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30 agosto 2011

Anno 1833 COM'ERAVAMO messi

La statistica del Ducato nel 1833 del nostro Calendasco dice:
  1. nel borgo 106 case
  2. 700 abitanti
  3. scuola elementare
  4. chirurgo condotto
  5. 7 molini sul Po
  6. 4 molini terragni
  7. borgo bagnato dal Po, Trebbia, dal canale Calendasco
  8. borgo bagnato dai rivi Cotrebbia, Raganella, Ziano e Landrona
  9. vi si raccoglie frumento, granoturco, fieno
  10. si produce vino, di qualità infima adatto per distillarlo e farne acquavite
  11. il terreno è buono
Umberto Battini



23 agosto 2011

SFORZA e CONFALONIERI 1450

MILANO e PIACENZA con CALENDASCO
Filippo Confalonieri con i suoi fratelli
erano feudatari del borgo sul Po


L'esito della ricerca in Archivio a Milano

di Umberto Battini
agiografo di San Corrado Confalonieri piacentino

E' gratificante rinvenire qualcosa di bello! Già ho per le mani e da tempo, i rapporti inviati a Milano per l'assedio del castello del borgo calendaschese da parte delle truppe di Ludovico il Moro.
Ora invece, voglio regalare questa lettera che riguarda i sommovimenti piacentini nel 1447 e che videro parteciparvi i Confalonieri che detenevano il feudo e castello di Calendasco come ho già bene ed ampiamente documentato in scritti pubblicati.

Dopo che Alberto Scotti (pronipote dell'Alberto della rivolta di fine 1200 a Piacenza) e feudatario di Sarmato lottò nella sommssa contro Francesco Sforza con altri piacentini mentre invece i Del Verme e gli stessi Confalonieri erano "pro Milano", Filippo Confalonieri aveva trafugato come bottino i letti (più d'uno e probabilmente di buon legno massiccio intarsiato) dello sfortunato Scotti.
Questi si era rivolto poi al Duca di Milano proprio per riaverli.
Sarebbe interessante porsi la domanda: ma fino ad allora, per quei due, tre anni dove avevano dormito i depredati? In terra sul pagliericcio?
Fatto sta che questi letti sono richiesti ed il Duca chiede la benevolenza del Confalonieri perchè li ridia allo Scotti.

Ecco il piacevole testo:


Umberto Battini



20 agosto 2011

Santa CHIARA e Calendasco

Santa CHIARA di Montefalco l'amica spirituale del Beato Aristide
penitente terziario francescano in Calendasco

Prima Comunità di Terziari
appresso al “gorgolare” in Calendasco
Per comprendere gli eventi pre-corradiani in terra piacentina


Aristide frate e superiore di San Corrado


Nel libro dello storico Raffaele Pazzelli “Il Terz’Ordine Regolare di San Francesco attraverso i secoli”, edito in Roma nel 1958, reperiamo fondamentali dati storici, che oltre a servire per questa breve sintesi, si presteranno per la relazione che segue.
La comunità in Calendasco di Terziari in abito eremitico composta di pochi religiosi con a capo il frate Aristide, come ogni comunità terziaria, oltre a non essere molto appariscente era anche giuridicamente indipende, con una unione con le altre comunità terziarie “amico foedere”, cioè legame di mutua assistenza.
Questa mancanza di unità causava evidentemente una minore appariscenza esteriore del fenomeno della vita comune tra i Terziari, per cui fu facile che fosse trascurato nelle cronache del tempo, ed in effetti il primo storico che ricercò e rinvenne parecchi documenti dei primi tempi dell’Ordine, il De Sillis, ci fornisce ragione della mancanza di documenti nei più antichi Conventi Terziari.
Il De Sillis nel libro del 1621 sui Terziari di S. Francesco o Penitenti dice chiaramente sul fatto della esistenza e smarrimento dei documenti che fu:
“...a causa dell’umile genere di vita dei nostri Padri;, non avendo grandi monasteri, ma per lo più eremi o piccole abitazioni all’ombra di Ospedali o di Chiese, non possedevano archivi, nè si preoccupavano di questo ma solo di vivere santamente, nella carità verso Dio e il prossimo.”


Anche Fredregando da Anversa dice che i Terziari:
In molti luoghi essi aprirono degli ospedali e degli ospizi per i poveri e pellegrini, dove necessariamente alcuni fratelli dovevano prendere dimora”.

Del frate Aristide che venne a Montefalco chiamato da S. Chiara tratta ampiamente uno storico di alcuni secoli fa il cosiddetto ‘Anonimo di Montefalco’ in Umbria.

Lo scritto dell’Anonimo è stato rinvenuto da altro grande storico del Terzo Ordine il p. Gabriele Andreozzi, vedasi in Analecta TOR dello stesso Andreozzi “S. Rocco in Montefalco, la Porziuncola del Terz’Ordine Regolare” ed è ricco di dati a noi utili, che in altro studio presenteremo ai devoti e appassionati di storia.

Resta importante la questione che già parechi secoli fa, in Umbria lontano centinaia di chilometri da Calendasco, uno storico rimasto ‘Anonimo’ abbia saputo tramandare del Frate Aristide chiamato a Montefalco da Calendasco a presiedere la costruzione del Convento di S. Rocco delle monache Terziarie.
Il Pazzelli nel già ricordato volume ci informa chiaramente che:
Il terzo luogo di cui ci è stata tramandata memoria è il Convento-eremitaggio di Calendasco presso Piacenza. Sin dal 1280-1290 esisteva qui una Comunità di eremiti, sotto l’obbedienza di Frate Aristide, lo stesso che nel 1290 venne a Montefalco a trovare la Beata Chiara ed in tale occasione ricevé la donazione dei Sigg. Bennati di cui si è detto. Dopo la costruzione di quel Convento lasciò a Montefalco alcuni suoi Frati e ritornò a reggere la sua Comunità nel Piacentino. Qui nel 1315 ricevé nell’Ordine un nobile piacentino, Corrado Confalonieri, predicendogli che sarebbe diventato un grande santo”.

Per ora basti ricordare queste perle dei nostri amati storici francescani.

Umberto Battini

agiografo di San Corrado Confalonieri



11 agosto 2011

CALENDASCO e S. Rocco

Una visita pastorale del 16 dicembre 1579

la antica visita alla nostra chiesa di Calendasco fu "apostolica" effettuata per conto del Vescovo mons. Giovan Battista Castelli

Leggiamo che:

In predecto territorio de Calendasco” sottoposto alla chiesa parrocchiale è “oratorium nuncupatum sub vocabulum Sancti Rochi posito in loco arene” ove risiede il Signor Rizzolo ed è “in territorio diciti loci Calendaschi ed quo est profanatum et nihil habet in bonis, et non habet aliqua paramenta...”


Dalla carta deduciamo che il culto a San Rocco era esistente: santo penitente terziario, venerato principalmente contro la peste e anche assurto a protettore dei pellegrini. Infatti la località di Arena, ancor oggi esistente è sulla “strata romea” cioè la via Francigena che dirige a Calendasco ed al porto del Po luogo di transito e traghetto.

L’oratorio nel 1579 è ormai desueto e profanato, cioè non più in uso, questo significa che doveva avere una antica fondazione, ed essere abbastanza antico ed addirittura risalente alla prima divulgazione del culto in terra piacentina, come appunto fu in Sarmato e nella stessa Piacenza.

Possiamo ritenere che un tempo, cioè prima della profanazione, fosse dotato di propri arredi e paramenti per la sacra liturgia ed anche fosse adorno di pitture al Santo Rocco.

Purtroppo oggi dell’oratorio si è persa completa memoria e non è desumibile sapere ove fosse ubicato e anzi si crede certamente abbattuto nel tempo.

Certezza vuole però che esso sorgesse al ridosso della strada principale diretta al borgo sul Po: ancora oggi questa piccola frazione sorge lungo l’asse viario principale ed è segnalata già come frazione, nominata quale Arena, in mappe del tardo 1500 ed in carte notarili molto più antiche che indicano terre e possedimenti in Arena territorio di Calendasco.

Circa San Rocco e San Corrado in rapporto all’eremitorio ed ospedale per pellegrini di Calendasco presso al molino del gorgolare

Già il fatto che San Rocco sia inscritto nel Calendario e Ufficio Liturgico del Terzo Ordine Francescano - oppure Regolare (TOR) che dir si voglia - era stata per me una scoperta importante! Infatti questo santo, veneratissimo nel Piacentino, secondo la Tradizione è appena successivo nei suoi accadimenti di vita, a San Corrado, ed anzi per certi anni, la loro vita si intreccia nel piacentino: intendo quando il nostro santo Corrado già era ritirato nel romitorio di Calendasco del 'gorgolare' (appresso al mulino), con la comunità retta dal superiore frate Aristide. Anzi è logico e probabile pensare anche 'storicamente' di un loro incontro e conoscenza!

E' storicamente certo che i Terziari ospedalieri - quali in Calendasco - di cui anche s. Rocco è un 'infermiere itinerante' (così lo definiscono gli storici per il fatto che itinera da ospitio in ospitio proprio al servizio degli infermi), sono con quelli viventi nei romitori, i primi 'congregati' per una risoluzione alla Regolarità dei Terziari, e il "romitorio" di Calendasco è tra i 'fondanti'.
Non mi dilungo qui, ma già documenti del tardo 1300 identificano storicamente il "romitorio con
Superiore frate Aristide", e per ora tanto basti, (più avanti gli Studi in preparazione renderano onore e giustizia al vero con precisione di carte e documenti).

Umberto Battini

7 agosto 2011

ERETICI fra noi

Trasformare il Vangelo di Gesù Cristo in pura filosofia e ammantarla di teologia falsa è puro relativismo come dice e mette in guardia il Santo Padre Benedetto XVI!
Gli eretici sono fra noi - e lo sappiamo riconoscere proprio grazie al Magistero Petrino - e soprattutto grazie al Pontificato attuale!
Stiamo in guardia molto. Non lasciamoci prendere da filosofie che si inzuppano di falso cristianesimo.
Non mischiamo mai, ma proprio mai il cristianesimo con filosofie e false spiritualità dei nostri tempi, la new age che fa ritorno in 'rigurgito'.
La Chiesa è sempre e solo una. L'ecumenismo deve essere molto preso con le pinze e lasciato alle cure degli uomini della Chiesa in primis.