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UNA TELA INEDITA RESTAURATA
di Umberto Battini
Con
la prossimità del V° Centenario della Beatificazione la parrocchia di
Calendasco può vantare una nuova grande pala d’altare tardo seicentesca
dedicata a S. Corrado Confalonieri eremita e penitente francescano piacentino,
le cui spoglie riposano da secoli nella città sicula di Noto che vanta il
titolo di capitale del Barocco.
La
grande tela è ora in restauro e verrà presentata ai devoti nella giornata del
19 febbraio durante la messa solenne nella memoria dell’Eremita nativo di
Calendasco e poi anche nella giornata di sabato 21 febbraio quando il Sindaco
di Noto con il vicario generale della Diocesi di Noto saranno in pellegrinaggio
ai luoghi natali del Santo assieme ad un centinaio di portatori di cilio e
portatori dell’Arca.
Questo
prezioso recupero storico artistico e devozionale è stato frutto di una
donazione del quadro fatta alla memoria del geometra Gian Guido Servetti, la
cui famiglia da decenni possiede nel borgo una antica abitazione che già fu del
Conte Fabio Perletti che nel 1690 ottenne dal Farnese in feudo Nobile ed Avito
tutto il distretto di Calendasco.
Le
condizioni del dipinto, databile a fine seicento primi del settecento, mostrano
ovviamente il bisogno di un urgente e importante lavoro di restauro, che la
parrocchia ha affidato alle mani esperte del restauratore Giuseppe De Paolis
che con Nicolò Marchesi ha già effettuato preziosi recuperi conservativi di
importanti opere.
Le
condizioni della tela non appaiono propriamente buone inquanto essa è lacerata
in diversi punti ed anche il colore risulta molto sporco con la pittura
ossidata e deteriorata. La materia pittorica ha subito diverse cadute e perdite
ma per fortuna le porzioni vitali del dipinto non sono compromesse.
Ecco
quindi che il restauro di Giuseppe De Paolis sarà articolato in più operazioni
quali il consolidamento e la ricucitura delle lacerazioni, il tensionamento su
telaio con stuccatura e rasature opportune ed un ritocco pittorico con tecniche
differenziate e riconoscibili oltre al recupero della cornice lignea laccata.
L’immagine
mostra un San Corrado nella classica iconografia più diffusa, cioè lo stesso in
ginocchio in una grotta con gli emblemi del suo stato eremitico quali il
teschio, il libro dei Vangeli ed il santo rosario, l’abito che indossa di
colore grigio rispecchia la sua condizione di penitente francescano del terz’ordine.
La
particolarità di questa iconografia è data dalla Santa Vergine col Bambinello
che può farci ricordare la grande pala posta sopra all’altare maggiore nel
Santuario che ingloba la grotta nella valle di Noto.
Certamente
questa tela che risultava completamente sconosciuta la possiamo ipotizzare
essere stata commissionata dai conti Perletti che appaiono nei Registri
ascritti già dal seicento alla confraternita di Calendasco dedicata a San
Corrado e che aveva la cura della cappella ed altare con le relative
suppellettili utili alla messa ed alla venerazione.
Un
prezioso dono questa tela che andrà ad arricchire così la devozione e la
memoria del Patrono di Calendasco e che verrà esposta perennemente in chiesa
ove già troneggia un seicentesco dipinto di S. Corrado che lo ritrae
nell’accadimento principe della sua conversione ovvero l’incendio e la cattura
dell’innocente, mentre dall’alto un angelo fa da svegliarino alla coscienza del
meditabondo Eremita ai cui piedi scorre l’acqua del rivo del gorgolare, ricordo
del suo primo ritiro conventuale.
Umberto
Battini