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27 giugno 2011

LOGICA modernista

Oh ma sta medievali han proprio rotto. Pregavano in chiesa.
Difatti. Di solito, mica tanto è, appena appena, al di là della logica modernista che trasforma tutto in relativamente digeribile. Difatti.

Da che mondo è mondo in chiesa ci si prega, ci si fa il culto, c'è chi ha il Sacramento dell'Ordine, etc etc etc...
Oggi?! Oh va là, suonaci, cantaci, ballaci, parlaci, festeggiaci, ma pregaci poco. E messa rapida.
Ho messo sotto tra i testi, se scorrete lo vedrete, una cosina di mons. Fellay.
Mi fa capire quanto bisogna continuare: con la preghiera, con la preghiera, con la preghiera!
Così si trionfa.
Umbe cattolico piacentino


Forti e perseveranti

Dal sito www.unavox.it

Seconda parte dell'omelia

di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay

Superiore Generale della Fraternità San Pio X

pronunciata a Winona, USA,

in occasione dell'ordinazione di 5 sacerdoti e 11 diaconi

Il Vescovo dopo aver ricordato, nella prima parte, la spiritualità sacerdotale di cui si nutriranno i giovani sacerdoti ordinati nel corso di questa cerimonia, Mons. Bernard Fellay ha esposto lo stato della situazione in Vaticano e dei rapporti della Fraternità San Pio X con le autorità romane.

17 giugno 2011

Certo, miei carissimi Fratelli, voi volete avere anche alcuni commenti sulla situazione attuale della Fraternità. A che punto siamo? Che succede?

Mi piacerebbe dire che tutto è luminoso o completamente oscuro, ma purtroppo, come il tempo di oggi, tutto è nuvoloso e soleggiato al tempo stesso!

Fino ad un certo punto, da almeno due anni, noi ci troviamo costantemente di fronte a delle contraddizioni.

Due anni fa, nel 2009, io chiesi udienza al Segretario di Stato, il cardinale Bertone, a causa di questo problema: ci troviamo di fronte a delle contraddizioni. Non esagero: proprio contraddizioni.

Che significa? Significa che da parte di Roma riceviamo dei messaggi contraddittori, uno dice così, l’altro dice cosà, e non si tratta solo di divergenze, ma proprio di contraddizioni.

Riflettendovi, ci chiediamo: perché è così, a cosa è dovuto?

Secondo noi, a Roma, come in tutta la Chiesa, vi sono diverse correnti, che per semplicità possiamo chiamare la corrente progressista e la corrente conservatrice. Certi ecclesiastici ci sono vicini e amerebbero vederci portati avanti, altri ci odiano, sì è la sola parola esatta per definire la loro condotta nei nostri confronti. Essi ci odiano, e sono a Roma. Qualche volta i messaggi vengono da questi, tal’altra dagli altri.

Vorrei farvi un esempio. L’anno scorso, a settembre, un sacerdote si era appena unito a noi. Appartenendo ad un ordine religioso, egli ricevette una lettera dal suo Superiore Provinciale in cui gli diceva che non era più membro del suo ordine e che era scomunicato. A questa lettera era allegata una lettera di conferma della Congregazione per i religiosi, contenente la frase seguente: «Il Padre X non è più membro del vostro ordine, egli è scomunicato per aver abbandonato la fede unendosi formalmente allo scisma di Mons. Lefebvre».

La lettera portava la data di settembre scorso. Sono allora andato a Roma e ho chiesto al Segretario della Commissione Ecclesia Dei cosa fosse successo. Egli non mi fece neanche finire di leggere la lettera: «Lo so – mi rispose – e noi – la Congregazione per la Fede – abbiamo detto alla Congregazione per i religiosi che non avevano il diritto di affermare quello. Essi non sono competenti e devono rivedere il loro giudizio». Poi continuò: «Ecco cosa deve fare con quella lettera» [Mons. Fellay fa il gesto di gettarla], è questo il gesto che ha fatto. In altre parole, prenda la lettera e la butti nel cestino della carta straccia!

Dunque un’autorità a Roma mi dice di gettare una decisione di un’altra autorità romana. Non è una contraddizione?

E il Segretario della Commissione Ecclesia Dei prosegue dicendo: «Lei deve dire ai suoi sacerdoti e ai suoi fedeli che tutto ciò che viene da Roma non viene dal Papa!» Ed io gli ho risposto: «È impossibile, come vuole che i fedeli, i sacerdoti possano pensare una cosa così? Ciò che viene da Roma viene dal Papa! Perché altrimenti si dirà con facilità: ciò che mi piace viene dal Papa e ciò che mi dispiace non viene dal Papa!»

Con questo, miei carissimi Fratelli, dovete capire che a Roma vi è un grave problema.

Se un’autorità ci dice: «Attenzione! Tutto ciò che viene da Roma non viene dal Papa», da dove proviene allora? E com’è possibile? Roma, i servizi del Vaticano normalmente devono essere come la mano del Papa. Questo significa che il Papa non ne ha più il controllo. Ecco il senso di questa frase.

Quando parlo di contraddizioni, significa che certuni, a Roma, sono pronti a considerarci come fuori dalla Chiesa, scomunicati, come se avessimo perso la fede, eretici… E poi ve ne sono altri che ci riconoscono veramente come cattolici.

Mons. de Galarreta e i nostri sacerdoti, quando vanno a Roma per i colloqui dottrinali, dicono la Messa in San Pietro! Come si possono tenere queste due posizioni nello stesso tempo? Voi vedete quanto sia profonda la contraddizione. E da questo potete comprendere quanto noi rimaniamo all’erta. Noi non andiamo a gettarci in questa tormenta, mentre tutto sommato possiamo salutare il sole quando si presenta e proteggerci dalle nubi quando ci minacciano.

Che ci guadagna la Santa Sede? Vi sono così tanti esempi che illustrano il fatto che quando il Papa vuol fare del bene è frenato, impedito.

Un esempio di prima mano tra i tanti.

Un Padre Abate, Superiore dell’unica abbazia trappista in Germania, ha chiesto al Papa l’autorizzazione, non solo di ritornare alla Messa tridentina, ma di poter riprendere la Regola e le Costituzioni anteriori al Vaticano II. Il Papa ha dato l’autorizzazione ed ha esentato questa abbazia dalla giurisdizione della Congregazione dei Benedettini, che segue le regole moderne, così da permettergli di seguire l’uso antico di prima del Vaticano II. Il Papa ha quindi posto questa abbazia direttamene sotto la sua autorità.

Sei mesi più tardi, l’Abate chiama uno dei suoi amici a Roma per chiedergli: «Com’è finita? Io non ho nessuna novità!» E il suo amico gli risponde: «Scrivi di nuovo al Papa, ma manda a me la lettera, che la farò avere personalmente al Papa. Fatto questo, l’amico porta la lettera al Papa e gli chiede com’era finita con questa abbazia. Molto sorpreso, il Santo Padre risponde: «Ma ho già accordato questo permesso, sei mesi fa!» Venne condotta un’inchiesta e si scoprì che qualcuno – noi sappiamo esattamene chi – aveva riposto la lettera del Sommo Pontefice in un cassetto della Segreteria di Stato. Questa volta l’amico dell’Abate – che mi ha raccontato direttamente questa storia, e quindi non si tratta di un «si dice» - ha chiesto al Santo Padre: «Scrivete “concesso” sulla lettera ed io mi incarico di portarla personalmente alla nuova abbazia». In tal modo, per poter portare la novità della decisione del Papa hanno aggirato la Segreteria di Stato.

E questo è solo un esempio.

Per mostrarvi fino a che punto lo stesso Sommo Pontefice è limitato nella sua azione, guardiamo all’ultimo documento a proposito della Messa tridentina. Anche qui abbiamo un bell’esempio delle forze contraddittorie che si muovono a Roma. Da un lato è del tutto evidente che in questo testo è presente la volontà di estendete dappertutto la messa tradizionale, di rendere possibile a tutte le anime l’accesso, non solo alla Messa antica, ma alla maniera in cui venivano amministrati prima i Sacramenti: tutti i libri liturgici sono messi a disposizione di tutti. Ma dall’altro lato e contemporaneamente vi sono delle restrizioni sorprendenti. La prima, parecchio stupefacente, è che i seminaristi diocesani non possono approfittare del rito antico, possono essere ordinati secondo l’antico rito solo quelli che dipendono dalla Commissione Ecclesia Dei.

Perché allora si dice che il Pontificale che contiene l’antico rito per le ordinazioni è reso liberamente disponibile a tutti?

Ma vi è ancora di peggio. Da un lato si constata questa volontà di mettete a disposizione di tutte anime, nel mondo intero, la Messa antica, poi si scopre l’articolo 19, che dichiara che coloro che vogliono beneficiarne non devono appartenere né perfino devono solamente aiutare i gruppi che sono contrari alla Messa nuova. Ma il 95% di coloro che vogliono la Messa antica sono contrari a quella nuova! Perché vogliamo la Messa antica? Se fossimo soddisfatti della nuova, non penseremmo neanche all’antica! Anche quelli che sono contro la validità o la legittimità della nuova Messa sono privati della Messa antica: per loro niente! Niente!

Ma questo non è più un atto di riconciliazione, è un atto di guerra!

Io penso che sono proprio le contraddizioni all’interno stesso del Vaticano che spiegano come divergenze così possano trovarsi in uno stesso testo: ogni parte cerca di ottenere qualcosa. E così noi siamo in mezzo a questo disordine.

Ed ecco che si ascolta ogni sorta di voce, assolutamente tutto quello che è possibile ed anche impossibile ascoltare!

Vi prego, miei carissimi Fratelli, non correte dietro a queste voci. Quando sapremo qualcosa ve la diremo. Non abbiamo mai nascosto niente e non abbiamo alcun motivo per nascondere ciò che succede. Se dunque non vi diciamo niente è perché non è successo niente di nuovo.

Certuni dicono che sta per giungere qualcosa. No, non è vero!

La verità è che io sono stato invitato a Roma dal cardinale Levada e questo avverrà a metà settembre. È tutto quello che so. La cosa riguarda i colloqui che abbiamo avuto con Roma e dopo i quali, come è stato detto, «i documenti di sintesi verranno rimessi alle più alte autorità». Sono queste le parole esatte, ed è questa la sola cosa che io conosco del futuro, tutto il resto non è che invenzione. Allora, vi prego, non correte dietro a queste voci.

Tutto ciò dimostra che la battaglia continua.

Ora, vi sono due pericoli oggi. Uno consiste nel dire che tutto è a posto, tutto è finito, la battaglia è terminata: si tratta di un’immensa illusione. Io posso garantirvi, miei carissimi Fratelli, che se un giorno Roma regolarizzerà infine la nostra posizione canonica, la battaglia comincerà, non sarà la fine di essa! Ma ancora non siamo a questo! Quanto tempo dovremo attendere ancora? Non lo so, non ne ho alcuna idea! Quindi continuiamo a dire che vi è una crisi nella Chiesa. Talvolta è proprio noioso, perché a Roma essi danno l’impressione che tutto vada bene, ma il giorno dopo parliamo con loro… Ed ecco le parole che sentiamo dalla bocca del Segretario della Congregazione per la Fede: «Sapete, ci sono i preti, i vescovi, le Università cattoliche che sono piene di eresie!» Ecco cosa ci ha detto, a giugno del 2009, il Segretario della Congregazione della Fede!

Essi sanno dunque che la situazione della Chiesa è drammatica. Se arrivano a dire che è pieno di eresie dappertutto, questo significherà bene qualcosa!

Ma allo stesso tempo essi si comportano come se fosse tutto a posto. È deludente, è preoccupante, lo ammetto, ma è questa la situazione.

Non lasciatevi quindi prendere da tutte queste illusioni, ma non permettete neanche che vi assalga lo scoraggiamento.

Questa battaglia è lunga, è vero, ma noi non possiamo cambiarla.

Il diavolo resta il diavolo e noi non andiamo a fare la pace col diavolo.

Questo durerà tutto il tempo che Dio lo permetterà, ma noi abbiamo tutto ciò che ci serve per questa battaglia, noi abbiamo la grazia, il sostegno di Dio.

Noi dobbiamo solo continuare questa battaglia, senza scoraggiamento, con serenità. È davvero evidente che noi siamo benedetti da Dio. Eredi dello spirito cristiano, la Messa tradizionale che noi celebriamo nutre questo spirito che è in noi, la spirito di Cristo, quello dei discepoli di Cristo, che ci insegna che dobbiamo rimanere lontani dal mondo, utilizzare moderatamente i beni terreni che non sono quello che vi è di più importante. Il più importante è Dio, il Cielo, è il nostro destino eterno.

Miei carissimi Fratelli, se vi ho chiamati a questa Crociata del Rosario è proprio per aiutarvi a rimanere fuori da queste trappole, da queste illusioni e da questo scoraggiamento. In questa preghiera, con questa catena di rose che ci unisce alla Santissima Vergine Maria noi siamo certi di essere sotto la sua protezione e di combattere quaggiù la buona battaglia. Ella ci guiderà, siatene certi. La Buona Madre non abbandona i suoi figli, ma siate generosi, molto generosi in queste preghiere.

Noi non ci aspettiamo dei buoni frutti per la Chiesa ottenuti con dei semplici accomodamenti umani, noi speriamo di ottenerli con i mezzi soprannaturali e proprio la preghiera è il mezzo più potente che possediamo.

Vi invito dunque a recitare il Rosario, a recitarlo bene, non è importante la quantità, ma la qualità: il modo di pregare. Perché la Santissima Vergine ha consegnato il Rosario a San Domenico? Qual era il suo scopo? Era quello di unire i fedeli a Dio nella contemplazione, tramite la meditazione dei diversi avvenimenti della vita di Nostro Signore e della Santissima Vergine Maria. Questo è lo scopo del Rosario. Non si tratta solo di recitare quindici dozzine o molti rosari, questa è solo la melodia, la musica di fondo che ci aiuta nella meditazione dei misteri che ci uniscono a Nostro Signore Gesù Cristo e alla Santissima Vergine Maria. Dunque preghiamo bene! Il Rosario ben meditato – possiamo starne certi – è un mezzo potentissimo.

Suor Lucia di Fatima ha osato dire che la Santissima Vergine Maria ha dato un’efficacia speciale a questa preghiera, così che il Rosario diventasse la soluzione per tutti i problemi, per tutte le difficoltà.

Proseguendo questa cerimonia, miei carissimi Fratelli, rimettiamoci sotto la protezione della Santissima Vergine Maria, sotto la protezione dello Spirito Santo, chiedendogli di infiammare questo mondo, di depositare il fuoco della carità sempre più nel cuore di questi nuovi sacerdoti e diaconi. Che essi comunichino a loro volta questo fuoco al mondo, il fuoco invincibile della carità, l’amore di Dio e del prossimo per amore di Dio.

Così sia.


18 giugno 2011

articolo apparso a Piacenza sul quotidiano LIBERTA' di giovedì 9 giugno 2011

TERRIBILIS EST LOCUS ISTE

Contro la degradazione dei luoghi sacri

Personalismi, ignoranza, egocentrismo e massoneria

al vertice dell’imbarbarimento dei luoghi sacri


di Umberto Battini

Si fa tanta pompa, per bocca di taluni cattolici, di inesorabile e definitiva consegna del proprio “io” alla fede ed alla Chiesa. Ci si infila nella bella e semplice propria ‘autoassoluzione’ (nel caso commettessimo qualche defaiance) e poi, come niente detto e fatto si continua nel filone relativista che tutte la magagne copre.

E sì: è più facile vedere la pagliuzza altrui che la trave propria.

Ma non nego della presenza della buonafede ed anche (è dottrina) della Divina Misericordia e (è dottrina) della Provvidenza (vedi senza affanno cosa ne dice il Catechismo della Chiesa cattolica).

Conosco un bravo sacerdote che ha una grande cura dell’edifico sacro lui parrocchialmente affidato, e che a mia memoria, non ha mai permesso in esso profanazioni del sacro, della cultura e dell’arte. Anzi, mantiene questo Locus sempre lindo e consono alla conservazione in esso del SS.mo Corpo di N.S. Gesù Cristo, che dal tabernacolo si offre a nostra consolazione, al ringraziamento ed adorazione!

Ed in questo modo anche le celebrazioni, volenti o nolenti, assumono sempre una bella decenza liturgica e sono a vantaggio della crescita personale del fedele.

Al contrario i luoghi sacri de-sacralizzati non solo sono a detrimento dell’anima dell’edificio ma ancora più dei fedeli. E’ un processo lento e inesorabile che produce nelle anime più semplici un oscuramento della grandiosità della stessa Liturgia e quindi della Dottrina e dei pilastri stessi della nostra fede.

Presentare Chiese, Cattedrali, Basiliche, Santuari e semplici loci sancti (quei luoghi che hanno visto nei secoli in essi svolgersi la vita santa di comunità e/o uomini e donne non poi raramente con taluno dei suoi membri elevato agli onori degli Altari) come naturali aule da concerto, oppure da teatro o per proiezioni varie ossia allestirvi pseudo-mostre al limite del decente, al margine del concetto di cultura e dell’arte, porta ad una barbarie e ad un declassamento di questi Sacri edifizi! Il fedele stesso è smarrito e si pone la domanda: ma per questo tipo di cultura (anche se di marca cattolica) non esistono luoghi e spazi idonei per rappresentarli? Conviene de-sacralizzare l’edifico Sacro, quello stesso che contiene la Casa in Terra di Dio – il Tabernacolo – per usare l’aula e l’altare e l’abside stessa per eventi profani? Un teatro, un cinema, un’arena, un museo hanno allora la stessa valenza della mia Chiesa?. Relativismo massonico che sta infangando e immergendoci tutti quanti noi cattolici, senza che ce ne rendiamo conto: all’erta fratelli cristiani!

Ricordate Gesù quando cacciò mercanti e figuranti vari dal Tempio?

E noi dobbiamo subire silenti, ingoiare amari bocconi che solo con la perseveranza nella preghiera e nell’affidamento alla Provvidenza Divina ed alla Madre Celeste Maria Santissima riusciamo a combattere insieme con le Potenze del Cielo (le Vite dei Santi insegnano!).

Anche la mera desacralizzazione di luoghi ab memoriam risaputi venerabili non giova; così facendo rendiamo vano ciò che altri nei secoli, con o sine traditio, hanno portato avanti in questi loci. E nulla vale ripetere che i tempi son cambiati, che già questo vano desacralizzare è iniziato da tempi nei quali noi oggi non abbiamo colpa d’intento: se si è veramente cattolico nel solco tradizionale, non si vende l’anima al diavolo per pochi soldi, ciò è permesso a chi vive nel mondo e nel mondo nella negazione della cristianità e quindi di cultura, radici e tradizioni!

A noi no, ciò non può e non dovrebbe succedere. Sforzo ce ne vuole, è letteralmente un grande sacrifizio: pensiamo a chi vive – pro grazia sua – in un luogo che nei tempi fu di tradizione cristiana caritatevole. Mantenere integro nel limite del possibile il Loco venerabile, richiede amare esso secondo l’insegnamento evangelico e cioè amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l’anima, possibilmente senza compromessi, cosa oggi molto, molto difficile da mettere in esercizio.

Diversamente è un tradimento della tradizione e cioé: non si concorre più a tradere a portare con sé quel patrimonio custodito moralmente da quegli edifizi, patrimonio storico che è verificabile non solo nelle carte polverose di archivi e buoni libri. Sempre ricordando che l’uomo vive in debolezza ed è in buona fede nell’agire, “misericordia io voglio” ci dice l’Evangelo.

Però, e per me esiste anche un però, ricordiamoci del libero arbitrio. Ed agire con libero arbitrio significa per di più prendersi le proprie responsabilità – tutte! – siano esse positive o negative in rapporto a noi e agli altri con il mondo che ci circonda.

Dicevo della degradazione dei luoghi sacri, ebbene, è verità certa e riconosciuta che i primi luoghi sacri a dover esser preservati sono appunto le Cattedrali e le chiese in genere tutte. Pensiamo al gusto ed alla riverenza del sacro dei nostri antenati non è certo possibile ascrivere tutte le opere d’arte ed architettoniche conservate nelle nostre chiese alla sola e unica voglia di sfoggio di ricchezza e sfarzo: custodiscono invece la scintilla della fede e dell’elevazione oltre che la non mai appagata riconoscenza verso Dio Creatore cui nessun valore al mondo potrà mai dar lode e ringraziamento.

A dimostrazione dell’importanza del Luogo Sacro, ricordo che già i longobardi (popolo erroneamente definito barbaro) possedevano un tale rispetto di questi luoghi a tal punto che gli ospizi per pellegrini, i brefotrofi, i ricoveri per anziani ed i malati avevano un posto speciale nella legislazione. Oltre alla cura e rispetto per chiese, monasteri ed oratori.

Ma, per esempio nostro, voglio parlare proprio dei luoghi venerabili più semplici, quelli all’ultimo posto e non per questo anch’essi tra i primi ad essere considerati già dall’antichità nella loro caratteristica di sacralità. Anche qui si dispensava ‘Evangelo’ in modo pratico, vivo e visibile, senza nulla pretendere in cambio. Rappresentavano la Parola Sacra emanata ed imparata dentro alle Chiese e trasformata in materia ed atto, attirando non di rado l’apprezzamento delle comunità locali.

Ecco perché i Loci Venerabili non vanno sminuiti, de-tradizionalizzati e tolti dal contesto della cattolicità cristiana, questo andrebbe praticato quantomeno nel limite del possibile! E’ ovvio che concorrono una infinità di fattori affinchè questo grado massimo di rispetto tradizional-storico-culturale possa essere messo in pratica e lascio alla mente del lettore ed alla sua intelligenza l’approfondimento.

In questo articolo io tento solo una introduzione all’argomento, che poi potrà essere con maggior chiarezza e acume da quant’altri approfondito, e ciò m’auguro avvenga davvero!

Nella sottotitolazione del testo mi riferisco a personalismi, ignoranza, egocentrismo e massoneria nell’aver maggiormente contribuito alla non piena e completa sacralità dei Luoghi prettamente liturgici ed anzi magari appunto, come nel caso proprio della massoneria (muratoria) della loro sperata completa scomparsa del sacro cristiano dalla nostra società. E su tal argomento già esistono fior fiore di studi cattolici affidabilissimi circa il barbarico uso di Chiese per usi a-liturgici e peggio ancora, per liturgie de-sacralizzate!! Spiace dover costatare come la diabolica setta massonica sia al lavoro all’interno dell’amata Chiesa Cattolica Romana. Al lettore di queste righe, nella pienezza del proprio arbitrio, la facoltà di approfondire l’argomento, libri e siti internet affidabili non mancano per nostro studio. Comunque sia non praevalebunt!

umbertobattini@gmail.com