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30 aprile 2017

PAESE

Le radici di un luogo
NON OSTANTE TUTTO
Piccolo elogio del mio borgo natio

di Umberto Battini


veduta di Calendasco dall'argine maestro del fiume Po
L'avevo già scritto in un mio libro su San Corrado e cioè che il mio cognome - Battini - ha origine medievale. Quei "battini" che anche lo stesso Corrado Confalonieri nel 1315 mandò nel bosco per stanare la selvaggina, erano battini cioè coloro che dovevan far rumore immergendosi nelle frasche del bosco affinchè le lepri e la selvaggina in genere, spaurita, fuggisse all'infuori tra i campi e così il nobile potesse dilettarsi della caccia oltre che procurarsi un buon arrosto.





Se storicamente il paese ha origine romana (Ad Padum) e poi si evolve con i longobardi in Kalendasco, nei secoli che portano all'oggi, di tutto questo non so quanto rimanga traccia sociale. Mi spiego: se per la ricostruzione storica ci possiamo basare su documentazione ed essere certi di date ed eventi per quel che riguarda l'individualità ovvero la costituzione sociale della popolazione dall'antico ad oggi e poter ritrovare dei caratteri degli antenati nelle nuove generazioni, questo è molto difficoltoso da ricostruire.
Parlo così, per acchito di studio solocale delle nostre radici, probabilmente un esperto antropologo potrebbe dirci di più, fatto sta che sentito a pelle mi pare evidente che dei caratteri antichi ben poco abbiamo conservato.
Mentre un carattere che è rimasto abbastanza omogeneo nel tempo - anche se oggi e tra qualche anno, visti i flussi diversi di antropizzazione, probabilmente anche questo sarà stravolto - è quello del dialetto e di certe parole che più o meno sono omogenee lungo tutto l'asta del fiume Po, perlomeno dal vercellese al ferrarese e passando ovviamente per la terra piacentina.
Essere ragnaroli nel 2000 è sempre più difficile ed anzi ho notato che le ultime generazioni autoctone/ragnarolidi delle quali anche io sono parte, tendono ad un inselvatichimento quasi esasperato. Essere salvàdàgh un tempo era sinonimo di particolarità d'un abitante di un paese e non per forza era riferito in senso negativo, anzi, essere salvàdàgh rimarcava una appartenenza positiva. (Salvàdàgh o salvèdàgh nelle due accezioni).
Fatto sta che non ostante tutto una radice c'è, i tempi cambiano, le generazioni pure e anche il sostrato sociale - vedasi quanti residenti nuovi e non solo di nazionalità italiana - sono tranquilli residenti della nostra terra.
M'ha colpito positivamente e molto, che tanti ragazzini e ragazzine di altre nazioni del mondo, siano nelle nostre scuole.
Insomma Kalendasco per certi versi ancora può vantare la Kappa longobarda, segno che il mondo locale è sempre stato e sempre sarà permeato del nuovo, del continuo cambiamento, sempre saldamente adagiato sulla riva del fiume Po.


26 aprile 2017

SFILANO GLI ALPINI

DOMENICA 23 APRILE 2017
FESTA DEL GRUPPO ALPINI
LA SECONDA FESTA ANNUALE
DI CALENDASCO

di Umberto Battini


Una mattina speciale: c'è la sfilata con tutte le varie cerimonie religiose e civili.
Oltre alla Sezione Alpini di Piacenza erano presenti decine di Gruppi Alpini della Provincia e non solo.
L'ammassamento era davanti al palazzo del Comune dove decine di alpini con le loro famiglie si sono ritrovati. Una ricca colazione in stile alpino è stata offerta a tutti.
Erano presenti autorità civili e militari oltre ai carabinieri in alta uniforme per scortare la corona d'alloro offerta ai caduti di tutte le guerre così come anche le crocerossine erano presenti in uniforme.
La Fanfara Alpini di Piacenza era al gran completo in uniforme alpina.
La sfilata si è quindi portata ordinatamente fino alla piazza della chiesa del paese, dove si è svolta la cerimonia dell'alza bandiera mentre tutti i gruppi schierati sull'attenti cantavano l'Inno di Mameli  eseguito dalla fanfara.

Quindi dopo la benedizione del parroco si è entrati in chiesa per la santa messa. Momento toccante la lettura della Preghiera dell'Alpino.
Anche la Fanfara ha reso solenne la cerimonia religiosa intonando una melodia durante la comunione.
Infine ci si è portati sempre in sfilata ordinata, fino alla scuola dove all'ngresso è posto il grande cavedio che ricorda i Caduti delle guerre del paese di Calendasco.
Dopo il Silenzio d'Ordinanza e la deposizione della corona ci sono stati i discorsi ufficiali: quello del sindaco di Calendasco e della vice-presidente della Provincia, e poi del presidente del gruppo alpini locale e quello del presidente della Sezione alpini di Piacenza.

Una mattinata di caldo sole, ed una manifestazione partecipata da tanta gente.
Anche i bambini delle locali scuole elementari hanno sfilato portando tra le mani delle girandole con la bandiera italiana che anche hanno donato ai partecipanti.
Una festa bella, importante e significativa che con orgoglio arricchisce questa terra di Calendasco.

 

11 aprile 2017

VIA EMILIA 2200

di Umberto Battini

Ricorrono i 2200 anni della fondazione della Via Aemilia. Costruita dai romani andava da Piacenza fino a Rimini.




Dal web apprendiamo che Parma con Reggio Emilia e Modena faranno gli onori di casa alla storica strada.
Infatti partiranno in questo 2017 per terminare poi nel 2018, tutta una serie di iniziative culturali molto belle. Serviranno a commemorare la Via Emilia. Sorprende il fatto che altre città sull'asse della strada storica non siano coinvolte o non si siano lasciate coinvolgere.
Piacenza, da dove la Via Aemilia prende l'avvio (per terminare a Rimini come già detto) non ha per ora nessuna iniziativa in cantiere.
Ma questo non meraviglia, siamo abituati a mostrare il minimo in iniziative culturali. Già il fatto della Mostra del Guercino fatta a questi livelli è un "uovo fuori dallo scorbino"!
Roba da far fioccare rosso in agosto, direbbero i vecchi.
Io prendo atto del fatto e mi sposterò a render omaggio alla Via Emilia, in quelle tre città che con enorme prontezza culturale hanno già messo in calendario eventi importanti di cultura e festa con anche della Mostre dedicate.
Ricordo bene la difficoltà di noi piacentini, verso le cose di cultura e di radice storica. Lo so bene per gli studi corradiani e francigeni legati al borgo di Calendasco. Per far digerire questi fatti storicamente certi, non si finisce mai di doversi impegnare, penso appunto a San Corrado Confalonieri ed alla Via Francigena con il Guado di Sigerico.
Teniamoci la nostra coppa e salame, dei bei "cioppini" con un bianco e amen.
La Via Emilia può aspettare, Piacenza preferisce far finta di niente.
 



6 aprile 2017

SANTIMENTO STORIA



Una piccola “chicca storica” del 1911
La Ditta BUBBA di Sant’Imento all’avanguardia

di Umberto Battini

Ritrovo in un volume sui lavori pubblici dello scorso secolo una notizia che mi ha incuriosito. Si tratta di un evento “industriale” che probabilmente è stato conosciuto dai nostri vecchi e quindi poi passato inosservato, ma oggi invece assume un valore storico e sociale di forte impatto locale.
Scopro che la Prefettura di Piacenza con un Decreto datato 22 febbraio 1911
consente alla Ditta Bubba di costruire e poi di usufruirne come principale detentore, un impianto di condutture elettriche che da Sant’Imento in Comune di Rottofreno trasporti l’energia elettrica a scopo di distribuzione di luce e forza (forza= uso industriale per macchinari) a Calendasco.
Trattore BUBBA Sant'Imento (Piacenza)
In effetti, credo di aver già visto su alcune importanti Fiere, alcuni vecchi generatori di luce ed alcuni mi par proprio fossero Bubba!




Quindi desumiamo che con questi possenti e moderni macchinari per quei tempi si portò ad inzio ‘900 la “luce” anche in Calendasco!
In effetti ho riscontrato che l’illuminazione elettrica in Calendasco veniva usata solo per particolari eventi ed ovviamente aveva un suo costo aggiuntivo.
Piccole “chicche” storiche che ci fan apprezzare la gente della nostra terra, in particolare della geniale famiglia Bubba di Sant’Imento con le su famose Officine  eccelse principalmente con i famosi trattori agricoli “a testa calda” per poi evolversi a metà del 1900 in stupefacenti macchinari agricoli che portarono addirittura alla costituzione della famigerata fabbrica di mietitrebbia Arbos!
Mi piace ricordare che nella piazza principale del paese di Sant’Imento c’è un monumento dedicato ai Bubba, cioè un vecchio trattore prototipo!



1 aprile 2017

GUADO DEL TREBBIA 2017

LA COMMISSIONE TECNICA NON APPROVA
NON SI FARA' IL PONTE 
POSTICCIO SUL FIUME TREBBIA
Solite robe all'italiana, anche a Piacenza, ovvio!

Basterebbe la memoria dei nostri vecchi, oppure quella di generazioni anche recenti, oppure avere un occhio di riguardo in più per il nostro Genio dei Pontieri che a Piacenza è da secoli un fiore all'occhiello dell'Esercito italiano! Ponti di barche sui fiumi ne abbiamo sempre visti, eppure oggi, in questo moderno 21° secolo non se ne vuol proprio sapere da parte di chi amministra.




foto MILANI inizio secolo Piacenza
foto MILANI inizio secolo Piacenza
Sarebbe bastata un poco di buna volontà!
Da sempre sul fiume Po a periodi c'è stata necessità di un ponte di barche, senza difficoltà sono stati montati. Figuriamoci farne uno sul sassoso fiume Trebbia tra San Nicolò e Piacenza.
Ma tanto è! Eppure abbiamo la secolare tradizione del Genio Pontieri dell'Esercito che sono veramente degli specialisti apprezzati nel mondo!
Ma gli amministratori han detto stop! In questo misero 21° secolo non è possibile fare un posticcio, ma solido ponte di barche sul fiume Trebbia.
Inutile che dica che ce ne ricorderemo alle urne dell'11 giungo prossimo (voteremo a Piacenza per il Sindaco). Siamo fatti così, tutti sfila via, come l'acqua dei fiumi appunto!
Se penso ai secoli andati, quando ad esempio solo tra l'area del Po posta tra Boscone Cusani e lo sbocco del Trebbia poco prima della città, esistevano ben quattro traghetti-porticciolo più appunto due sul Trebbia, uno alla Malpaga e uno a Case di Rocco, c'è da metersi le mani nei capelli!
Adesso è tutto burocratese, ma il mio elogio va incondizionato al Genio Pontieri di Piacenza che certamente, se coinvolti, avrebbero saputo fare dalla A alla Z un lavoro perfetto!
Intanto vi segnalo che fino a giugno in piazza Cittadella, dove c'è appunto la Caserma dei Pontieri, nelle mai aperte al pubblico Scuderie di Maria Luigia, è visitabile e senza biglietto, una mostra importante storico-moderna dell'arte del Genio Pontieri di costruire sui fiumi imponenti e solidi ponti! Che uniscono. E anche servono. Adesso serviva, visto che si chiuderà il ponte per importante manutenzione.
Peccato che per tutto il bacino Val Tidone diretto in città, il percorso diventerà non solo più stra-lungo (ma questo è niente) ma anche ben incasinato senza parlare dei connessi e annessi tipo emergenze.

Umberto Battini