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31 dicembre 2013

DON AMOS AIMI

  



Don Amos - foto del mio amico Ambrogio Ponzi



Tante volte è venuto a Calendasco come amico e studioso e storico.
E' stato il primo Vicario della Compagnia di Sigerico di Calendasco.
Per 20 anni mi è stato oltre che amico, consigliere e padre anche dello spirito.
Lo era per centinaia di persone soprattutto in Fidenza.
Come esorcista poi, in questi anni ha lavorato molto sodo, credo sia stato padre spirituale di una infinità di persone di ogni ceto, età e sesso.
Ho tanti ricordi personali con lui, la Yoshie etc. a casa sua o a casa mia, i "giri" storici etc.
Arrivederci nel Paradiso!

Umberto Battini



24 dicembre 2013

La NOTTE di Gesù


Auguri lieti e sereni 
a tutti gli Amici Devoti Fedeli



5 dicembre 2013

FRANCIGENE ah ah ah


1 VIA FRANCIGENA ufficiale
8 vie francigene un-ufficiali
IN NOMINE VERITATE
Il progetto LA VIA FRANCIGENA E GLI “ITINERARI FRANCIGENI DI MONTAGNA” scaricabile in internet in Pdf ci racconta nel dettaglio di queste Vie (nuove)
di Umberto Battini

Oltre alla via francigena ecco anche:

1 via dei feudi imperiali

2 via delle rocche

3 via delle pievi

4 via guelfa parte da San Nicolò

5 caminus janue I

6 caminus janue II

7 via dei monasteri I

8 via dei monasteri II




Mi viene spontaneo chiedermi: ma come fanno due vie francigene di montagna, la Via delle Rocche e una Via delle Pievi arrivare dal borgo di San Colombano al Lambro, direttamente a Soprarivo di Calendasco al Guado del fiume Po francigeno ufficiale?
E come mai la Via Guelfa parte direttamente da San Nicolò? Non poteva anche essa partire da Calendasco che è sulla Francigena ed ha un castello guelfo - basta vedere i merli guelfi che mostra - che appartenne a dei guelfi per antonomasia cioè i Militi della chiesa di Piacenza i Confalonieri.
Il documento di progetto parla anche di valorizzazione delle bellezze architettoniche e religiose.
Nessuna di queste extra 8 vie passa per Calendasco. Come mai?
Guardate la foto che ho inserito sotto e fate voi, anche se più bello è leggere l'intero Pdf del progetto, reso pubblico.
Forse dava fastidio citare il castello di San Corrado Confalonieri di Calendasco? E l'ospitale-romitorio di San Corrado sempre di Calendasco? E la chiesa della quale abbiamo carte regestrate d'epoca longobarda?
Leggiamo alla pagina 7 del documento: Censimento  e  georeferenziazione  delle  eccellenze  storico-culturali-religiose  individuate lungo gli itinerari identificati.
Ma il Comune di Calendasco è firmatario anche di questo progetto e Calendasco è mai citato sebbene abbia la Via Francigena Ufficiale!
Piuttosto han fatto andare la gente su queste "francigene di montagna" (sic!) dal passo del Po verso Santimento e poi o Rottofreno e Centora oppure Rottofreno, Sarmato etc! 
C'è da ridere a crepapanza!
Da San Nicolò parte la Via Guelfa, alè oh oh!
Ma l'assessore alla cultura o il sindaco stesso dovrebbero fare presente tutto questo, senza polemica, se sono ancora in tempo, ma credo che non ci sia problema a correggere con logica la "francigena di montagna guelfa".
Va bhe, aspettiamo, nel frattempo c'è da "spanzarzi dal ridere" come si dice nel Piacentino!
Viva!

Umberto Battini
Historicus Compagnia di Sigerico in Calendasco
ps: se qualcuno vuole il documento che parla di ogni via nel particolare mi scriva pure alla mia mail umbertobattini@gmail.com oppure su internet c'è




29 novembre 2013

ARTICOLO sul CASTELLO

Articolo tratto da LIBERTA' quotidiano di PIACENZA
di  venerdì 29 novembre 2013

LA PIAZZA DEL CASTRO
DI CALENDASCO

di Umberto Battini



Il rifacimento dell’antica piazza posta davanti al castello del borgo porta con sé anche un’impronta storica. Oltre all’atteso recupero di parte delle mura del fossato e il dovuto abbattimento del silos in cemento, residuo di un’agricoltura degli anni sessanta, renderà più confortevole quell’area una decorosa pavimentazione e una buona illuminazione che lì è sempre mancata e darà forza anche allo stesso impianto castrense. Sappiamo bene che il recetto sorse nel XI secolo quando anche Calendasco rientrava nella giurisdizione del vescovo-conte di Piacenza, mentre il castello vide la luce oltre un secolo dopo, ed in effetti i due monumenti sorgono attaccati ma ben distinti dagli ingressi un tempo a ponte levatoio. Già dall’anno mille essendo questi luoghi di proprietà della chiesa piacentina, si provvide alla costruzione del ricetto che serviva come luogo di riparo degli abitanti e come deposito di raccolta della produzione agricola di cereali, frutti e vino.

L’essere poi sulla “strata romea” come già leggiamo in carte del 1056 e l’avere più luoghi di passo sul fiume Po, portò alla costruzione del castello vero e proprio in laterizio, in questo modo anche un manipolo di uomini in armi poteva risiedervi e svolgere attività oltre che di polizia anche di riscossione dei tributi, i famosi banni.

E’ da rammentare che su questa piazza nel 1482 si appostarono le truppe inviate da Lodovico il Moro che misero sotto assedio il castro tenuto dal capitano Antonio Confalonieri e nel quale era rifugiato il Sanseverino.            

Nello studio che ho potuto fare delle missive relative all’assedio, inviate da Calendasco a Milano, nella loro sinteticità è interessante notare come un pugno di uomini assedianti ed altrettanti assediati, in pochi giorni arrivarono a un accordo.

Quello che balza agli occhi sono due dati, che ai nostri giorni possono farci sorridere poiché siamo abituati a sentir parlare  di questi assedi ai castelli in modo esagerato e mitico anche se di grandiosi ce ne furono eccome.

Appunto qui in Calendasco fu inviato un esiguo numero di uomini in armi e punto secondo, per spaventare gli assediati furono usate “bombarde e ballotte” ma certamente non furono queste a intimorirli ma è certo che una mano la diede la stagione fredda. L’esito: il 18 gennaio 1482 il capitano Antonio Confalonieri ed il Sanseverino trattarono la resa e per dirla in modo semplice, accettate le condizioni del Moro Signore di Milano, il nostro capitano continuò con i suoi fratelli ad abitare nel maniero e ad esercitarne con essi il diritto di feudatario del borgo di Calendasco e suo distretto.

Per accedere alla piazza si passava sopra ad un ponte che era ove oggi vediamo che la strada assume una notevole pendenza, a Calendasco viene indicato come “vallone del castello”, praticamente tra l’angolo del moderno oratorio e l’immissione alla piazza e dal fossato del castello in quel punto usciva la bocca del canale che dava acqua al mulino come ancora è visibile.

L’acqua proveniva da un taglio del Trebbia a riempire il fossato e finiva poi nel rivo Raganella che andava dritto nel fiume Po; ad esempio nel 1584 i Confalonieri concedono al presbitero del paese di poter prendere acqua “in quindicina” a patto che partecipasse con una piccola somma “a tutte le spese legitime, che se faranno ogni anno in detto rivo de Calendasco et a condurre detta acqua da Rivalta a Calendasco alla Rotta”.

Ma già nel 1461 il sacerdote Guglielmo dei Ferrari faceva accordi con i Confalonieri per il libero transito sul ponte che immetteva “alla piazza del rezetto” ed ancor prima nel 1448 si cita “la strata introitus diciti riceti sive roche sive castri”.  Nel 1557 viene fittato il “molino del signor Livio Confalonero appresso al castello de Calendascho” e tra i confini ricorre la piazza del ricetto che era abitato da alcune persone, una in particolare affermava di vivere “sub lege romana”.

Nelle carte d’archivio la piazza è sempre indicata citando il recetto detto anche rocchetta e questo perché l’ingresso del castello resta addossato alla chiesa e solo il corpo longitudinale la costeggia con il fossato. Praticamente la piazza storicamente era d’uso del recetto anche per il motivo che conduceva alle scuderie e alle stalle che anche se in stato d’abbandono rimangono lì imponenti ed antiche.

Ricordare alcuni degli eventi storici che caratterizzano il luogo è apprezzabile: in quel castello vissero per almeno due secoli i Confalonieri, ed anzi proprio tra le mura del fortilizio ebbe i natali San Corrado, come ci testimoniano i documenti a firma dello stesso vescovo di Piacenza nel 1617 nel famoso Legato Sanctii Conradi.

Ma sempre nel fortilizio si verificò nel 1572 anche un atto criminale e cioè l’assassinio di Ludovico Confalonieri, perpetrato per mano della moglie e del suo amante il conte Antonello dei Rossi piacentino.

Questa piazza quindi la vediamo storicamente inserita nel contesto di vita del borgo e ricordarne anche in sintesi la vitalità può aiutarci ad apprezzarne il suo ottimo recupero architettonico.



Umberto Battini


16 novembre 2013

E LAVORI SIANO


Iniziati i lavori alla piazza del castello
finiranno a primavera e ci renderanno un'accogliente veduta

Finalmente quel vecchio silos di cemento è sparito, ed è un passo avanti.
Han recintanto l'area e si vedono gli inizi dei lavori, compreso il rifacimento della muraglia del fossato.

foto Umberto Battini                     Il prospetto dei lavori esposto sul cantiere

Sono andato a fare qualche foto, per documentazione d'archivio perchè tutto sommato sono lavori storici da un certo punto di vista.
Quella piazza davanti al castello e che dà anche sul recetto, nel 1300 ed anche nel 1500 era tenuta sempre ben inghiaiata, da decenni invece la ricordiamo abbandonata e degradata, nonostante sia la piazza della parte di paese più antica. Il borgo vetero è quello che circonda l'area del castello.

il fossato e la parte di muraglia in restauro


Come potete leggere nel libro di S. Corrado sugli Inediti piacentini, c'è un ampio capitolo dedicato al castello ed ai Confalonieri, che riguarda quell'area e la "piaza del castro e del rezeto".
Buon lavoro. 

veduta dell'area relativa ai lavori


13 novembre 2013

STORICO RECUPERO


Non conosco ancora la cosa nel dettaglio, ma già di per sè mi piace.
Da quando sono bambino quella piazza era un pò la parte trascurata del paese. Erano tempi di agricoltura fiorente, di vita tranquilla e di lavoro e non c'era tempo per i recuperi culturali, perlomeno in piccoli ed antichi paesi della provincia.
Le cose per fortuna sono cambiate, col tempo certe consapevolezze si fanno avanti.
Anche la piazza davanti al castello ed al recetto è entrata nell'idea di bene pubblico e che dire, è molto apprezzabile, anzi era ora e complimenti al nostro sindaco. E' lui che ci rappresenta (lo so che ci sono anche gli altri che ci lavorano) e io, da appassionato ricercatore e studioso del paesello, voglio dirgli grazie!
Quel vecchio silos meritava quella fine, cioè l'abbattimento.
Ormai era obsoleto e veramente brutto lì! Ci stava bene quaranta anni fa...
Ripeto, non conosco la modalità di recupero, spero non sia prevista una inutile fontana a ingombrare quella piazza. D'altra parte mai lì ci fù ne fontana ne pozzo! Lo sò bene dalla visura delle carte d'archivio dei secoli XIV a venir "in sù". Casomai era dinnanzi la chiesa il fontanino pubblico, se proprio deve esserci recupero da quel punto di vista.
Per ora chiudo qui. Grazie sindaco Francesco! Davvero.
E buon lavoro.

Umberto Battini



4 novembre 2013

FEDELTA' IN MANTELLO


FALVATERRA ABBAZIA DI SAN SOSIO
ai Padri Passionisti

IL CAPITOLO CHE RAFFORZA NELLA FEDE
Dal 31 ottobre al 3 novembre I TEMPLARI DI SAN BERNARDO d'ITALIA
riuniti nel Capitolo Generale di TUTTI I SANTI

di Umberto Battini

Anche quest'anno 2013 ha visto le delegazioni italiane dei Templari di San Bernardo - milites Christi - riunite in fraternità per pregare, discutere e procedere ai solenni cerimoniali di "passaggio" nei vari gradi dell'Ordine del Tempio.
Nel grandioso scenario offerto dalla terra frusinate, nella chiesa e convento della abbazia di San Sosio a Falvaterra.
I sacri riti liturgici sono stati officiati dai Padri Passionisti.
Le veglie notturne e le cerimonie di Investitura solennemente officiate dagli stessi Templari nella bella chiesa abbaziale, sono state momenti forti dell'incontro di questi uomini e donne di fede, che si riconoscono nell'ideale della cavalleria templare sotto l'egida spirituale di San Bernardo da Chiaravalle.
Si è svolto nei locali dello stesso convento anche il Capitolo Generale di Tutti i Santi con tanti temi posti alla discussione dei fratelli e sorelle - le Dame - di questa congregazione.
Non si può non convenire che la preghiera e la spiritualità è stato il sigillo più forte dei giorni d'incontro; da quello che traspare nelle stesse immagini fotografiche non abbiamo dubbi a ritenere che nel luogo regnasse una serenità raramente riscontrabile nella società che giornalmente abbiamo ad incontrare.
Preghiera, pace, serenità, amicizia, rispetto e tutto per condividere una scelta anche concreta che è l'abito templare stesso e che fa della fede viva e vissuta il principale modo di vivere di questi uomini e donne.

Umberto Battini


30 ottobre 2013

MALA TEMPORA

 Mala tempora currunt sed peiora parantur
CALENDASCO terra benedetta... cantavamo con don Federico Peratici!
 Per noi che ci abitiamo provate a immaginare questa strada a 6 corsie unite (2 per direzione più 1 Fermata di emergenza 3+3=6) con cavalcavia e sopraelevazioni di cemento armato sopra al nostro verde!

 di Umberto Battini



Corrono tempi difficili, ma se ne preparano di peggiori
recita un detto di Cicerone.

SUPERSTRADA collegamento A1 Guardamiglio con A21(nuovo casello a Rottofreno)
ma era necessaria? 

Non possono raccordarsi a Piacenza come da sempre?
Per risparmiare 4 km?
E poi un raccordo con la A21 già pochissimo trafficata! Nella media.
C'è qualcosa che strusa a pensarci bene, guardate la mappa e cosa si risparmia? Niente in Km, quindi?... vedremo... per me comincia una tenzone politica-culturale-storica-sociale-verde-naturalistica etc.


PSC Piano Strutturale Comunle del Comune di Piacenza ecco cosa prevede: guardate le frecce rosse è la BRETELLA Guardamiglio-Rottofreno che taglierà nel nostro territorio rovinandolo completamente!
E dal Comune di Calendasco zitti tutti, non si sente niente! Eppure una struttura del genere non viene progettata senza interpellare i Comuni interessati!

Mobilitiamoci, questo è un bel cavallo di battaglia politico serio, perchè tutti taciono e come al solito vogliono fare digerire le robe senza che la popolazione sia coinvolta!

Mobilitiamoci nei modi e nelle forme politiche giuste, solo così potremo informare la gente di cosa succederà! Un bel raccordo autostradale che passa nei nostri campi di Roncaglia storici a Cotrebbia Vecchia etc.


Un territorio è il PATRIMONIO di una comunità che lo vive: con storia, vita, interessi anche economici etc
Come una famiglia andava discusso, reso pubblico in modo semplice, alla portata di tutti, senza burocrazia.
Chi amministra un territorio lo fa a nome degli abitanti e deve farlo con molta attenzione verso chi abita i luoghi.
Ci sarebbe stato il pro e il contro, è normale in democrazia, ma senza discussione, trovarci di fronte a fatti compiuti è triste e sinceramente non politico nel senso più bello del termine!
Ma andremo al voto...
intanto si dirà: "non sapevamo", oppure "è colpa di", oppure oppure oppure.


L'area tra le due anse del PO del comune di Calendasco e la Via Emilia è un'oasi verde bellissima carica di storia (Francigena, Barbarossa , San Corrado, etc) andrebbe resa Parco!

C'è una burocrazia fortissima, non posso credere che il Comune di Calendasco era all'oscuro, ma anche questo penso che le forze politiche che ci aiuteranno potranno appurarlo senza problema.
Se vuoi costruire anche solo 4 mattoni devi fare trenta carte da bollo, figuriamoci per una Superstrada-raccordo autostradale!
Probabilmente era un fatto politico lo stare zitti e far finta di nulla e magari girare la frittata sul comune di Piacenza!
Sappiamo bene come funziona la politica ma deve essere sempre chiara per essere apprezzata!


Dire "Non lo sapevo, non lo sapevamo!" non è scusabile.
In un mondo dove basta "fare una pisciata" che tutti lo sanno...
figuriamoci per cose così.
E poi, chi amministra, come un buon capofamiglia, è attento alla sua casa, ai suoi abitanti.
Uno gli costruiscono una austostrada di chilometri sul territorio comunale "e non losa?"...
hhmmmm... meditate gente... perchè anche se "uno non lo sapeva" resta il fatto di non aver prestato attenzione alla cosa pubblica, ma la politica a cosa dovrebbe servire?


Umberto Battini


26 ottobre 2013

ARCA e CASSA del SANTO


Da sabato 26 a domenica 27 ottobre 2013
Esposta la bara con il corpo del Santo


A Noto in questo anno, sono stati raccolti i fondi per il restauro della grandiosa Arca d'argento, che solennemente è portata in processione poggiata su quattro grandi grifoni.
Eccezionalmente quindi è stata esposta la bara che è contenuta nell'Arca; in questa cassa lignea - che a  sua volta contiene la cassa più antica - si conservano degnamente le spoglie di San Corrado.
Una occasione storica quindi, anche questa esposizione, che si tiene nella cattedrale di Noto e più precisamente nella cappella dedicata al Patrono.
Per certi versi è un poco come sentire San Corrado ancora più vicino e alla portata del popolo, il vederne così la bara, ove i netini accorrono numerosi a far atto di venerazione.
Come si grida a Noto durante la Festa del Grande Eremita piacentino, "evviva San Currao!".

Umberto Battini
agiografo di S. Corrado e devoto piacentino
www.araldosancorrado.org


23 ottobre 2013

ANCHE IL FIUME AMA LA VERITA'


Non c'è cosa più bella e delicata che la sabbia del Po, per chi, come me, ci è nato "sopra".
Profuma! Solo noi che ci siamo nati "sopra" al mitico fiume possiamo sentire certe cose.
Il Po andrebbe dragato, cioè sarebbe giustamente da rimuovere la sabbia in eccesso: motivo non solo la navigabilità ma anche il pericolo esondazione. Se cresce il "letto" è ovvio che l'arginatura perde misura.
Ma c'è anche il motivo Fetonte.
E Fetonte vuole la sincerità. A volte certe piccole calamità (piccole! sottolineo) sono nate non dalla incuria dell'uomo ma dal "cuore dell'uomo", sì, dal cuore perchè la verità viene da lì.
E' una catena, una ruota (del carro di Fetonte), che gira, gira.
Diventa quindi normale ciò ch'è anormale. Rilassamenti burocratici, appelli continui, inchiostrature, ri-appelli, ma la faccenda rimane: la verità!
Ed allora - nella sincerità - la sabbia, quella odorosa e ruvida sabbia, non sarà una maledizione, sarà una continua benedizione.
Altrimenti questa piccola maledizione non aprirà nessun cuore, nessuna mente. Anzi, sarà una piaga.
Ma c'è da partire dalla radice. Fetonte non vuole balle!

Umberto Battini


16 ottobre 2013

24 settembre 2013

Ricondando la TRANSLATIO 2010

 
tutte le foto sono state scattate da Umberto Battini



Nel 2010 a Noto si tenne la XXII TRANSLATIO SANCTII CONRADII
Partecipai come pellegrino-devoto, e come Portatore di Cilio (ma sebbene vestito da Portatore, con la coccarda colorata regalatemi dall'Amico da tantissimi anni Salvatore Bertoli! passai la notte processionale facendo fotografie in lungo e in largo etc).
Potei conoscere tanti devoti. C'era tutto il Popolo di Noto e non solo!
Ci feci un articolo a tutta pagina sul nostro quotidiano di Piacenza LIBERTA' al mio ritorno.
Vi ricordo sempre www.araldosancorrado.org 







18 settembre 2013

NON SI SA MAI




E se viene la peste?
Si lascia in mezzo al morbo un podestà, per di più di Piacenza, mica di un qualsiasi sobborgo?
Allora il Duca milanese gli concede la fuga, nel caso arrivasse la peste,
"acioché possiati conservarve logamente la persona vostra in sanità".
Ma siccome le faccende son da portare avanti lo stesso, doveva "lassare una persona idonea" che quella anche se avesse contratto la malattia non gliene importava nulla anessuno, il podestà era salvo!
Insomma la solita storia: la vita umana valeva zero se non era di nobile lignaggio.
Queste missive sono uno spaccato che, se ci pensiamo bene, non è mai scemato del tutto dalle democratiche - o meno - nazioni moderne.

Ecco il testo della lettera spedita al podestà di Piacenza da Francesco Sforza:

Cremona, 4 luglio 1451


Potestati Placentie
Per satisfatione della richesta ne haviti facto fare, achadendo novità alchuna de peste in quella nostra cità, che Dio non voglia, acioché possiati conservarve logamente la persona vostra in sanità, siamo contenti et cussì ve concedemo licentia che tunc et eo casu ve possiati absentare da quello vostro offitio per transferirve dove vi parerà meglio per la conservatione vostra, lassata prima per vuy nel dicto offitio alcuna sufficiente et idonea persona, quale habia a supplire ale volte vostre in vostra absentia, acioché non possa occorrere manchamento alchuno in esso.
 Data Cremone, die IV iulii MCCCCLprimo


Umberto Battini
per la storia locale