NON OSTANTE TUTTO
Piccolo elogio del mio borgo natio
di Umberto Battini
veduta di Calendasco dall'argine maestro del fiume Po |
Se storicamente
il paese ha origine romana (Ad Padum) e poi si evolve con i longobardi in
Kalendasco, nei secoli che portano all'oggi, di tutto questo non so quanto
rimanga traccia sociale. Mi spiego: se per la ricostruzione storica ci possiamo
basare su documentazione ed essere certi di date ed eventi per quel che
riguarda l'individualità ovvero la costituzione sociale della popolazione
dall'antico ad oggi e poter ritrovare dei caratteri degli antenati nelle nuove
generazioni, questo è molto difficoltoso da ricostruire.
Parlo così, per
acchito di studio solocale delle nostre radici, probabilmente un esperto
antropologo potrebbe dirci di più, fatto sta che sentito a pelle mi pare
evidente che dei caratteri antichi ben poco abbiamo conservato.
Mentre un
carattere che è rimasto abbastanza omogeneo nel tempo - anche se oggi e tra
qualche anno, visti i flussi diversi di antropizzazione, probabilmente anche
questo sarà stravolto - è quello del dialetto e di certe parole che più o meno
sono omogenee lungo tutto l'asta del fiume Po, perlomeno dal vercellese al
ferrarese e passando ovviamente per la terra piacentina.
Essere
ragnaroli nel 2000 è sempre più difficile ed anzi ho notato che le ultime
generazioni autoctone/ragnarolidi delle quali anche io sono parte,
tendono ad un inselvatichimento quasi esasperato. Essere salvàdàgh un
tempo era sinonimo di particolarità d'un abitante di un paese e non per
forza era riferito in senso negativo, anzi, essere salvàdàgh rimarcava una
appartenenza positiva. (Salvàdàgh o salvèdàgh nelle due accezioni).
Fatto sta che
non ostante tutto una radice c'è, i tempi cambiano, le generazioni pure e anche
il sostrato sociale - vedasi quanti residenti nuovi e non solo di nazionalità
italiana - sono tranquilli residenti della nostra terra.
M'ha colpito
positivamente e molto, che tanti ragazzini e ragazzine di altre nazioni del
mondo, siano nelle nostre scuole.
Insomma
Kalendasco per certi versi ancora può vantare la Kappa longobarda, segno che il
mondo locale è sempre stato e sempre sarà permeato del nuovo, del continuo
cambiamento, sempre saldamente adagiato sulla riva del fiume Po.