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27 gennaio 2012

San CORRADO un santo di OGGI


estratto da un libro di p. Gabriele Andreozzi che fù grande Amico per noi di Calendasco ed a Noto. Voster UMBE

Sono passati settecento anni dalla sua nascita, eppure San Corrado non è un santo di ieri, ma di oggi.

La sua vita si può dividere in due periodi. Nato a Piacenza nel 1290, conduceva vita piacevole, conforme al suo grado e alla sua nobiltà. Appassionato cacciatore, dedicava a questo spasso il suo tempo libero ed era orgoglioso dei trofei di animali uccisi, di cui ricolmava il carniere.

l\/la un bel giorno questa vita fini: Corrado era andato a caccia, ben armato e scortato dai suoi servi e dai suoi cani. La selvaggina non era abbondante, si nascondeva nei cespugli e non si riusciva e scovarla. Fu allora che Corrado diede ordine di dar fuoco alle siepi. Favorito dal vento, il fuoco divampò all’istante e si propagò alle messi vicine e lontane, recando un danno incalcolabile all’intera contrada. I cacciatori tornarono a casa non visti, ma un pover’uomo che si trovava nei pressi fu arrestato, sottoposto a tortura e, come reo confesso, condannato a morte. ll triste corteo degli sbirri che conducevano il disgraziato al luogo del supplizio passò sotto le finestre di Corrado e suscitò in lui un moto di incontenibile rimorso per guanto era accaduto e stava accadendo. Si proclamò colpevole, si disse pronto a risarcire tutti i danni. Fu così che, al dire del suo primo biografo, Corrado rimase "nudo delle cose del mondo". Con questo gesto generoso ed umano incomincia la seconda parte della sua vita, quella che ce lo rende caro e ci induce a venerarlo come "amico di Dio".

Rimasto, per propria scelta, "nudo delle cose del mondo", Corrado fece il suo ingresso in un ordine che aveva tra le sue leggi il divieto di portare le armi, il dovere di restituire l’altrui, di riconciliarsi e di riconciliare. Fu cosi che Corrado divenne un uomo nuovo, un uomo tutto di Dio. Se ne accorsero le genti, in mezzo alle quali passo il resto della sua vita. E se ne accorsero anche gli uccelli, che in segno di riconciliazione e di pace gli volavano intorno e gli facevano festa, mentre gli alberi da frutto da lui coltivati erano lieti di sostituire quelli che un giorno, per sua colpa, erano andati distrutti.

Dicevamo che Corrado e un santo di oggi: lo spontaneo con l’incendio da lui provocato e l’abbandono delle armi, destinate a fare violenza ai fratelli e ad ogni altro essere vivente, sono un rimprovero per I’incosciente generazione che popola oggi la terra, preoccupata di sfruttare la natura, senza alcun riguardo al suo equilibrio ecologico e ai diritti delle generazioni che verranno dopo di noi. lncendi di boschi, di cui non si sa mai il colpevole, disboscamento inconsulto di migliaia di ettari |’anno, inquinamento delle sorgenti e deI|’aria, costruzione di ordigni di guerra capaci di distruggere cento volte ogni forma di vita sulla terra, tutto questo finirebbe se l’esempio di Corrado fosse, almeno in parte, seguito.

Nessuna meraviglia che un uomo cosi si sia ispirato al cantore del creato, a San Francesco d’Assisi, per cui tutte le creature erano fratello e sorella, e sia stato anzi suo seguace in quell’ordine della Penitenza, detto anche Terz’Ordine, istituito dal santo per quelli che vogliono vivere il vangelo nelle proprie case o che, per fare penitenza, si ritirano in luoghi remoti, come ebbe a dire Gregorio IX, nella sua lettera "I\limis patenter" del 26 maggio 1228.

Che San Corrado sia stato effettivamente un frate della Penitenza, cioè un terziario francescano, un seguace del Poverello d’Assisi, lo proclamò solennemente Urbano VIII nel 1625 e lo ha riconosciuto di recente il regnate pontefice Giovanni Paolo ll, nella sua Lettera Apostolica per il settimo centenario della nascita di San Corrado.

Indagare quindi sul fondamento storico di questa tradizione ci sembra un necessario completamento, della fioritura di studi intorno a S. Corrado, comparsi nell’anno sette volte centenario della sua nascita.

I testi qui sopra sono alle pagine 19-25, del volume del p. Gabriele Andreozzi edito a Noto nel 1993


24 gennaio 2012

DAZIO per il PASSO

Anni d'oro, ma non per le nostre casse.
Calendasco è nel diploma fatto a Pavia e l'autentico è in Archivio di Stato di Milano.

La gabella è data ai riparii - esattori - che erano sul vada - guado.
Federico I imperatore detto il Barbarossa, aveva concesso un diploma per il vada ad piscandum con tutti quanti i privilegi legati alle acque, dalla a alla z.

Federico I concede i diritti di giurisdizione e le immunità già concessi dai suoi predecessori, nonché la protezione imperiale.


Umbe
non mollante

16 gennaio 2012

10 AGOSTO 1921

Un calendaschese ucciso nel 1921
Agguato mortale nei pressi di Piacenza

• Il comunista Anguissola colpisce a revolverate in località Montale il carrettiere venticinquenne Ernesto Curcumi di Calendasco, ex comunista passato da pochi mesi con le camicie nere.
Per rappresaglia i fascisti invadono la Camera del lavoro di Piacenza e battono la campagna alla ricerca di «sovversivi».


15 gennaio 2012

articolo apparso a Piacenza sul quotidiano LIBERTA' di giovedì 9 giugno 2011
TERRIBILIS EST LOCUS ISTE
Contro la degradazione dei luoghi sacri
Personalismi, ignoranza, egocentrismo e massoneria
al vertice dell’imbarbarimento dei luoghi sacri

di Umberto Battini
Si fa tanta pompa, per bocca di taluni cattolici, di inesorabile e definitiva consegna del proprio “io” alla fede ed alla Chiesa. Ci si infila nella bella e semplice propria ‘autoassoluzione’ (nel caso commettessimo qualche defaiance) e poi, come niente detto e fatto si continua nel filone relativista che tutte la magagne copre.
E sì: è più facile vedere la pagliuzza altrui che la trave propria.
Ma non nego della presenza della buonafede ed anche (è dottrina) della Divina Misericordia e (è dottrina) della Provvidenza (vedi senza affanno cosa ne dice il Catechismo della Chiesa cattolica).
Conosco un bravo sacerdote che ha una grande cura dell’edifico sacro lui parrocchialmente affidato, e che a mia memoria, non ha mai permesso in esso profanazioni del sacro, della cultura e dell’arte. Anzi, mantiene questo Locus sempre lindo e consono alla conservazione in esso del SS.mo Corpo di N.S. Gesù Cristo, che dal tabernacolo si offre a nostra consolazione, al ringraziamento ed adorazione!
Ed in questo modo anche le celebrazioni, volenti o nolenti, assumono sempre una bella decenza liturgica e sono a vantaggio della crescita personale del fedele.
Al contrario i luoghi sacri de-sacralizzati non solo sono a detrimento dell’anima dell’edificio ma ancora più dei fedeli. E’ un processo lento e inesorabile che produce nelle anime più semplici un oscuramento della grandiosità della stessa Liturgia e quindi della Dottrina e dei pilastri stessi della nostra fede.
Presentare Chiese, Cattedrali, Basiliche, Santuari e semplici loci sancti (quei luoghi che hanno visto nei secoli in essi svolgersi la vita santa di comunità e/o uomini e donne non poi raramente con taluno dei suoi membri elevato agli onori degli Altari) come naturali aule da concerto, oppure da teatro o per proiezioni varie ossia allestirvi pseudo-mostre al limite del decente, al margine del concetto di cultura e dell’arte, porta ad una barbarie e ad un declassamento di questi Sacri edifizi! Il fedele stesso è smarrito e si pone la domanda: ma per questo tipo di cultura (anche se di marca cattolica) non esistono luoghi e spazi idonei per rappresentarli? Conviene de-sacralizzare l’edifico Sacro, quello stesso che contiene la Casa in Terra di Dio – il Tabernacolo – per usare l’aula e l’altare e l’abside stessa per eventi profani? Un teatro, un cinema, un’arena, un museo hanno allora la stessa valenza della mia Chiesa?. Relativismo massonico che sta infangando e immergendoci tutti quanti noi cattolici, senza che ce ne rendiamo conto: all’erta fratelli cristiani!
Ricordate Gesù quando cacciò mercanti e figuranti vari dal Tempio?
E noi dobbiamo subire silenti, ingoiare amari bocconi che solo con la perseveranza nella preghiera e nell’affidamento alla Provvidenza Divina ed alla Madre Celeste Maria Santissima riusciamo a combattere insieme con le Potenze del Cielo (le Vite dei Santi insegnano!).
Anche la mera desacralizzazione di luoghi ab memoriam risaputi venerabili non giova; così facendo rendiamo vano ciò che altri nei secoli, con o sine traditio, hanno portato avanti in questi loci. E nulla vale ripetere che i tempi son cambiati, che già questo vano desacralizzare è iniziato da tempi nei quali noi oggi non abbiamo colpa d’intento: se si è veramente cattolico nel solco tradizionale, non si vende l’anima al diavolo per pochi soldi, ciò è permesso a chi vive nel mondo e nel mondo nella negazione della cristianità e quindi di cultura, radici e tradizioni!
A noi no, ciò non può e non dovrebbe succedere. Sforzo ce ne vuole, è letteralmente un grande sacrifizio: pensiamo a chi vive – pro grazia sua – in un luogo che nei tempi fu di tradizione cristiana caritatevole. Mantenere integro nel limite del possibile il Loco venerabile, richiede amare esso secondo l’insegnamento evangelico e cioè amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l’anima, possibilmente senza compromessi, cosa oggi molto, molto difficile da mettere in esercizio.
Diversamente è un tradimento della tradizione e cioé: non si concorre più a tradere a portare con sé quel patrimonio custodito moralmente da quegli edifizi, patrimonio storico che è verificabile non solo nelle carte polverose di archivi e buoni libri. Sempre ricordando che l’uomo vive in debolezza ed è in buona fede nell’agire, “misericordia io voglio” ci dice l’Evangelo.
Però, e per me esiste anche un però, ricordiamoci del libero arbitrio. Ed agire con libero arbitrio significa per di più prendersi le proprie responsabilità – tutte! – siano esse positive o negative in rapporto a noi e agli altri con il mondo che ci circonda.
Dicevo della degradazione dei luoghi sacri, ebbene, è verità certa e riconosciuta che i primi luoghi sacri a dover esser preservati sono appunto le Cattedrali e le chiese in genere tutte. Pensiamo al gusto ed alla riverenza del sacro dei nostri antenati non è certo possibile ascrivere tutte le opere d’arte ed architettoniche conservate nelle nostre chiese alla sola e unica voglia di sfoggio di ricchezza e sfarzo: custodiscono invece la scintilla della fede e dell’elevazione oltre che la non mai appagata riconoscenza verso Dio Creatore cui nessun valore al mondo potrà mai dar lode e ringraziamento.
A dimostrazione dell’importanza del Luogo Sacro, ricordo che già i longobardi (popolo erroneamente definito barbaro) possedevano un tale rispetto di questi luoghi a tal punto che gli ospizi per pellegrini, i brefotrofi, i ricoveri per anziani ed i malati avevano un posto speciale nella legislazione. Oltre alla cura e rispetto per chiese, monasteri ed oratori.
Ma, per esempio nostro, voglio parlare proprio dei luoghi venerabili più semplici, quelli all’ultimo posto e non per questo anch’essi tra i primi ad essere considerati già dall’antichità nella loro caratteristica di sacralità. Anche qui si dispensava ‘Evangelo’ in modo pratico, vivo e visibile, senza nulla pretendere in cambio. Rappresentavano la Parola Sacra emanata ed imparata dentro alle Chiese e trasformata in materia ed atto, attirando non di rado l’apprezzamento delle comunità locali.
Ecco perché i Loci Venerabili non vanno sminuiti, de-tradizionalizzati e tolti dal contesto della cattolicità cristiana, questo andrebbe praticato quantomeno nel limite del possibile! E’ ovvio che concorrono una infinità di fattori affinchè questo grado massimo di rispetto tradizional-storico-culturale possa essere messo in pratica e lascio alla mente del lettore ed alla sua intelligenza l’approfondimento.
In questo articolo io tento solo una introduzione all’argomento, che poi potrà essere con maggior chiarezza e acume da quant’altri approfondito, e ciò m’auguro avvenga davvero!
Nella sottotitolazione del testo mi riferisco a personalismi, ignoranza, egocentrismo e massoneria nell’aver maggiormente contribuito alla non piena e completa sacralità dei Luoghi prettamente liturgici ed anzi magari appunto, come nel caso proprio della massoneria (muratoria) della loro sperata completa scomparsa del sacro cristiano dalla nostra società. E su tal argomento già esistono fior fiore di studi cattolici affidabilissimi circa il barbarico uso di Chiese per usi a-liturgici e peggio ancora, per liturgie de-sacralizzate!! Spiace dover costatare come la diabolica setta massonica sia al lavoro all’interno dell’amata Chiesa Cattolica Romana. Al lettore di queste righe, nella pienezza del proprio arbitrio, la facoltà di approfondire l’argomento, libri e siti internet affidabili non mancano per nostro studio. Comunque sia non praevalebunt!

umbertobattini@gmail.com

8 gennaio 2012

LA bella ATTESA


Gennaio sta scorrendo via leggero
e febbraio è un mese amico
del nostro borgo
della nostra terra e della nostra gente

... s'avvicina lentamente ....


Umbe
in venerazione

1 gennaio 2012

AFFILIAMOCI e affidiamoci


29-12-2011
Un decalogo di Italia Nostra per il 2012

Cari soci,
stiamo per iniziare tutti insieme un anno difficile. Come cittadini italiani e come soci di Italia Nostra dobbiamo augurarci che il nostro Paese sappia rinnovarsi e credere in un nuovo modello di sviluppo umano: e non più nel modello di crescita economica e mercantile che ci ha portato a questa gravissima crisi. Dobbiamo convincere, prima di tutto noi stessi, e poi i nostri governanti, a riconoscere nel nostro immenso patrimonio culturale e paesaggistico il vero nuovo motore di sviluppo dell’Italia. L’investimento di risorse umane e finanziarie nella cultura e nelle attività culturali, nella manutenzione del territorio e del patrimonio monumentale e artistico, possono trasformare l’Italia in un Paese all’avanguardia nell’economia della conoscenza e della creatività.
Cosa fare, noi soci di Italia Nostra, per aiutare il nostro Paese a uscire da un modello di sviluppo sbagliato e perdente ?
Dobbiamo dare il nostro esempio (come singoli e come associazione): con un nuovo stile di vita, insegnarlo e rappresentarlo. Dobbiamo essere noi stessi un laboratorio vivo di sviluppo alternativo.

Un nuovo stile di vita , sobrio e consapevole, vuol dire:

1. Unirsi per proteggere/difendere i beni comuni : il paesaggio e il patrimonio culturale

2. Fare volontariato: per ritrovare le relazioni con gli altri

3. Ritrovare il tempo per riflessione e lentezza: non usare l’automobile privata; utilizzare il trasporto pubblico, chiedendone la massima efficienza e combustibili ecologici

4. Improntare l’economia propria e generale alla sobrietà, all’”economia dell’abbastanza”.

5. Uscire dal consumismo compulsivo: consumare meno.

6. Anche mangiare è diventato un “atto politico”: scegliere prodotti senza trasporto; dare priorità ai circuiti brevi di distribuzione; acquistare direttamente dai produttori agricoli locali prodotti di stagione e di provenienza locale/nazionale.

7. Risparmiare energia in ogni nostro atto quotidiano; favorire la micro generazione di energie rinnovabili .

8. Ridurre la produzione di rifiuti solidi; non comprare più prodotti e cibi imballati nella plastica

9. Imparare a conservare con cura i terreni fertili, i cereali vitali, l’acqua pulita, l’aria non inquinata. Reintrodurre gli orti urbani, l’agricoltura di prossimità e di qualità.

10. Valorizzare il tempo libero, il lavoro sostenibile e le relazioni sociali e …gli amici sui quali si può contare.


Alessandra Mottola Delfino
Presidente di ITALIA NOSTRA