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7 luglio 2019

S T O R I A


Qui sotto una parte dell'articolo apparso sul quotidiano di Piacenza Libertà a pag. 9 il giorno della vigilia della Festa di San Corrado a Calendasco e Noto, il 18 febbraio 2009 - 10 anni fa!
Scritto e firmato da Umberto Battini, devoto e studioso di S. Corrado Confalonieri.

Ecco una parte estratta dal testo della paginata del giornale, leggetela! 


San Corrado, l'eremita
da Calendasco a Noto


La storia del santo piacentino patrono della città siciliana
di Umberto Battini

In questi anni a Piacenza c’è stata una riscoperta molto accalorata della figura del santo eremita piacentino Corrado Confalonieri. Intorno a questo illustre personaggio del medioevo si è ampliato un nuovo filone di ricerca storica, basata principalmente su inediti documenti che ce ne hanno additato un volto più storicizzato. Un lavoro certosino, di cesello verrebbe da dire, silenzioso ma proficuo che è giusto condividere sui due livelli – con un gioco di parole - cioè quello cultuale e l’altro culturale. Una figura di religioso significativa: il nobile cacciatore poi incendiario, il penitente che si fà pellegrino, il taumaturgo che letteralmente “fa comparire” pane angelico, come richiamo alla manna del deserto – la sua vita nel deserto simbolizzato dall’isolamento nella grotta presso Noto ove muore il 19 febbraio 1351. 

Sulla origine del santo dalla nobile casata dei Confalonieri non lascian dubbi nemmeno gli stessi Giurati della città di Noto, che nella triplice lettera inviata nel 1610 agli Anziani e Priori di Piacenza, al Vescovo Conte mons. Rangoni ed al Farnese, spronandoli di avviar ricerche sul santo piacentino, scrivono: “si ben fiorì di virtù Eremita et oggi reluce fra beati, già nel secolo fu cavaliero della famiglia Confaloniera e segnalatissimo nella patria per aver lasciata in un monasterio di quella la moglie e distribuito li beni fra quali s’è fatta coniectura d’alcuni curiosi esserci stato il Castello Calendasco…”. 

E la risposta dei Giurati piacentini non tardò, con la lettera del 14 maggio 1611 inviata a Noto essi li informarono dell’esito delle ricerche negli archivi allegando alla stessa una lunga relazione ove si legge che “il più vecchio della stirpe Confalloniera” ha il privilegio “d’accompagnare il nuovo Vescovo quando entra Pontificalmente la prima volta”, ma più clamorosamente questa relazione rivela che nel monastero di S. Chiara di Piacenza “per molta diligenza usata da persone autorevoli, altro non si è trovato che la notizia d’una suora Gioanina Confalloniera, che specialmente viveva nel 1340 et anco nel 1356. Detta qual suora si dice che, rispetto al tempo, non ci sarebbe difficoltà che non potesse essere la moglie di Santo Corrado.”.

Un fatto acclarato è il luogo della nascita fisica di San Corrado e questa notizia ci viene presentata in forma ufficiale nel Legato Sancti Conradi del 1617, che il Vescovo di Piacenza anch’egli spronato dai Giurati netini, “tutte le predette cose approvò confermò e lodò, e approva conferma e loda”. 

E’ un documento redatto nel Palazzo del Vescovo, alla sua stessa presenza ed è reso pubblico dal notaio e cancelliere episcopale Giovan Francesco de’ Parma. Il Legato voluto dallo Zanardi-Landi feudario succeduto ai Confalonieri, esplicita: “qui quidam S.tus Conradus, ut perhibetur fuit oriundus de praedecta Civitate ex admodum Ill.ma famiglia D.D. Confanoneriorum abitatores Dominorum Loci Calendaschi loci, et Villa Ducatus Placentini ultra trebiam…” .
Vi è contenuta pure la frase ut in eius vita pubblica tipis mandata videre est , valida conferma che le indagini sul santo erano concluse ed avevano portato a poter fare delle dichiarazioni certe grazie a ciò che si era rintracciato dei trascorsi civili: le affermazioni sicure che sono punti saldi che vanno a fortificare la narrazione esposta nel documento, sono: 

1 – San Corrado è un piacentino, 
2 – discende dalla Nobile Famiglia dei Confalonieri, 
3 – è nato fisicamente in Calendasco.

Il Legato contiene questa importantissima affermazione: “qua quidam devotio es maior promoveri et excitavi debet in praedicta Ecclesia loci Calendaschi cum ex eodem loco iste Sanctus, ut praefertur originem terrenam duxerit, sic verisimiliter incolas eiusdem loci, sui nominis devotos gratis, et intercessione apud Deum Optimum Maximum persequunturus…” testualmente “certamente quella maggiore devozione è da promuovere e deve essere stimolata nella predetta Chiesa del luogo di Calendasco, il medesimo luogo dal quale codesto Santo, avendo tratto la sua origine terrena come si riporta, avrebbe assistito veramente gli abitanti del medesimo luogo, devoti del suo nome, per le grazie ed intercessione presso Dio Ottimo Massimo”. 


Senza equivoco leggiamo che San Corrado è nato fisicamente a Calendasco ed il Vescovo di Piacenza, i Testimoni presenti, il parroco Rettore di Calendasco, il Conte Zanardi Landi e lo stesso notaio e cancelliere della Curia Episcopale ritengono quindi fuori di ogni dubbio la autenticità della affermazione e mai nessuno si contrappose, est probatio probata.

La causa che spinge il nobile Corrado alla conversione è collegata ad un incendio che provocò durante una battuta di caccia verso l’anno 1315. Siccome fu incolpato del danno un innocente contadino, Corrado lo fa liberare ammettendo la colpa: lui è il colpevole e lui è l’uomo da punire. 


Una nuova ipotesi sull’incendio causato dal giovane san Corrado è emersa dagli archivi, il fatto eccezionale è dato da una pergamena dell’11 gennaio 1589: è una investitura di un fondo terriero di 200 pertiche fatta dai monaci di Quartazzola. La pergamena rinvenuta all’Archivio di Stato di Parma riporta che le terre sono poste nel territorio di Calendasco, in direzione di San Nicolò e nel luogo detto “alla Bruciata.
A diritto questo grande spazio rurale fatto di campi coltivabili e di bosco può essere ritenuto il luogo dell’incendio di san Corrado Confalonieri, una ipotesi da prender sul serio, data dalla ragionevolezza che una così vasta possessione terriera sia ricordata nel ‘500 con il nome ‘Bruciata’, sintomo che lì vi fu nei tempi andati un possente incendio che ancora segnava la toponomastica e la memoria della gente.


Messer Corrado nasce nel 1290 da una Casata non solo guelfa e papalina, ma addirittura tanto religiosa da essere quasi fuori dalla norma, infatti quando Corrado è un arzillo giovanotto dedito alla cavalleria ed all’hobby della caccia, vanta un esempio costante di parenti dati alla religione in diversi conventi di Piacenza.