii motivi di sintesi e praticità.

Ma come sappiamo di questa sosta di ben due giorni vicino al paese di Gragnano dell’Imperatore? Lo dimostrano ben due atti originali, uno conservato nell’Archivio di Stato di Siena ed uno in quello di Firenze. Il primo è la concessione di privilegi alla città e popolo di Siena, scritto “in plano Grainyano iuxta Placentiam” (nella piana di Gragnano nelle vicinanze di Piacenza) il 29 novembre 1158 e firmato di pugno dal Barbarossa imperatore invincibile (signum domini Frederici Romanorum imperatoris invictissimi).

L’altro è una concessione e protezione per i frati benedettini del monastero di Vallombrosa, datato 30 novembre 1158 e anche questo scritto solennemente “in prato Grainyano” (nei prati di Gragnano).

Per i nostri lettori è giusto fare una specifica: con le parole in latino “in plano” come “in prato” si indicano delle vastissime aree mantenute incolte, cioè a prativo, e questo era usuale in quel medioevo.

Praticamente erano amplissimi spazi di soli prati e demaniali, cioè di proprietà del Comune di Piacenza, e qui si potevano condurre al pascolo, previo accordi ed a volte pagando un dazio, i propri animali, quali pecore, vacche, ed anche maiali, cosa che non deve stupire, è un fatto documentato.

Ma questi luoghi, all’occorrenza, erano destinati per legge ad ospitare qualche esercito di passaggio, amico o alleato di Piacenza: qui infatti c’era pascolo per i cavalli, ovviamente le terre erano servite da canali irrigatori per portare acqua e c’era lo spazio per piantare l’accampamento per centinaia di uomini.

Federico Barbarossa riprese quindi il cammino il primo dicembre, muovendosi dalla piana di Gragnano, portandosi su quella che è l’attuale via Emila pavese, e dopo 3 giorni lo ritroveremo accampato in sosta in quel di Voghera.

ARTICOLO TRATTO DA ILPIACENZA.IT quotidiano piacentino

articolo di Umberto Battini

CLICCA QUI SE VUOI LEGGERLO DA ILPIACENZA.IT 

se copii cita le fonti web !

 

 

9 luglio 2025

NUOVA CRONACA VOLUME 2

IN PREPARAZIONE
IL VOLUME 2 DEDICATO ALLA
CRONACA STORICA MEDIEVALE PIACENTINA
Il primo libro è esaurito - si pensa se ristamparne alcune copie -
mentre è in fase di redazione il secondo libro della
Cronaca Medievale Piacentina 
nella foto la copertina del primo libro del 2025 

 

8 luglio 2025

DOMENICA 27 LUGLIO 2025

N O T O
Domenica 27 luglio 2025 la XXV Traslazione
dell'Urna di San Corrado
partenza processione dalla Cattedrale di Noto
alle ore 2 del mattino

 
 

NOTO XXV TRASLAZIONE ARCA

XXV TRASLAZIONE
DI SAN CORRADO
DALLA CATTEDRALE ALLA GROTTA
NOTO